Inchiesta Eyphemos, il gip: “La cosca Alvaro teneva sotto scacco la politica”

Secondo il giudice il clan di 'ndrangheta di Sinopoli, attraverso Domenico Laurendi, poteva contare sul "debito" di scambio con politici in seno ad amministrazioni comunali, regionali e finanche in Parlamento

Carlomagno

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Domenico Laurendi

Anche i rapporti con la politica, all’intemo della struttura criminale, non mancano e sono gestiti, in primo luogo, da Domenico Laurendi con l’appoggio degli Alvaro, così come era accaduto nel processo Xenopolis con riguardo al sindaco di San Procopio, Rocco Palermo, uomo degli Alvaro e voluto fortemente da costoro ai cui voleri era acquiescente e così come evidenziato parimenti con l’indagine “Iris” ove il vicesindaco Rossi di Delianova non si muoveva senza il benestare degli Alvaro. Lo scrive il gip Tommasina Cotroneo nelle considerazioni conclusive dell’inchiesta Eyphemos della Dda di Reggio Calabria, indagine culminata con l’arresto di 65 persone tra cui il consigliere regionale di Fratelli d’Italia Domenico Creazzo e una richiesta di arresto inviata al Senato per il senatore Marco Siclari.

Consapevole dell’importanza di poter contare in seno ad amministrazioni comunali, regionali e finanche nel massimo consesso parlamentare, – scrive il giudice – su uomini titolari di rapporti “di debito” con la ‘ndrangheta, Domenico Laurendi cura personalmente e direttamente le relazioni con i politici.

Ed è il mondo politico che, nella piena consapevolezza della caratura criminale del Laurendi, della sua affiliazione agli Alvaro e della sua notoria capacità di garantire un notevole bacino di voti, all’indagato ed alla ‘ndrangheta da lui rappresentata ai massimi livelli si rivolge in cerca di sostegno elettorale, ponendosi in evidente e svilente posizione servente.

La cosca Alvaro rappresentata da Domenico Laurendi gioca infatti un importante ruolo nella espansione del bacino elettorale del Senatore Marco Siclari e si è impegnata attivamente nel sostegno, alle elezioni regionali del gennaio 2020, del candidato Creazzo Domenico, sindaco di Sant’Eufemia d’Aspromonte.

Nell’uno e nell’altro caso, anche con la mediazione di terzi (nel caso di Siclari del dott. Galletta; nel caso di Creazzo Domenico del fratello Antonino), Laurendi Domenico ha preteso di interloquire direttamente con il politico “da favorire”, ciò perché l’impegno assunto fosse consacrato in accordo bilaterale, da cui sarebbe stato difficile divincolarsi nel futuro.

Gli incontri sono avvenuti tutti alla presenza del mediatore (Antonino Galletta e Antonino Creazzo, fratello del sindaco) che in avanscoperta ha preso l’iniziale contatto con il Laurendi e ha sondato la disponibilità al sostegno elettorale dell’uomo non certo in quanto tale, ma in quanto capace di veicolare centinaia di voti in ragione del suo ruolo elevato all’interno dei consessi di ‘ndrangheta sinopolesi ed eufemiesi e non solo.

E non può, peraltro, poi non rilevarsi come il sostegno della ndrangheta per un risultato elettorale non può mai essere gratuito. La mafia non dà mai senza ricevere quantomeno promesse importanti! Trattasi di notorio esperenziale prima che giudiziario che ogni politico perfettamente conosce ed accetta e chiedendo i voti alla ‘ndrangheta si pone così sotto scacco per tutta la durata del mandato.

Nel caso del supporto elettorale al senatore Marco Siclari, l’indagine ha solo parzialmente colto il fulcro della più complessa controprestazione pretesa dagli Alvaro (con ogni probabilità composta da varie utilità, della quale quella provata è solo una parte), un tassello della quale era costituito dall’interessamento allo spostamento di sede di servizio della dipendente Zoccali Annalisa, parente di Natale Lupoi, uomo di spicco del clan.

