Faida dei boschi nel Vibonese, 7 fermi. [NOMI]

Carlomagno

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faida dei boschi arresti a viboLa Squadra mobile di Vibo Valentia e del Commissariato di Serra San Bruno, con il supporto del Servizio centrale operativo di Roma e del Reparto prevenzione Crimine di Vibo Valentia, hanno eseguito il fermo di 7 persone accusate a vario titolo di tentato omicidio, detenzione e porto abusivo di armi e ricettazione, reati aggravati dal metodo mafioso. Il provvedimento è stato emesso dalla Dda di Catanzaro.

Le indagini sono state avviate dopo il tentato omicidio dei fratelli Nesci, di cui uno down, avvenuto il 28 luglio 2017 a Sorianello, nell’ambito della cosiddetta faida dei boschi, che ha visto scontrarsi le famiglie Loielo ed Emanuele-Maiolo, per il controllo del vibonese.

Si tratta di Vincenzo Cocciolo di 30 anni; Michele Nardo (36); Giuseppe Muller, (21); Domenico Inzillo, (63); Viola Inzillo, (52), (madre di Bruno Lazzaro, ucciso lo scorso marzo) e Rosa Inzillo, (50). Viola e Rosa sono sorelle di Salvatore Inzillo  ucciso il 21 giugno del 2017. I fermati sopra citati sono tutti di Sorianello eccetto Antonio Farina, (42), che è di Soriano.

L’operazione “Black Windows”

Le indagini, dirette dai sostituti procuratori della Dda Annamaria Frustaci e Filomena Aliberti, coordinate dal procuratore aggiunto Giovanni Bombardieri e dal procuratore capo Nicola Gratteri, sono scaturite dal tentato omicidio di due fratelli, il 28 luglio 2017, uno dei quali minorenne affetto da sindrome di down e l’altro era Giovanni Alessandro Nesci, ed hanno fatto luce su uno spaccato della attuali dinamiche criminali dell’entroterra vibonese, piagato oramai da decenni dalla contrapposizione, nota alla cronaca come “faida dei boschi” e già costata diverse decine di morti, che vede impegnate nella contesa per il controllo del territorio le famiglie Loielo ed Emanuele-Maiolo.

Dalle indagini sono emersi, riferisce la polizia, “i complessi equilibri che portarono alla consumazione dell’agguato mafioso” nel quale rimasero gravemente feriti i due fratelli “dipingendo un quadro a tinte fosche fatto di trame ordite, senza soluzione di continuità, dagli Inzillo, contigui agli Emanuele” per arrivare all’eliminazione della controparte, “espressione invece della famiglia Loielo”.

Come spiega la polizia, sullo sfondo del progetto criminale ha trovato poi sfogo l’operato delle “donne della famiglia Inzillo: operato che si è contraddistinto per l’inusitata violenza delle affermazioni, per la determinazione evidenziata nei propositi omicidiari, per il costante incentivo all’azione assicurato in favore dei maschi buoni della famiglia (ossia gli uomini capaci di commettere le azioni delittuose) nonché per l’apporto che in prima persona le stesse hanno garantito nella custodia delle armi”.

Non hanno infatti esitato “a coinvolgere anche l’anziana madre”, che è stata indotta dalle figlie a nascondere una pistola nella propria biancheria intima, al fine di fugare eventuali controlli da parte delle forze dell’ordine.

Maggiori dettagli verranno forniti nel corso di una conferenza stampa che si terrà presso la Questura di Vibo Valentia alla presenza del procuratore capo di Catanzaro Nicola Gratteri.