Calabria, la politica abdica e il Tar decide la data delle elezioni

Carlomagno

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Aula Consiglio regionale della Calabria
Aula Consiglio regionale della Calabria

Giuseppe Baldessarro per La Repubblica

L’ultima parola l’ha pronunciata il Tar della Calabria imponendo ad Antonella Stasi, presidente facente funzioni della Regione, di indire elezioni entro dieci giorni. Un pronunciamento che mette fine ai continui rinvii, ai balletti di date e alla melina che da mesi vanno avanti. Questa volta non dovrebbero esserci ulteriori “imprevisti” anche perché gli stessi giudici hanno fin d’ora nominato commissario ad acta il prefetto di Catanzaro, Raffaele Cannizzaro, che in caso di mancata adozione del decreto di indizione deciderà «in luogo del vicepresidente della giunta regionale entro i successivi cinque giorni».

Il ricorso al Tar era stato presentato da un gruppo di associazioni rappresentate dagli avvocati Francesco Pitaro e Gianluigi Pellegrino (che già si era occupato del ricorso contro la Polverini nel Lazio). I giudici Salemi, Iannini e Raganella hanno chiesto di fissare la data del voto «entro il più breve termine tecnicamente compatibile con la normativa». Si andrà alle urne dunque entro 55 giorni (10 più i 45 previsti dal la legge ), ossia l’ultima domenica di ottobre. Per l’avvocato Pitaro «il muro di cemento armato, costruito con l’utilizzo di cavilli e furbizie, per impedire ai cittadini di tornare alle urne è stato abbattuto».

Tar Calabria
La sede del Tar Calabria

La Calabria non ha più una guida da fine marzo, data nella quale il governatore Giuseppe Scopelliti presentò dimissioni a seguito di una condanna in primo grado a sei anni di reclusione per falso in atto pubblico e abuso d’ufficio (reato commesso quando era sindaco di Reggio Calabria).Da allora uno stillicidio di rinvii, mentre in Consiglio e Giunta si è continuato a firmare decreti, assegnare finanziamenti e annunciare progetti.L’ultimo appiglio a cui si erano attaccati i politici calabresi era la legge elettorale approvata il 3 giugno scorso. Un atto che avrebbe dovuto chiudere la partita ed aprire la campagna elettorale. Invece no.

La maggioranza ci aveva messo dentro lo sbarramento al 15% per i partiti che non si presentano in coalizione e l’introduzione del consigliere regionale supplente, che va a ricoprire il posto di quello chiamato in giunta me assessore. Due elementi poi impugnati dal Governo e sui quali deve ancora pronunciarsi la Corte Costituzionale. Tra i primi a esultare per l ‘ esito del Tar il segretario regionale del Pd, Ernesto Magorno: «Chiedevamo da tanto, troppo tempo, di ridare voce ai calabresi». La Stasi dal canto suo ha fatto buon gioco a cattiva sorte affermando che «la sentenza del Tar non aggiungerebbe nulla rispetto alle procedure già avviate dalla Regione».