Più delicato è stato l’oggetto dell’accordo stilato coi Creazzo dove addirittura si è previsto un intervento su un magistrato della Corte di Appello di Reggio Calabria per incidere sull’esito finale di un processo che Laurendi Domenico sembrava temere moltissimo, ovvero il processo denominato Xenopolis e, più in generale, la messa a disposizione del politico alle esigenze della cosca.

Laurendi Domenico ha incontrato Siclari Marco, alla presenza del dott. Galletta, in data 28 febbraio 2018 presso la sede politica del candidato; ed ha incontrato più volte e da ultimo in data 24 maggio 2019, nel Comune di Santa Eufemia d’Aspromonte, Domenico Creazzo, alla presenza del fratello Antonino.

In entrambi i casi logica ferrea e dati fattuali inducono a ritenere con certezza che così i politici quanto i mediatori ben conoscessero la caratura criminale ‘ndranghetistica del Laurendi.

Il Creazzo Antonino vive, opera, si rapporta e solidarizza con gli ‘ndranghetisti eufemiesi e sa perfettamente che il Laurendi non è semplicemente sospettato di appartenenza ad organizzazione di stampo mafioso, ma soggetto che un processo (al di là di coinvolgimenti più o meno diretti in altri procedimenti) per mafia lo ha già subito (procedimento Xenopolis), con assoluzione in primo grado certo, ma ancora sub judice e non ha ancora definitivamente chiuso la sua partita con lo Stato.

Ma non solo, i due Creazzo sono nati, vivono ed operano a Sant’Eufemia e la straordinaria caratura mafiosa del Laurendi che il presente procedimento consegna in modo allarmante era fatto notorio in quel luogo. Peraltro, il Laurendi ed il suo spessore mafioso sono conociuti in ambito provinciale così come le emergenze intercettative hanno dimostrato. Egli è un uomo di ‘ndrangheta che si espande ben oltre le mura del centro eufemiese; un uomo dai mille contatti, come dimostra il suo rapportarsi naturaliter con professionalità dalle diverse fogge (si pensi ai rapporti con Galletta, con Palamara Carmelo, con Coco Antonino).

Tra l’altro, l’indagine ha consegnato una vicinanza estrema del Creazzo Antonino alla ndrangheta, a personaggi come Laurendi Domenico, ma anche a Lupoi Natale e Alvaro Domenico classe 1977 con cui esisteva addirittura un rapporto di frequentazione e commensalità e con il quale è stato siglato l’ulteriore patto illecito di scambio. Assai inquietante è, infatti, il dialogo del 4 luglio 2019
intercorso tra Creazzo Antonino, Laurendi e Lupoi Natale nel corso del quale il primo sposava interamente la loro mentalità mafiosa, definendo piuttosto mafioso il metodo degli inquirenti e stigmatizzando le interdittive che coinvolgevano imprenditori di Santa Eufemia, Sinopoli e Delianuova e che erano quelle più alte.

Trattasi come si è detto, di soggetti imputati e/o condannati per associazione di stampo mafioso, per appartenenza alla famiglia mafiosa Alvaro imperante in Sinopoli, Santa Eufemia, Santa Cristina di Aspromonte, Cosoleto e Delianuova.

Lupoi Natale era stato condannato per mafia nel processo convenzionalmente denominato “Prima”, Alvaro Domenico era stato condannato nel processo denominato Xenopolis per il medesimo titolo di reato, e la posizione di Laurendi Domenico era sub judice nel procedimento Xenopolis, pendente innanzi alla Corte di Appello di Reggio Calabria.

