‘Ndrangheta, nuovo colpo agli Alvaro: 9 arresti. C’è il “dominus” Domenico Laurendi

Eyphemos 2, secondo filone dell'inchiesta che lo scorso febbraio coinvolse Domenico Creazzo e Marco Siclari. Arrestati per concorso esterno in associazione mafiosa, un commercialista, un imprenditore e un’impiegata. In manette altri soggetti prestanomi

Carlomagno

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È in corso dalle prime ore di questa mattina un’operazione della Polizia di Stato, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Reggio Calabria, finalizzata all’esecuzione di 9 ordinanze di custodia cautelare, di cui 4 in carcere e 5 agli arresti domiciliari, emesse nei confronti dei capi, elementi di vertice e prestanomi di una organizzazione di ‘Ndrangheta operante nel reggino, ossia a Sant’Eufemia d’Aspromonte – funzionalmente dipendente dalla potente cosca Alvaro imperante a Sinopoli, San Procopio, Cosoleto, Delianuova e zone limitrofe – ritenuti responsabili, a vario titolo, di concorso esterno in associazione mafiosa (cosca Alvaro), trasferimento fraudolento di valori ed autoriciclaggio, con l’aggravante dell’agevolazione mafiosa.

Gli investigatori della Squadra Mobile di Reggio Calabria e del Commissariato di pubblica sicurezza di Palmi, coadiuvati dagli operatori della Divisione Polizia Anticrimine della Questura, dei Reparti Prevenzione Crimine e di diverse Squadre Mobili del Centro e Nord Italia, stanno eseguendo anche numerose perquisizioni e sequestri di imprese, esercizi commerciali, appartamenti e terreni. Impiegati un centinaio di agenti della Polizia di Stato.

Operazione “Eyphemos II”. Colpiti i patrimoni di esponenti di vertice della cosca operante a Sant’Eufemia d’Aspromonte. Arrestati concorrenti esterni e prestanomi.

In carcere sono finiti Domenico Laurendi, Natale Lupoi, Antonino Gagliostro, Rocco Laurendi.

Agli arresti domiciliari Saverio Salerno, Rosa Alvaro, Gregorio Cuppari, Rosario Bonfiglio e Diego Laurendi.

“Eyphemos II” è il nome dato all’operazione, prosecuzione dell’inchiesta che lo scorso febbraio portò all’arresto il neo consigliere regionale di Fratelli d’Italia Domenico Creazzo, poi espulso, e la richiesta di arresto per il senatore di Forza Italia Marco Siclari.

Oltre alle perquisizioni sono stati operati sequestri di imprese, società, bar, ristoranti e beni immobili, per circa 2 milioni di euro, in provincia di Reggio Calabria, Ancora, Pesaro Urbino e nella città di Milano, nei confronti di capi e gregari dell’articolazione della ‘ndrangheta operante a Sant’Eufemia d’Aspromonte.

L’inchiesta della DDA di Reggio Calabria fa luce su un’ampia serie di delitti posti in essere per occultare i beni derivanti dalle attività delittuose e colpisce il complesso imprenditoriale, societario e immobiliare utilizzato dal presunto boss Domenico Laurendi e da altri sodali di rilievo dell’organizzazione mafiosa (arrestati nello scorso mese di febbraio nell’ambito dell’operazione Eyphemos) per infiltrarsi negli appalti, ripulire i proventi illeciti, penetrare nel tessuto economico-commerciale e mascherare i beni stessi da apprensioni giudiziarie, nonché per affermare il potere territoriale della cosca ed amplificarne quello economico. Con l’accusa di aver aiutato questo sistema sono stati arrestati per concorso esterno in associazione mafiosa, un commercialista, un imprenditore e un’impiegata. Altri soggetti sono stati arrestati per fittizia intestazione di beni e autoriciclaggio.

