Società di rifiuti in mano a clan e politica, 13 indagati

Carlomagno

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Tredici persone sono indagate in una inchiesta “Helios” della Dda di Reggio Calabria che ha portato anche all’amministrazione giudiziaria delle società Avr e Ase e al controllo giudiziario della Hidro Geologic Line.

Tra loro 8 amministratori del Comune di Reggio Calabria, del Consiglio comunale, della Città Metropolitana, del Consiglio regionale ed ex Provinciale e del Comune di Taurianova ai quali sono contestati reati contro la Pubblica amministrazione per indebite pressioni per l’assunzione di personale. Tra gli indagati risulta l’assessore regionale Domenica Catalfamo – coinvolta come ex dirigente del Comune di Reggio – ed il vicesindaco di Reggio Armando Neri.

La società Avr avrebbe avuto rapporti con imprenditori ritenuti intranei o comunque collegati con cosche e con amministratori pubblici in un contesto di relazioni di scambio. Avr è capofila di un polo imprenditoriale con 34 tra sedi, impianti e distaccamenti, un volume di affari di 200 milioni e 2.500 dipendenti.

Ai 13 indagati, i carabinieri del Comando provinciale di Reggio Calabria, coadiuvati dal Reparto operativo Carabinieri per la Tutela Ambientale di Roma, hanno notificato un avviso di conclusione indagini emesso dalla Dda reggina. Tra gli indagati figurano anche due dipendenti dell’Avr, accusati di concorso esterno in associazione mafiosa.

Tra gli amministratori pubblici, oltre a Catalfamo – all’epoca dei fatti dirigente del settore viabilità del Comune di Reggio Calabria – e Neri, sono indagati – non per fatti di mafia – l’ex consigliere regionale Giovanni Nucera, un assessore comunale di Reggio Calabria, due consiglieri comunali di Reggio, comune sciolto nel dicembre scorso dopo le dimissioni della maggioranza dei consiglieri comunali. Sono indagati anche l’Amministratore delegato di Avr e due responsabili della stessa società.

Dalle indagini sulla Avr, secondo l’accusa, è emerso che l’espansione territoriale della società è stata determinata dalla permeabilità aziendale agli interessi mafiosi ed a quelli della cosiddetta “cattiva politica”. Un’attitudine che per gli investigatori rendeva la società “perfettamente consonante” agli interessi criminali, divenendo “perfettamente funzionale” alla prosecuzione e all’espansione dei sistemi di potere che governano il territorio.