Tra l’altro il dialogo era pregno di riferimenti alle vicende giudiziarie degli astanti. Il dato non avrebbe potuto non essere parimenti a conoscenza del Creazzo Domenico, anche lui eufemiese e sindaco del comune, già compagno di scuola di Alvaro Domenico. Tra l’altro, tra gli impegni promessi, quale controprestazione alla raccolta di voti in favore di Domenico Creazzo, vi era quello inerente proprio all’aggiustamento” del processo Xenopolis.

Ed era, altresì a conoscenza del Galletta Giuseppe, frequentatore assiduo del Laurendi e di conseguenza del Siclari Marco, consapevolezza del resto già evincibile dalle modalità articolate e sottotraccia con cui venne instaurato il contatto con Domenico Laurendi.

Che gli interlocutori dello ndranghetista sapessero che Laurendi Domenico non si sarebbe mosso “per beneficenza” per l’impegno profuso nella raccolta di preferenze elettorali, si coglie da dati di forza logica incontestabile oltre che da dati fattuali emergenti dall’attività intercettiva.

Risulta accertato che Siclari Marco nelle elezioni politiche del marzo 2018 candidato con il centro destra ha riportato in Sant’Eufemia d’Aspromonte, ove è stato primo eletto, 782 voti, pari al 46,10 % dei voti espressi validamente con uno scarto di 350 voti in suo favore rispetto al secondo più votato del Movimento cinque stelle; in Sinopoli, ove è stato parimenti primo eletto, nr 435 voti, pari al 63,41% dei voti validamente espressi con uno scarto di 300 voti in suo favore rispetto al secondo più votato del Movimento cinque stelle; in Delianuova, ove è
stato primo eletto, 637 voti, pari al 49,22 % dei voti espressi validamente con uno scarto di circa 400 voti in suo favore rispetto al secondo più votato del Movimento cinque stelle.

Risulta da ultimo accertato che Creazzo Domenico alle consultazioni elettorali del 26 gennaio 2020 per il rinnovo del Consiglio Regionale della Calabria è stato eletto con un gran numero di voti pari a 8.033 risultando il primo eletto nella lista Fratelli D’Italia. Ebbene, l’analisi del voto sia pure non ancora ufficiale, non essendosi proceduto alla proclamazione degli eletti, così come fornito dalla Prefettura, giusta annotazione e file pdf trasmessi dal PM in data 29 gennaio
2020, consente di accertare che il Creazzo Domenico è stato primo eletto in assoluto fra tutti i candidati di tutte le liste e di tutte le coalizioni nei territori governati dalla struttura criminale di ‘ndrangheta in esame.

Egli ha riportato 776 preferenze a Sant’Eufemia d’Aspromonte con uno scarto a suo favore rispetto al secondo candidato in assoluto più votato pari a 362 voti; il dato si arrichisce di
ulteriore signifcanza ove si abbia riguardo al notevolissimo scarto intercorso tra il Creazzo e il terzo tra i candidati che ha riportato in assoluto il maggior numero di preferenze (104) con una forbice a suo favore pari a 760 voti. Egli ha riportato 884 preferenze a Delianuova con uno scarto a suo favore rispetto al secondo candidato in assoluto più votato pari a 773 voti a suo favore. Anche a Sinopoli il Creazzo è stato primo eletto in assoluto fra tutti i candidati di tutte le liste e di tutte le coalizioni riportando 233 preferenze con uno scarto di 115 voti a suo favore rispetto al secondo candidato più votato in assoluto.

Invero, la complessa attività investigativa svolta, nell’arco di quasi due anni, ha rilevato come l’amministrazione della cosa pubblica rappresenta oggetto di attenzione ed interesse della cosca Alvaro, sia quella propria dei Comuni (Sinopoli, Sant’Eufemia, Delianuova, San Procopio) nei cui confini territoriali la cosca ha sede ed impera, sia quella di gradino più elevato, riguardante l’intera Regione Calabria, ma finanche quella a livello nazionale. Come nelle migliori tradizioni ‘ndranghetiste, anche la politica, tutta, è terreno elitario di interesse mafioso.