LEGGI TUTTO SULLA PRIMA OPERAZIONE EYPHEMOS

 

L’inchiesta riassume gli ulteriori esiti di articolate indagini condotte con l’ausilio di molteplici presidi tecnici di intercettazioni telefoniche e telematiche, disposte nell’ambito del procedimento nei confronti della cosca Alvaro; e costituisce il seguito dell’operazione “Eyfhémos”, eseguita il 25 febbraio 2020, allorquando la Squadra Mobile reggina ed il Commissariato di P.S. di Palmi, sotto le direttive della D.D.A. di Reggio Calabria, hanno tratto in arresto – in esecuzione di un’ordinanza emessa dal G.I.P. presso il locale Tribunale – 65 soggetti (53 in carcere e 12 agli arresti domiciliari), indagati, a vario titolo, per associazione mafiosa (cosca ALVARO), reati in materia di armi, estorsioni, violazioni del Testo Unico in materia di sostanze stupefacenti, favoreggiamento reale, violenza privata, corruzione elettorale (violazione prevista dall’art. 87 D.P.R. nr. 570/1960 art. 1 ultimo comma L. 108/1968), delitti aggravati  dalla finalità di aver agevolato la ‘Ndrangheta, e  scambio elettorale politico mafioso.

L’inchiesta “Eyfhémos” aveva svelato l’esistenza e l’operatività di una locale di ‘Ndrangheta a Sant’Eufemia d’Aspromonte, facente capo alla cosca “ALVARO” operante a Sinopoli, San Procopio, Cosoleto, Sant’Eufemia d’Aspromonte, Delianuova e in zone limitrofe.In particolare, quelle indagini avevano rivelato come – all’interno del locale eufemiese – coesistessero almeno tre fazioni:tra cui quella  riferibile a LAURENDI Domenico, che – tra la fine dell’anno 2017 ed in tutto il 2018 – fu protagonista proprio di una spaccatura interna. Era, appunto, già emersa allora, in maniera preponderante, la figura di LAURENDI Domenico (inteso “Rocchellina”), il quale – sotto l’egida della cosca “ALVARO” di cui il predetto era uomo di fiducia – si era fatto promotore della creazione di un c.d. “banco nuovo”, mediante l’affiliazione di nuovi soggetti ed il consolidamento dei ruoli di quelli già affiliati, attraverso il conferimento di nuove doti e cariche. Non solo, il LAURENDI Domenico aveva acquisito un rango ancor più elevato, essendo stato in grado di interfacciarsi anche con politici nazionali, regionali e locali.

Anche nelle indagini che hanno portato al provvedimento cautelare eseguito questa mattina assume rilievo centrale la figura di LAURENDI Domenico.

La peculiarità dell’operazione“Eyphemos II” risiede nel fatto che sono stati colpiti i patrimoni di alcuni indagati e le condotte illecite poste in essere al fine di celare i beni provento delle attività delittuose, onde evitare possibili ablazioni da parte dello Stato.Le intercettazioni hanno fatto comprendere i meccanismi utilizzati da LAURENDI Domenico per dissimulare il patrimonio posseduto.

Così scrive il G.I.P. sul punto“ (…) Evidentemente, il Laurendi che commercia in droga di qualsiasi qualità, che commercia in armi anche da guerra costituendo veri e propri arsenali, che consuma estorsioni ai danni di imprenditori ha cumulato profitti illeciti che ha dovuto necessariamente reimpiegare e lo ha anche fatto attraverso vere e proprie scatole cinesi immobiliari ed imprenditoriali.”.

Per fare ciò, il predetto LAURENDI Domenico si è servito del valido apporto di alcuni soggetti, tra cui CUPPARI Gregorio – commercialista – suo “consigliori”, oltre che“consulente tecnico” dell’associazione mafiosa; allo stesso viene contestato il concorso esterno in associazione mafiosa. CUPPARI ha di fatto contribuito al perseguimento delle finalità della cosca suddetta, ovvero proteggere il proprio patrimonio mobiliare ed immobiliare da eventuali aggressioni da parte dello Stato ed in secondo luogo inserirsi, monopolizzandoli poi con la forza di intimidazione, nei settori dell’edilizia e della ristorazione. Nello specifico, il CUPPARI è risultato particolarmente attivo:

  • nell’elaborare stratagemmi che consentissero l’interposizione fittizia di beni, anche con la finalità ultima di consentire alle “aziende mafiose” di acquisire appalti;
  • dando suggerimenti tecnici per consentire la movimentazione di capitali illeciti ed il riciclaggio di somme di provenienza delittuosa perché proventi dei reati di estorsioni, traffici di stupefacenti, di trasferimento fraudolento di valori, anche per superare eventuali dinieghi da parte degli istituti di credito a fronte di movimentazioni bancarie ritenute “sospette”.
  • dando suggerimenti tecnici ma anche prestando attività meramente materiale (a titolo esemplificativo l’accompagnamento dal notaio degli intestatari fittizi) per la costituzione della ditta LD Immobiliare e Costruzioni con nuovi soci Bonfiglio Rosario e Laurendi Diego (quest’ultimo in luogo del padre Laurendi Domenico) e per la costituzione della ditta LDR di Laurendi Diego e Laurendi Rocco, sorta per il rilevamento dell’attività ristorativa denominata “la Taverna del Pirata” con sede a Bagnara Calabra.

