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Il gip della procura distrettuale di Catanzaro, Paola Ciriaco, ha emesso un’ordinanza di custodia cautelare in carcere per 5 delle sette persone fermate lo scorso 9 aprile nell’ambito dell’inchiesta “Black Windows” coordinata dalla Dda sulla cosiddetta faida dei boschi nelle Preserre vibonesi.
Ad eseguire il provvedimento – scaturito da una richiesta della Dda di rinnovazione dopo che il gip del tribunale di Vibo Valentia aveva rimandato gli atti al collega della distrettuale catanzarese – gli agenti della Squadra mobile vibonese e i colleghi del Commissariato di Serra San Bruno che hanno notificato le misure in carcere a Vincenzo Cocciolo, 30 anni; Michele Nardo, (47); Giuseppe Muller, (19); Viola Inzillo, (52) e Rosa Inzillo, (50). Lo stesso giudice ha accolto la richiesta avanzata dell’antimafia presieduta da Nicola Gratteri disponendo i domiciliari per Teresa Inzillo, 55 anni.
Le indagini sono scaturite dal tentato omicidio dei fratelli Giovanni Alessandro e Manuel Nesci – quest’ultimo minore affetto da Sindrome di down – ed hanno fatto luce su uno spaccato delle attuali dinamiche criminali dell’entroterra vibonese, piagato oramai da decenni dalla contrapposizione (nota alla cronaca come “faida dei boschi” e già costata diverse decine di morti) che vede impegnate nella contesa per il controllo del territorio le famiglie Loielo ed Emanuele-Maiolo.
Nell’ambito dell’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip distrettuale, è stata riconosciuta l’esistenza dell’aggravante mafiosa come contestato dalla Procura Distrettuale di Catanzaro.
Per, “difetto di gravità indiziaria”, erano stati scarcerati dal gip di Vibo Valentia, Antonio Farina, 43 anni, il 9 aprile finito in carcere con l’accusa di essere uno degli esecutori materiali del tentato omicidio dei fratelli Nesci, e Domenico Inzillo, 63enne originario di Sorianello ma residente a Francica, arrestato per detenzione di armi.