‘Ndrangheta, confiscati beni per 8 milioni a un imprenditore

Carlomagno

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Beni mobili e immobili per 8 milioni di euro sono stati confiscati dal Nucleo speciale polizia valutaria della Guardia di finanza all’imprenditore P. A., detto Daniele, di 50 anni, sorvegliato speciale con obbligo di soggiorno, ritenuto contiguo alle cosche di ‘ndrangheta degli Iamonte di Melito Porto Salvo e Piromalli di Gioia Tauro. Il provvedimento è stato disposto dalla Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Reggio Calabria su richiesta della Dda reggina guidata dal procuratore Giovanni Bombardieri.

Dalle indagini, è emerso che l’imprenditore era, da tempo, in affari con la ‘ndrangheta, avendo avviato e accresciuto le proprie attività grazie alla contiguità funzionale e agli appoggi delle predette cosche, egemoni nelle rispettive aree.

Tale stretto rapporto, consolidato da anni, ha sostenuto l’ascesa dell’imprenditore e, nel contempo, ha favorito gli interessi dei sodalizi mafiosi, rafforzandone le capacità operative e di controllo del territorio.

Le investigazioni hanno preso spunto dalle risultanze dell’operazione di polizia “ADA”, conclusasi con l’esecuzione, nel corso del 2013, di provvedimenti cautelari e personali nei confronti di numerosi affiliati alla cosca Iamonte per il reato, tra gli altri, di associazione di tipo mafioso.

L’attività condotta dalla Guardia di Finanza, corroborata dalle dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia, ha inoltre consentito di appurare come l’imprenditore non solo conoscesse da tempo i vertici della cosca “Piromalli” ma li frequentasse e si rapportasse con loro; ciò attraverso un rapporto duraturo tale da produrre reciproci vantaggi, aventi ad oggetto i comuni interessi da realizzarsi sia sul territorio calabrese che in diverse parti del territorio nazionale (Emilia Romagna, Lazio e Lombardia).

In relazione agli esiti degli accertamenti effettuati, la Sezione misure di prevenzione del Tribunale di Reggio Calabria, su richiesta della locale Dda, con due diversi provvedimenti risalenti al 2018 ed al 2019 aveva disposto la misura cautelare del sequestro sul patrimonio illecitamente accumulato dall’imprenditore.

Al riguardo, le indagini patrimoniali hanno consentito di delineare il profilo di pericolosità sociale qualificata del proposto ed accertare la sproporzione esistente tra il profilo reddituale e quello patrimoniale dell’imprenditore e del suo nucleo familiare, che nella gestione dei propri affari si sono avvalsi anche di prestanomi.

I beni confiscati sono costituiti dal compendio aziendale di diverse imprese, quote societarie, immobili, autoveicoli e rapporti finanziari, stimato in circa 8 milioni di euro e dislocato su tutto il territorio nazionale.