La contestazione di concorso esterno in associazione mafiosa riguarda anche BONFIGLIO Rosario, esecutore delle direttive del LAURENDI Domenico, ed ALVARO Rosa. Le indagini hanno rivelato che il BONFIGLIO ha di fatto coadiuvato – eseguendone le direttive – LAURENDI Domenico, al fine di consentire a quest’ultimo di eludere le disposizioni di legge in materia di misure di prevenzione patrimoniali e per agevolare la commissione di delitti di riciclaggio e autoriciclaggio, intestandosi fittiziamente beni immobili ed attività imprenditoriali, nell’esclusiva disponibilità del LAURENDI. Non solo, il predetto BONFIGLIO ha rappresentato LAURENDI sul territorio in sua assenza, divenendo, in sua vece, “punto di riferimento mafioso” per imprenditori che al locale di Santa Eufemia di Aspromonte si erano rivolti chiedendo “protezione” e per i referenti di altre cosche di ‘Ndrangheta; più in generale BONFIGLIO era a disposizione per l’attuazione del programma associativo dell’organizzazione mafiosa riconducibile al LAURENDI.

ALVARO Rosa – sempre sotto le direttive di LAURENDI Domenico, che l’aggiornava costantemente in ordine ai suoi spostamenti ed agli investimenti compiuti con i proventi delle attività delittuose -gli ha procurato schede non intestate con la finalità di assicurare la comunicazione “protetta” fra affiliati ed in particolare modo con il reggente della cosca ALVARO, ALVARO Cosimo detto “Pelliccia”. La donna ha fornito supporto logistico al predetto LAURENDI Domenico per consentirgli una trasferta fino in Sicilia dove avrebbe incontrato ALVARO Cosimo, accompagnandolo con la propria autovettura; la donna, inoltre, si è occupata della gestione burocratica delle numerose aziende riconducibili al suddetto LAURENDI Domenico, preparando fatture, effettuando bonifici e mantenendo i rapporti con gli istituti di credito presso cui questi aveva acceso, anche con delega ad operare. La stessa ALVARO Rosa, poi, ha custodito denaro e titoli di credito – di provenienza delittuosa e non – ricevuti in consegna dal LAURENDI.

L’indagine ha poi dimostrato che non solo LAURENDI Domenico, ma anche altri indagati, hanno posto in essere condotte di trasferimento fraudolento di valori ed autoriciclaggio, investendo, i proventi delle loro attività delittuose.

Avuto riguardo al delitto di trasferimento fraudolento di valori (aggravato dall’art. 416 bis 1 c.p.), sono state contestate le seguenti condotte:

  • a LAURENDI Domenico, in quanto attribuiva al figlio LAURENDI Rocco un appartamento a Fabriano (AN) e un appezzamento di terreno a Frontone (PU), mentre era invece LAURENDI Domenico il reale ed unico proprietario;
  • a LAURENDI Domenico, LUPOI Natale e SALERNO Saverio, per aver mantenuto fittiziamente la titolarità del ristorante denominato “La Taverna del Pirata” a Bagnara Calabria, alla società “Salerno Rocco ed Enza s.n.c” gestita da SALERNO Saverio, al chiaro fine di eludere le disposizioni di legge in materia di misure di prevenzione patrimoniali e per agevolare la commissione di delitti di riciclaggio e autoriciclaggio, mentre erano invece LUPOI Natale e LAURENDI Domenico i reali ed unici proprietari dello stesso;
  • a LAURENDI Domenico (in qualità di socio amministratore), CUPPARI Gregorio (in qualità di commercialista e “consigliori”) e BONFIGLIO Rosario (in qualità di socio) per aver attribuito fittiziamente la titolarità della ditta LD Immobiliare e Costruzioni srl, a LAURENDI Diego, al fine di eludere le disposizioni di legge in materia di misure di prevenzione patrimoniali e per agevolare la commissione di delitti di riciclaggio e autoriciclaggio, mentre di essa era LAURENDI Domenico il reale ed unico gestore.
  • a LAURENDI Domenico,CUPPARI Gregorio (nel suo ruolo di tecnico professionista e regista dell’intera operazione), LAURENDI Rocco (nella qualità di fittizio intestatario) e LAURENDI Diego (nella qualità di fittizio intestatario)per aver attribuito fittiziamente- i primi due – la titolarità della società denominata LDR a responsabilità limitata semplificata ai citati LAURENDI Diego e LAURENDI Rocco al fine di eludere le disposizioni di legge in materia di misure di prevenzione patrimoniali e per agevolare la commissione di delitti di riciclaggio e autoriciclaggio, mentre di fatto era LAURENDI Domenico il reale ed unico gestore della stessa e la società era stata costituita per rilevare il ristorante La Taverna del Pirata di Bagnara.

