Inchiesta su brogli a Reggio, GIP boccia richiesta PM per il rito immediato

Carlomagno

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Il gip di Reggio Calabria Stefania Rachele ha rigettato la richiesta di rito immediato formulata dalla Procura nei confronti del consigliere comunale – sospeso – del Pd Nino Castorina, coinvolto nell’inchiesta su presunti brogli elettorali verificati dalla Digos alle ultime comunali di settembre 2020. Secondo l’accusa, alle elezioni per il rinnovo del Consiglio comunale di Reggio Calabria avrebbero votato un centinaio di anziani che in realtà non si sono mai recati al seggio.

Alcuni voti sarebbero stati espressi addirittura da soggetti deceduti. Stando all’accusa, questo è stato possibile grazie ai duplicati delle tessere elettorali ritirati negli uffici comunali da Castorina e dal suo entourage.

La richiesta di rito immediato è stata rigettata anche nei confronti degli altri indagati: Giuseppe Saraceno, Simone D’Ascola, Francesco Laganà, Antonio Fortunato Morelli, il segretario della commissione elettorale comunale Antonino Covani e il presidente di seggio Carmelo Giustra che ha collaborato con i pm.

Per quanto riguarda le motivazioni del rigetto, secondo il gip la “norma impone al pm o di stralciare le posizioni ed i reati per i quali risultano insussistenti i requisiti di accesso al rito o di procedere, in alternativa, nelle forme del rito ordinario”. In sostanza, il rito immediato poteva essere accolto, secondo il gip, solo per alcuni capi di imputazione e per alcuni indagati. Per gli altri, i pm avrebbero dovuto esercitare l’azione penale con il rito ordinario. Ciò avrebbe comportato diversi procedimenti sulla stessa vicenda.

Per questo motivo, trascorsi più di 20 giorni dall’avviso di conclusione indagini notificato il 9 giugno, non è escluso che presto il procuratore Giovanni Bombardieri, l’aggiunto Gerardo Dominijanni e i pm Paolo Petrolo e Nunzio De Salvo chiedano il rinvio a giudizio per gli indagati tra cui Castorina accusato di plurime fattispecie di falsità in atto pubblico e reati elettorali.

Quest’ultimo, difeso dagli avvocati Natale Polimeni e Francesco Calabrese, è stato sottoposto agli arresti domiciliari da dicembre fino al 10 giugno quando il gip, su richiesta della Procura, ha sostituito la misura cautelare con il divieto di dimora a Reggio Calabria.