Operazione antimafia nel reggino, 9 arresti

Carlomagno

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I Carabinieri del Comando Provinciale di Reggio Calabria e, in particolare, quelli del Gruppo di Locri, la scorsa notte, hanno dato esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare, emessa dal giudice del Tribunale del capoluogo su richiesta della Procura delle Repubblica – DDA, nei confronti di 9 persone (di cui 7 in carcere e 2 agli arresti domiciliari), indagate a vario titolo per i reati di associazione per delinquere di tipo mafioso, associazione finalizzata al traffico illecito di stupefacenti, nonché produzione, traffico e detenzione illeciti di stupefacenti in concorso.

Il provvedimento è il risultato di un’ampia e strutturata attività di indagine, in codice “Doppio Sgarro”, condotta dalla Compagnia di Roccella Jonica e coordinata dalla D.D.A. reggina che, avvalendosi di risultanze investigative inerenti personaggi legati a vario titolo alla criminalità organizzata di Stilo e dei comuni limitrofi, acquisite fin dal 2014, nonché del portato dichiarativo di un collaboratore di giustizia, traendo elementi dalle emergenze probatorie raccolte nell’ambito di separati procedimenti penali diretti dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Locri, aventi ad oggetto alcuni fatti delittuosi che nel passato avevano insanguinato l’area dello Stilaro – tra cui spiccano gli omicidi di Marcello Gerocitano nel 2005 e Giuseppe Gerace nel 2012 – ha consentito di disarticolare l’operatività di un presunto gruppo criminale di tipo mafioso.

Il condizionamento mafioso è stato ritenuto particolarmente pregnante da parte del Giudice, il quale ha ritenuto le cosche – nella fase dell’esame cautelare – interessate a garantirsi il controllo del territorio con la solita metodologia delle imposizioni e dei condizionamenti violenti anche all’attività amministrativa pubblica, da tempo ormai si sono rese artefici della condizione di grave depressione che governa quelle aree calabresi,in tutto asservite alla prepotenza mafiosa che impone le proprie regole e opprime la popolazione con la violenza.

In particolare, sarebbero stati accertati ruoli e gradi dei relativi appartenenti, perlopiù membri di una stessa famiglia, in seno a quella che può essere definita una nuova “locale di ‘ndrangheta”, attiva nel Comune di Stilo e confederata alla cosca dei Taverniti di Gerocarne, nel vibonese, tanto che un affiliato avrebbe ricevuto la “doppiadote” di “sgarrista” da entrambe le locali. Danneggiamenti, estorsioni, e pascoli abusivi sono i reati che avrebbero consentito alla citata consorteria di esercitare un capillare e opprimente controllo sul territorio di propria “competenza”, ingenerando, grazie anche alla disponibilità di armi, nella popolazione un diffuso timore e senso di omertà.

Tra i vari indagati per associazione di tipo mafioso vi è anche un appartenente alla cosca “Ruga – Gallace – Leuzzi”, storica organizzazione mafiosa opprimente l’alto Jonio reggino, basso catanzarese e zone limitrofe, che nel tempo avrebbe messo a disposizione degli associati i propri immobili per lo svolgimento dei riti di affiliazione alla ‘ndrangheta e rivestito, per conto della predetta consorteria criminale, il ruolo di referente territoriale nel Comune di Stilo con la dote di “vangelo”.

Tale circostanza assume evidenza in occasione dei gravi eventi avvenuti a febbraio e a giugno del 2018 nei confronti di rappresentanti di quell’Ente comunale, consistenti rispettivamente nel danneggiamento con colpi d’arma da fuoco dell’auto di un Consigliere di minoranza e nell’incendio della casa rurale del Sindaco pro-tempore, allorquando, proprio in virtù del ruolo ricoperto, l’indagato veniva interessato da taluni soggetti legati alla criminalità organizzata di San Luca al fine di addivenire alla conoscenza degli autori degli episodi anzidetti.

Quanto all’amministrazione del Comune di Stilo, sottoposta dal 2018 a Commissione di indagine (dopo lo scioglimento per mafia) anche a seguito dei citati episodi delittuosi, nell’ambito dell’attività investigativa sono emersi elementi indiziari circa un abituale e arbitrario esercizio del pascolo abusivo sulla cosiddetta “pineta del Monte Consolino” e su un antico “castello medioevale”, area sottoposta a vincolo paesaggistico e considerata principale attrazione turistica del centro storico di Stilo, da parte dei membri della predetta consorteria mafiosa.

Infine, durante la conduzione dell’inchiesta sono stati raccolti elementi indizianti circa l’esistenza di un’associazione dedita alla detenzione e cessione di stupefacenti del tipo cocaina e marijuana, attiva nei Comuni reggini di Placanica, Stignano, Pazzano e Caulonia, nonché la responsabilità, in capo ai relativi organizzatori, della realizzazione, nel luglio 2018 nel Comune di Pazzano, località Tizzana, di una piantagione di cannabis indica di 120 piante, sequestrata e distrutta dai Carabinieri d’intesa con l’Autorità giudiziaria. Quest’ultimo connubio associativo , anch’esso assai ben collaudato e, seppur scevro da condizionamenti mafiosi, è stato ritenuto capace di contribuire alla diffusione dell’agire illecito e malavitoso nelle aree di interesse.