‘Ndrangheta, 49 arresti, tra cui il sindaco di Rosarno e un consigliere

Colpita la cosca Pisano, la società di Polistena e la locale di Anoia. Giuseppe Idà era stato eletto nel 2016 in una civica. Prese oltre il 57%. Secondo la Dda di Reggio Calabria il primo cittadino avrebbe ottenuto appoggio elettorale della cosca Pisano in cambio di incarichi alla 'ndrina nell'organigramma comunale.

Carlomagno

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Questa mattina a Rosarno, Polistena e Anoia e nelle province di Messina, Vibo Valentia, Salerno, Matera, Brindisi, Taranto, Alessandria e Pavia, i carabinieri del Comando provinciale di Reggio Calabria, a conclusione di indagini coordinate dalla Dda nell’ambito dell’operazione denominata “Faust”, hanno dato esecuzione a una ordinanza di custodia cautelare, emessa dal Gip, nei confronti di 49 persone. Le accuse a loro carico sono di associazione di tipo mafioso, scambio elettorale politico-mafioso, traffico di stupefacenti, detenzione illegale di armi, tentato omicidio, usura e procurata inosservanza di pena.

Tra gli arrestati figurano il sindaco di Rosarno Giuseppe Idà, eletto nel 2016 a capo di una lista civica, e un consigliere comunale, Domenico Scriva. Entrambi sono accusati di scambio elettorale politico-mafioso.

Le indagini hanno consentito di accertare la radicata e attuale operatività della cosca Pisano, conosciuti comi i ‘diavoli di Rosarno’, nonché, in un contesto che rivela cointeressenze di sodalizi operanti nel Mandamento Tirrenico, l’attuale pervasività dell’articolazione denominata società di Polistena, capeggiata storicamente da esponenti della famiglia “Longo”, ed anche della locale di ‘ndrangheta di Anoia.

Dalle investigazioni sarebbe emerso l’appoggio elettorale fornito dalla cosca Pisano al candidato Sindaco di Rosarno, Giuseppe Idà, e al consigliere comunale, Domenico Scriva, poi risultati eletti e tuttora in carica. L’appoggio delle ‘ndrine sarebbe avvenuto in cambio della promessa di incarichi nell’organigramma comunale a uomini di fiducia della consorteria criminale.

Nel giugno 2016 l’avvocato Giuseppe Idà era stato eletto con la lista “Cambiamo Rosarno” con il 57,71% pari a 4.648 voti (11 seggi), battendo l’avversario Giacomo Francesco Saccomanno che prese il 42,29% dei voti.

Sono stati accertati i rapporti della cosca Pisano con altre storiche cosche del territorio della provincia di Reggio Calabria, anche operanti in altre parti del territorio nazionale.

Particolarmente significativi – per l’accusa –  sono gli accertamenti sulla operatività della ‘ndrangheta, società di Polistena, capeggiata storicamente da esponenti della famiglia Longo e della locale di ‘ndrangheta di Anoia, il cui vertice criminale è rappresentato da una famiglia di imprenditori edili.

L’indagine ha permesso, inoltre, di documentare l’esistenza di una fiorente attività di narcotraffico che, partendo dall’hub portuale di Gioia Tauro, ha intersecato gli interessi illeciti anche di appartenenti ad altre realtà criminali organizzate, operanti sui territori della Campania, grazie alle contiguità con appartenenti a storiche consorterie camorristiche, Puglia, con particolari aderenze a consessi della Sacra Corona Unita, Basilicata, dove è stata documentata la rete relazionale intessuta con esponenti di un’articolazione mafiosa locale denominata storicamente dei “basilischi” quale promanazione di matrice ‘ndranghetistica.

Nell’ambito delle dinamiche connesse all’assunzione del predominio della gestione del traffico illecito di sostanze stupefacenti, era maturato anche il proposito omicidiario posto in essere in danno di un affiliato ad una delle articolazioni di ‘ndrangheta operative sul territorio con particolare declinazione nello specifico settore illecito. Delitto che non si è poi realizzato, solo perché la vittima non è caduta nella trama criminale, non presentandosi agli appuntamenti che le sarebbero stati fatali.

Partendo dal contesto legato al narcotraffico è stato registrato il reimpiego del denaro in attività usurarie, tale pratica ha denotato la capacità dell’articolazione mafiosa investigata di pervadere l’economia legale quale naturale evoluzione criminale dei capitali illecitamente accumulati: pratiche che condizionano la libera economia, permettendo agli esponenti della consorteria mafiosa interessata dall’odierno provvedimento di controllare diverse realtà imprenditoriali operanti sul territorio.

In tale quadro, le indagini hanno consentito di censire diversi episodi di minacce e danneggiamento in danno di commercianti e relativi beni mobili ed esercizi commerciali, fatti commessi a scopo estorsivo con finalità mafiose così come il compimento di atti idonei diretti in modo non equivoco a consumare una rapina ai danni della proprietaria di una struttura alberghiera. Gli episodi documentati hanno permesso di sottolineare che la ‘ndrangheta, in special modo in taluni territori, non ha mai abbandonato la pratica della violenza finalizzata  alle estorsioni non solo quale mezzo di arricchimento illecito ma soprattutto quale strumento di controllo del territorio.

Sempre nell’alveo dell’attività criminose della cosca Pisano, sono state raccolte fonti di prova che hanno permesso, inoltre, di documentare la commissione di truffe mediante artifizi e raggiri consistiti nel far figurare delle ritenute d’acconto su redditi non soggetti ad Irpef, nelle dichiarazioni dei redditi presentate nell’interesse di persone asseritamente non soggette a tassazione, traendo in inganno gli enti previdenziali sul diritto del richiedente al rimborso delle ritenute, in realtà non effettuate, ottenendo così ingiustamente il rimborso di danaro.

Nel corso della medesima attività investigativa è emerso anche il favoreggiamento, da parte di alcuni indagati, della latitanza di un associato, Pepè Domenico, finalizzata ad evitare l’esecuzione dell’ordinanza applicativa della misura della custodia cautelare in carcere. Latitante che, è stato assicurato alla giustizia nel dicembre 2017.

Il provvedimento è l’esito di una complessa attività investigativa, avviata dal 2016 dai Carabinieri del Reparto Operativo del Comando Provinciale di Reggio Calabria, con il concorso dei Reparti territoriali della Piana di Gioia Tauro,  diretta inizialmente dal Sostituto Procuratore Adriana Sciglio e successivamente dal Sostituto Procuratore Sabrina Fornaro, con il coordinamento del Procuratore Aggiunto Gaetano Calogero Paci.