Minacciano il pentito Emanuele Mancuso, arrestate madre e zia

Carlomagno

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carabinieri vibo valentiaQuando Emanuele Mancuso ha iniziato a collaborare con la Dda di Catanzaro, contribuendo all’operazione Rinascita-Scott, la sua famiglia ha fatto di tutto per dissuaderlo. Prima con le buone, poi con le cattive. E queste ultime hanno toccato gli affetti più intimi dell’ex rampollo del casato mafioso di Limbadi: la figlioletta appena nata.

Ecco perché il giovane pentito ad un certo punto ha iniziato a titubare ma non ha ceduto. Adesso, per quelle minacce, i carabinieri di Vibo Valentia, con il coordinamento della Dda di Catanzaro, hanno arrestato mamma e zia del giovane, Giovannina del Vecchio, di 51 anni, e Rosaria Del Vecchio (54) poste ai domiciliari.

L’ordinanza è stata notificata in carcere anche al fratello del collaboratore, Giuseppe Salvatore Mancuso (30) detenuto da alcune settimane dopo un anno di irreperibilità. I tre sono accusati di subornazione (atto di istigare qualcuno a venir meno ad un dovere cui è tenuto per legge, ndr). Per la ex compagna del pentito Nensy Chimirri è stato disposto il divieto di dimora.

“Non ci può essere onore in una simile vicenda, non ci possono essere valori, non ci può essere umanità nel minacciare una cosa del genere” hanno detto il comandante provinciale dei carabinieri di Vibo Bruno Capece, quello del Reparto operativo Luca Romano e gli ufficiali del Nucleo investigativo Valerio palmieri e Alessandro Bui incontrando i giornalisti.

“Specialmente – hanno aggiunto – se la condotta è perpetrata dai tuoi stessi familiari che adesso sono stati arrestati o indagati da quella Dda alla quale Mancuso si era rivolto chiudendo con quel passato criminale che, a dispetto della giovane età, era già abbastanza lungo e intriso di violenza”.

Le persone coinvolte nelle indagini, sono indagate, a vario titolo, anche di possesso di armi, minacce, favoreggiamento. Arrestato anche Francesco Paolo Pugliese (18) che avrebbe aiutato Giuseppe Mancuso a rimanere irreperibile. Complessivamente le persone indagate sono dieci ma per gli altri il gip non ha emesso un provvedimento. Tra loro anche Pantaleone Mancuso, di 58 anni, detto “l’Ingegnere”, boss e padre del pentito.