‘Ndrangheta, blitz contro la cosca Piromalli: 12 arresti

Carlomagno

Ai Lettori

Secondo Piano News non riceve finanziamenti pubblici come i grandi e piccoli media mainstream sovvenzionati a pioggia dallo Stato. Pertanto chiediamo ai nostri lettori un contributo libero che può permetterci di continuare a offrire una informazione vera, libera e corretta.

SOSTIENI L'INFORMAZIONE INDIPENDENTE
 
SEGUICI SUI SOCIAL
Per ricevere gli aggiornamenti lascia un like sulla nuova pagina Fb. Iscriviti anche al Gruppo "Un Unico Copione Un'Unica Regia". Seguici pure su TELEGRAM 1 (La Verità Rende Liberi); e TELEGRAM 2  (Dino Granata), come su Twitter "X" SPN nonché su X (Dino Granata)

Le cosche Piromalli e Molè di Gioia Tauro, dopo i contrasti determinati dall’omicidio del boss Rocco Molè, e dopo gli arresti che in questi anni hanno colpito le due famiglie, hanno deciso di stringere un patto di non belligeranza, delineando nuovi equilibri criminali sul territorio e ribadendo il proprio predominio nel settore delle estorsioni. E’ quanto emerge dall’operazione “Geolja” che ha stamani ha portato all’arresto di 12 persone – 2 ai domiciliari – tra le quali Girolamo Piromalli, detto “Mommino”, e Salvatore Copelli, nipote del boss Giuseppe Piromalli detto “Facciazza”, entrambi ritenuti ai vertici dell’organizzazione.

L’ordinanza, emessa dal gip Valerio Trovato su richiesta del procuratore Giovanni Bombardieri, dall’aggiunto Gaetano Paci e del pm Giulia Pantano, è stata eseguita dai carabinieri. Complessivamente sono 21 gli indagati dalla Dda.

L’indagine ha preso avvio dall’incendio, avvenuto nella notte tra il 18 e il 19 agosto 2019, del panificio “L’Arte del Pane” i cui titolari hanno sollecitato l’intervento dei boss di Rosarno, loro paese d’origine, per individuare i responsabili e risolvere la questione mediante la “messa a posto”.

“Sono venuti con l’intenzione di distruggere perché noi non abbiamo capito circa dieci, quindici volte… Quando quello veniva per soldi, faceva lo ‘sciacquino’ suo!” dicevano le vittime, intercettate dai carabinieri. Dopo essere stati costretti a chiudere l’attività commerciale per diversi mesi, gli imprenditori hanno prima chiesto accesso a un fondo di solidarietà del Ministero dell’Interno per le aziende colpite da attentati dolosi e poi sono stati autorizzati dalla ‘ndrangheta a riaprire il panificio subendo sia l’imposizione di prezzi, orari e periodi di ferie, in modo da non danneggiare l’attività concorrente dell’arrestato Antonio Gerace, sia il pagamento del pizzo.

“Pagano tutti, un’offerta al Santo la fanno tutti quanti! L’offerta al Padre Eterno! Come il film il professore vesuviano, ogni mese passerà da voi un santo, e ognuno avrà il proprio Santo” dice una delle vittime, sempre intercettata, spiegando alla fidanzata come funzionano le cose a Gioia Tauro citando i dialoghi del film “Il Camorrista”.

Le persone arrestate:

1) COPELLI Salvatore, di anni 53, già detenuto presso la Casa Circondariale di Cosenza
(custodia cautelare in carcere);
2) COPELLI Francesco, di anni 63 (custodia cautelare in carcere);
3) COPELLI Domenico, di anni 33 (custodia cautelare in carcere);
4) GERACE Antonio, di anni 58 (custodia cautelare in carcere);
5) RAGNO Domenico, di anni 64 (custodia cautelare in carcere);
6) PIROMALLI Girolamo, di anni 41 (custodia cautelare in carcere);
7) LA ROSA Domenico, di anni 31 (custodia cautelare in carcere);
8) LA ROSA Vincenzo, di anni 29 (custodia cautelare in carcere);
9) PLATEROTI Antonino, di anni 25 (custodia cautelare in carcere);
10) MOLÈ Rocco, di anni 26, già ristretto presso la casa circondariale di Bari (custodia
cautelare in carcere);
11) GIOVINAZZO Rocco, di anni 75 (arresti domiciliari);
12) PESCE Giuseppe, di anni 73 (arresti domiciliari).