‘Ndrangheta, arrestati i fiancheggiatori della latitanza di Giuseppe Pelle

Carlomagno

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La Squadra mobile di Reggio Calabria ha arrestato otto persone ritenute responsabili del favoreggiamento della latitanza di Giuseppe Pelle, detto Gambazza, considerato esponente dell’omonima cosca di ‘ndrangheta di San Luca (già capeggiata dal defunto padre Antonio), che nel mese di aprile 2016 si era sottratto all’esecuzione di un ordine di carcerazione emesso dalla Procura Generale di Reggio Calabria, in virtù del quale doveva scontare una pena residua di anni 2, mesi 5 e giorni 20 di reclusione per associazione mafiosa (operazione “Reale”).

Il provvedimento è stato emesso dal gip del tribunale di Reggio Calabria su richiesta della locale Dda che contesta agli indagati i reati di procurata inosservanza di pena e favoreggiamento personale, aggravati dalla circostanza mafiosa.

In larga parte si tratta di congiunti. In manette sono finiti Marianna Barbaro, moglie di Giuseppe Pelle; i figli Antonio, Francesco ed Elisa, il genero Giuseppe Barbaro, il nipote Antonio Pelle ed infine Giuseppe Morabito e Girolamo Romeo.

In costanza di latitanza lo stesso Pelle fu destinatario di un decreto di fermo di indiziato di delitto, poi tramutato in ordinanza di custodia cautelare in carcere, per il reato di tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso, nonché per turbata libertà degli incanti ed illecita concorrenza, anch’essi aggravati dal metodo mafioso(operazione “Mandamento Ionico” della Procura di Reggio Calabria- Direzione Distrettuale Antimafia). In relazione a tali ultime vicende Giuseppe Pelle, è stato condannato, in primo grado, alla pena di 18 anni e 6 mesi di reclusione. Nel medesimo procedimento risulta coinvolto anche il figlio Antonio Pelle (cl. ‘87), anche lui condannato in primo grado alla pena di anni 14 e mesi 8 per il reato di tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso.

Protetto da una presunta rete di fiancheggiatori prevalentemente a carattere familiare, Giuseppe Pelle venne catturato, dopo due anni di latitanza, in un appartamento di Contrada Pistaria del Comune di Condofuri (nel reggino), all’interno di un immobile di proprietà della mamma dell’indagato Girolamo Romeo.

Proprio grazie all’efficiente rete di protezione dei suoi stretti congiunti, Giuseppe PELLE, durante il periodo di latitanza aveva potuto incontrare frequentemente la moglie Marianna Barbaro, figlia di Francesco Barbaro, deceduto nel 2018, ritenuto dagli inquirenti il capo dell’omonima ‘ndrina, intesi i “Castanu”, condannato alla pena dell’ergastolo.

Prima della su cattura a Condofuri, per come emerso dalle indagini, Pelle aveva trascorso la sua latitanza spostandosi tra San Luca e Platì, in un immobile non lontano da quello della figlia Elisa Pelle, con la quale era certamente in contatto.

Proprio in occasione di uno di questi spostamenti, a settembre 2016, Giuseppe Pelle era riuscito a sfuggire alla cattura grazie ad un articolato servizio di staffetta organizzato dal genero Giuseppe Barbaro e dal nipote Antonio Pelle (classe 1986), mentre il latitante si trovava a bordo dell’auto con il figlio Antonio Pelle (classe 1987).

Dopo la mancata cattura, i parenti ed i fiancheggiatori di Pelle adottarono condotte ancora più accorte per eludere le indagini, senza che ciò impedisse a Marianna Barbaro, di incontrarlo periodicamente proprio con l’aiuto dei figli e del genero Giuseppe Barbaro. In pratica la donna veniva trasportata in orario notturno, effettuando diverse soste durante il percorso tra le località di Natile, Careri e Bovalino e cambiando, durante il percorso, l’auto a bordo della quale viaggiava.

Grazie ad un articolato sistema di monitoraggio messo in atto dal gruppo investigativo addetto alle ricerche del latitante si riuscì tuttavia ad individuare la località ove lo stesso poteva aver trovato rifugio, ossia l’abitato di Condofuri, ove le attenzioni investigative si concentrarono su Girolamo Romeo (classe 1979) e sul cognato Giuseppe Morabito, residente in Contrada Pistaria di Condofuri, dove attraverso telecamere appositamente posizionate, agli inizi di aprile, si accertò l’effettiva presenza di Giuseppe Pelle.

Dallo stesso monitoraggio emerse che il latitante, all’alba di ogni giorno, precauzionalmente abbandonava il covo, passando la giornata all’aperto in contrada “Mazzabarone” di Condofuri dove Giuseppe Morabito e Girolamo Romeo gestivano una azienda agricola ed un allevamento di bestiame, facendo poi rientro in contrada Pistaria solo in tarda serata, per cenare e trascorrere poche ore di sonno. Anche il trasferimento dal covo alla campagna era sistematicamente preceduto da una preliminare bonifica del percorso, che Morabito Giuseppe effettuava a bordo di una Ford Fiesta, per poi trasportare il latitante a bordo del fuoristrada Defender, di cui il nome dell’odierna operazione.
Acquisiti questi preziosi elementi, il 6 aprile 2018, la Polizia di Stato faceva irruzione nell’appartamento di contrada Pistaria, ponendo fine alla latitanza di Giuseppe Pelle.