Anno giudiziario, Gerardis: A Reggio allarme sulla carenza di organico

Carlomagno

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Ansa

Come aveva anticipato il presidente della Corte d’Appello Luciano Gerardis, quella di quest’anno a Reggio Calabria per l’inaugurazione dell’Anno giudiziario è stata una cerimonia sobria. Si è svolta, infatti, senza onori militari, senza addobbi floreali e tutti i magistrati hanno indossato la toga nera.

Nella relazione Gerardis ha spiegato che “agire diversamente ci avrebbe creato profondo disagio per un intollerabile contrasto con i sentimenti della nostra comunità e prima ancora con la nostra stessa coscienza, che ci impone rispetto per i tanti morti e per la sofferenza di moltissime famiglie a causa della pandemia in corso”.

Il presidente della Corte d’Appello ha lanciato l’allarme sulla carenza di organico nel distretto di Reggio Calabria “capitale storica e attuale della ‘ndrangheta. Malgrado l’attenzione dimostrata dallo stesso Csm – ha detto – non si riescono a coprire persino i posti previsti dalle precedenti piante organiche. In queste condizioni è davvero arduo affrontare la grande mole di procedimenti di straordinaria rilevanza sociale in un Distretto che invece, ben più di altri, ha bisogno di affermare la legalità”.

“Si corre, nel prossimo futuro, il fondato, gravissimo, rischio di un’economia fortemente inquinata da capitali mafiosi, con interi settori commerciali preda della ‘ndrangheta”. Lo scrive il procuratore di Reggio Giovanni Bombardieri nella sua relazione. Il magistrato si riferisce “alla particolare, gravissima, situazione sanitaria di costante emergenza che il Paese affronta ormai da mesi”.

Secondo Bombardieri, “proprio nei settori della sanità e dell’economia, già prepotentemente infiltrati, oggi la ‘ndrangheta rischia di trovare terreno fertile. Purtroppo non può che evidenziarsi, ancora una volta, la preoccupazione derivante dalla constatazione della necessità di un maggiore, sistematico, impegno dello Stato nel contrasto effettivo alla criminalità organizzata. Il contrasto alla ‘ndrangheta è, prima ancora che giudiziario, un problema culturale, sociale ed economico, con l’ineludibile necessità di massicci investimenti nell’economia legale che diano strutture, lavoro e risorse indispensabili per offrire una reale possibilità di riscatto a questa terra”.