Madre coordinava i figli nello spaccio di droga, 6 arresti nel Reggino

Operazione "Nikita" dei carabinieri a Benestare, centro della locride. La donna ritenuta a capo di un sodalizio criminale insieme ai figli. "Attività strutturata e intensiva"

Carlomagno

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Madre coordinava i figli nello spaccio di droga, 6 arresti nel Reggino

Sei persone, tra le quali una madre che era a capo della presunta organizzazione e i suoi tre figli, sono state arrestate all’alba a Benestare dai carabinieri di Locri e del Comando provinciale di Reggio Calabria, supportati dallo squadrone eliportato Cacciatori di Calabria. I sei sono accusati a vario titolo di associazione finalizzata all’acquisto, detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti.

Gli arresti sono stati fatti in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal giudice su richiesta della Procura distrettuale di Reggio Calabria, nell’ambito di un’operazione denominata “Nikita”, coordinata dal procuratore aggiunto Giuseppe Lombardo e dal sostituto Francesco Tedesco.

La donna, Teresa Pizzata, di 56 anni, secondo quanto emerso dalle indagini, attraverso un’attività di spaccio strutturata e intensiva coordinava i figli Giuseppe Musolino (33), Rosario (30) e Antonio (25) sia nella vendita ai consumatori finali sia nella fornitura ad altri spacciatori, gli altri due arrestati: Giovanni Argirò (40) e Mario Bottari (47).

Dalle attività tecniche e dalle conversazioni fra gli indagati – spiegano gli investigatori -, emerge il ruolo direttivo, all’interno del sodalizio familiare, di Teresa Pizzata, vedova, che in qualità di capofamiglia era in grado di dirigere agevolmente e autorevolmente le attività.

In particolare, i Carabinieri hanno potuto acclarare come, in un vallone sito in un’area demaniale di fronte alla loro abitazione, i 4 componenti del nucleo familiare detenessero consistenti quantitativi di sostanze stupefacenti in nascondigli appositamente ideati e abilmente occultati all’interno della folta ed irregolare vegetazione o in vicini immobili rustici.

Inoltre, le investigazioni hanno permesso di provare l’intensa attività di spaccio della famiglia, i cui componenti concordavano quantità, tipologia e prezzo con una serie di clienti fidelizzati ai quali a volte si occupavano e preoccupavano anche di recapitare a domicilio lo stupefacente.

Nel corso delle investigazioni è stato inoltre accertato un episodio di violenza verificatosi la mattina del 5 febbraio 2016, quando le videoriprese hanno immortalato la brutale aggressione dei fratelli Musolino e della loro madre nei confronti del coindagato Giovanni Argirò.

In dettaglio, la notte del 4 febbraio 2016, in una via vicina all’abitazione della famiglia Musolino, una pattuglia dei carabinieri ha rinvenuto un barattolo di vetro contenente 9 grammi di cocaina e 47 grammi di eroina.

Contestualmente dopo un’affannata e vana ricerca del loro stupefacente, i Musolino lo hanno ritenuto responsabile della sottrazione e, fisicamente aggredito, fatto oggetto di un vero e proprio pestaggio con calci e pugni.

Gli eventi in questione hanno reso particolarmente significativi la valutazione della sussistenza del vincolo associativo, dimostrando la co-detenzione di sostanza stupefacente e il comune interesse di tutti e 4 i membri del nucleo familiare all’attività illecita.

Durante le indagini è stato altresì accertato un singolo episodio di detenzione abusiva e porto in luogo pubblico di arma da fuoco. Il pomeriggio del 7 dicembre 2015, l’indagato Antonio Musolino veniva notato all’esterno del portone della propria abitazione quando – dopo avervi fatto rientro per pochi istanti – ne usciva con un’arma in mano che consegnava ad un soggetto rimasto non identificato.

Questi la armava e poi la restituiva al Musolino che, dopo averla occultata sotto la maglietta dietro la schiena, ha fatto rientro all’interno dello stabile. Inoltre, nell’ambito dell’operazione odierna, sono state eseguite delle perquisizioni, all’esito delle quali, presso l’abitazione di uno degli indagati sono stati rinvenuti circa 5 Kg di marijuana nascosti sotto un letto e confezionata in involucri termo sigillati.
Gli arrestati sono stati condotti presso la casa circondariale di Reggio Calabria a disposizione dell’autorità giudiziaria.