Frode fiscale, cinque indagati a Vibo. Sequestro per quasi 850mila euro

Coinvolto il parlamentare del M5s Riccardo Tucci. "Ho fiducia nella magistratura. Io estraneo". Fatti commessi quando non era ancora stato eletto deputato

Carlomagno

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Beni per un valore di 844mila euro sono stati sequestrati dalla Guardia di Finanza di Vibo Valentia nell’ambito di una inchiesta della procura vibonese per frode fiscale in cui sono state denunciate cinque persone ritenute responsabili di reati tributari, false fatture per operazioni inesistenti e dichiarazioni fraudolente.

Le indagini, coordinate dal Procuratore della Repubblica Camillo Falvo e dirette dal pm Concettina Iannazzo, eseguite dal Nucleo di polizia economico-finanziaria di Vibo Valentia, guidato dal Maggiore Giuseppe Froio, hanno preso in esame una complessa ed articolata frode fiscale ideata dal principale indagato, a carico del quale il Giudice ha imposto il divieto di esercitare l’attività imprenditoriale per un anno, nella sua qualità di rappresentante legale di una società a responsabilità limitata operante a Vibo Valentia nel settore della installazione di impianti di telecomunicazione ed
elettronici.

Le attività investigative sono scaturite dalle risultanze emerse a conclusione di una verifica fiscale eseguita dal Reparto, nei confronti della predetta società, finalizzata all’acquisizione e reperimento degli elementi utili all’accertamento delle imposte dovute ed alla repressione delle violazioni tributarie amministrative e penali.

Fin dagli inizi del controllo, gli operanti hanno colto i tratti distintivi di un complesso meccanismo di frode, volto a consentire l’evasione delle imposte sui redditi e sul valore aggiunto, mediante l’emissione di fatture per operazioni inesistenti emesse da imprese qualificabili come “cartiere”, create dal rappresentante legale della società sottoposta a verifica.

Nell’ambito degli accertamenti svolti, è stata rilevata l’esistenza di un’unica realtà imprenditoriale costituita da 6 soggetti economici: 2 società Srl; due cooperative; una ditta individuale; una società estera con sede in Romania, tutte riconducibili all’ideatore del sistema truffaldino, che ha consentito alla società oggetto di verifica di realizzare, indebitamente, una maggiore deduzione di costi e detrazione di imposte.

Nello specifico, la falsa fatturazione da parte di imprese terze delle prestazioni di servizio rese dal personale dipendente ha permesso alla società verificata e alla ditta individuale di dedurre ai fini delle imposte sui redditi e dell’I.R.A.P. l’imponibile delle fatture emesse dalle cooperative; di detrarre ai fini dell’I.V.A. l’imposta relativa alle suddette fatture e aumentare i costi al fine di ridurre il reddito fiscale da sottoporre a tassazione.

Le prestazioni di servizio fatturate dalle due cooperative venivano nella realtà effettuate nei medesimi locali e con le stesse attrezzature (come attestato anche dai contratti di appalto stipulati) della società verificata (con sede legale ed operativa coincidente con quella delle cooperative).

Le fatture erano funzionali a far risultare elementi passivi fittizi derivanti dalle prestazione di servizio rese da terzi, laddove, invece, erano rese dalla società.

Coinvolto il deputato del M5s Riccardo Tucci
Tra le persone destinatarie del decreto di sequestro preventivo di beni c’è anche il deputato del M5s, Riccardo Tucci. A rendere nota la circostanza che lo riguarda è stato lo stesso parlamentare pentastellato.

“La Guardia di Finanza di Vibo Valentia, – spiega il parlamentare – stamattina mi ha notificato un decreto di sequestro preventivo di beni, per un procedimento penale a carico dell’azienda e del relativo titolare per cui lavoravo. I fatti contestati sono precedenti all’inizio della mia attività politica. Ho già avvisato di quanto successo i vertici del MoVimento 5 Stelle, il comitato di garanzia e il collegio dei probiviri. Ho piena fiducia nella magistratura e sono sicuro di poter dimostrare la mia totale estraneità ai fatti contestati”.

Il deputato del M5s, Riccardo Tucci, indagato assieme ad altre quattro persone, secondo gli investigatori, ha ricoperto il ruolo di legale rappresentante della “Assistenza Servizi Telematici Satellitari – Società Cooperativa Sociale” fino al 19 marzo del 2018, quindi prima dell’inizio della sua attività parlamentare, e “al fine di evadere le imposte – si legge ancora nel decreto di sequestro – aumentando i costi da portare in deduzione del reddito e in detrazione dell’imposta sul valore aggiunto, dopo aver fatto annotare nella contabilità della società la fattura n. 4/1 del 10 marzo 2015, emessa dalla ‘Autoelettrosat Srl’, relativa ad operazioni oggettivamente inesistenti, la utilizzava nelle dichiarazioni delle imposte dirette e dell’Iva dell’anno 2015, evadendo, in tal modo, le imposte per un ammontare pari a 9.900 euro (di cui 5.500 di Ires e 4.400 di Iva”. Il fatto, secondo quanto emerso dalle indagini, sarebbe stato commesso a Vibo Valentia il 19 settembre 2016.