Assenteismo, arrestati 4 dipendenti del comune di Rosarno

Operazione "Torno subito" dei Carabinieri reggini. Ad altri quattro dipendenti è stato notificato l'obbligo di presentazione in caserma. Timbravano e poi si allontanavano per sbrigare faccende personali.

Carlomagno

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E’ di quattro arresti domiciliari e 4 obblighi di presentazione in caserma il bilancio di un’operazione dei carabinieri del comando provinciale di Reggio Calabria scattata nell’ambito di una inchiesta della Procura di Palmi per assenteismo nel comune di Rosarno. Gli indagati, tra i 43 e i 68 anni, sono ritenuti responsabili, a vario titolo, di peculato, truffa e false attestazioni.

Tra di loro, tutti dipendenti delle varie aree organizzative del Comune, figurano un responsabile dell’Uoc ed una persona in passato Comandante della Polizia Municipale.

Ad ulteriori quattro indagati è stato notificato l’avviso di conclusione delle indagini preliminari. L’operazione, denominata “Torno subito”, giunge all’esito di una indagine condotta dalla Tenenza Carabinieri di Rosarno sotto coordinamento della Procura di Palmi, diretta da Procuratore Ottavio Sferlazza, nel periodo compreso tra il mese di giugno 2017 ed il mese di luglio 2018.

Le attività investigative sono scaturite dall’intuizione di un militare, il quale aveva notato un impiegato del Comune di Rosarno, durante l’orario di lavoro, intento a consumare alcolici ed a giocare alle slot machine in un bar della limitrofa San Ferdinando.

Alla luce di ciò, sono state avviate indagini mirate, attraverso il ricorso a metodologie investigative tradizionali, quali servizi di pedinamento, osservazione e soprattutto riprese video, che hanno permesso di far luce sull’esistenza di una vera e propria prassi, diffusa tra alcuni impiegati del Comune di Rosarno, i quali in più circostanze utilizzavano i mezzi di servizio comunali per scopi privati, appropriandosene per esigenze ricreative, relazionali o, comunque, personali ovvero per recarsi e trattenersi presso gli esercizi pubblici della zona. In più occasioni attestavano falsamente la propria presenza in servizio, omettendo di registrare, mediante l’apposito lettore marcatempo (il cosiddetto badge), gli allontanamenti dalla sede di lavoro, per recarsi a fare la spesa, al cimitero, o, come nel caso di uno degli indagati, a prendere i figli a scuola, subito dopo aver timbrato il cartellino delle presenze.

Le condotte delineate, in ragione dell’esercizio di una funzione pubblica, risultano aggravate dall’ aver commesso il fatto abusando dei poteri e con la violazione dei doveri del servizio, anche per coloro i quali avevano l’onere del controllo su altri dipendenti.

Complessivamente sono stati accertati 300 episodi, il cui danno erariale e d’immagine sarà successivamente oggetto di approfondimento da parte della Corte dei Conti.