In relazione al delitto di autoriciclaggio (aggravato dall’art. 416 bis 1 c.p.), sono state contestate le seguenti condotte:

  • a LAURENDI Domenico, in quanto da figura apicale della consorteria criminale ed avendo commesso reiterati episodi estorsivi ai danni di imprenditori, cui erano stati commissionati lavori pubblici chiedendo il versamento di tangenti, nonché reati in materia di armi e traffico di sostanze stupefacenti, impiegava i proventi delle attività delittuose e li trasferiva in attività imprenditoriali, in modo da ostacolare concretamente l’identificazione della loro provenienza delittuosa;
  • a GAGLIOSTRO Antonino, in quanto, da uomo di fiducia di LAURENDI Domenico ed avendo commesso reati in materia di armi e traffico di sostanze stupefacenti, impiegava i proventi delle attività delittuose e li trasferiva in attività imprenditoriali, in modo da ostacolare concretamente l’identificazione della loro provenienza delittuosa.

Con lo stesso provvedimento il GIP  ha disposto, altresì, il sequestro preventivo dei seguenti beni.

  1. della “LD Immobiliari e Costruzioni s.r.l.”(che si occupa di “lavori di costruzione, lavori di fondazione inclusa l’infissione di pali, lavori di isolamento e di impermeabilizzazione, deumidificazione edifici, scavo di pozzi di aerazione, posa in opera di elementi di acciaio non fabbricati”), nella titolarità di LAURENDI Diego, con sede a Santa Eufemia d’Aspromonte in via Cilea nr. 1;
  2. della “La Taverna del Pirata”, ristorante nella disponibilità di SALERNO Saverio, con sede a Bagnara Calabra (RC) in via Filippo Turati;
  3. di un terreno sito in Frontone (PU), nella titolarità di LAURENDI Rocco;
  4. di un appartamento per uso abitativo sito in Fabriano (AN), nella titolarità del citato LAURENDI Rocco;
  5. della “LDR s.r.l.s.” (avente ad oggetto attività di acquisto di immobili, di edifici civili ed industriali, la loro ristrutturazione e rivendita, l’attività edilizia pubblica e privata”), nella titolarità dei citati LAURENDI Rocco e LAURENDI Diego, con sede in Santa Eufemia d’Aspromonte (RC) in via Giovancortese nr. 27/A1;
  6. del 75% delle quote della società TOLSTOJ s.r.l.s. – di proprietà di GAGLIOSTRO Antonino – con sede a Milano in via Leone Tolstoj nr. 9, avente ad oggetto attività di bar/ristorazione, con esercizio commerciale sito al medesimo indirizzo;
  7. del 50% delle quote (già possedute da GAGLIOSTRO Antonino)della società SAN GOTTARDO BISTROT s.n.c. di IDA’ Vittoria, con sede a Milano in via San Gottardo nr. 51, avente ad oggetto attività di bar/tavola calda con esercizio commerciale al medesimo indirizzo;
  8. della società di persone “Le Saie Milano s.a.s. Di Iannì Rocco & C”, limitatamente alle quote di GAGLIOSTRO Antonino, con sede a Milano in Viale Gabriele D’Annunzio nr. 7/9, avente ad oggetto attività di ristorazione presso il medesimo indirizzo.