Se New York celebra le battaglie di Gratteri

Carlomagno

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Nicola Gratteri
Nicola Gratteri

di Massimo Gaggi per il Corriere della Sera (17 ottobre 2014)

«L’Unione Europea non può impartire lezioni all’Italia sulla giustizia. Abbiamo processi lenti e carceri affollate, è vero, ma la nostra legislazione anticrimine è la migliore e nessuno combatte le mafie come noi.

Solo a Gioia Tauro quest’ anno abbiamo sequestrato tre tonnellate e mezzo di cocaina, mentre a Rotterdam, principale porta d’ ingresso della droga in Europa, quasi nulla». «La Sicilia ha strutture antimafia in eccesso, mentre la Calabria è quasi disarmata nella lotta a una ‘ndrangheta ormai assai più potente e pericolosa di Cosa Nostra: serve un travaso».

Ecco come Napolitano ha silurato Nicola Gratteri - secondopianonews.com
Ecco come Napolitano ha silurato Nicola Gratteri – secondopianonews.com

Una giornata diversa a New York, seguendo un italiano diverso. In Italia Nicola Gratteri è il coraggioso giudice antimafia misteriosamente scomparso dalla lista dei ministri che Matteo Renzi portò al Quirinale e il presidente della Commissione per la riforma della legislazione antimafia istituita a Palazzo Chigi. Un eroe, ma per qualcuno, forse, anche un personaggio trasformato da quasi trent’anni di vita blindata in una specie di Ufo dalle idee radicali.

In America, invece, per un giorno Gratteri è solo il campione universale della lotta alla criminalità al quale la Train Foundation ha deciso di assegnare il riconoscimento più prestigioso: il Civil Courage Prize. Nel consegnarglielo durante una cerimonia al Council for Foreign Relations, Cyrus Vance Jr, capo della Procura di New York, celebra la determinazione di Gratteri con un passo di Mark Twain: «È curioso che la storia sia piena di casi di grande coraggio fisico, mentre gli esempi di coraggio morale scarseggiano».

Gratteri ostenta la sua modestia contadina: racconta l’esempio del padre che lo ha spinto, da magistrato, a restare a combattere nella sua Calabria. Fa leggere ad Ariadne Platero il suo discorso in inglese nel quale racconta di 25 anni passati senza poter andare al cinema o fare un passo se non con la scorta. «Eppure mi sento libero, quando curo il mio pezzo di terra nei fine settimana, quando vado nelle scuole a spiegare ai ragazzi perché non devono cedere alla cultura mafiosa».

Fine della cerimonia, è il momento degli abbracci e delle foto. Il sorriso radioso di Vance, mentre in quello di Gratteri c’ è un fondo di mestizia. Comprensibile visto che il procuratore di New York non rinuncia al «lieto fine» americano spiegando che combatterà fino alla sconfitta definitiva delle organizzazioni criminali mentre il magistrato italiano sa che la sua è una battaglia senza fine perché l’ istinto mafioso «sparirà solo con la fine del mondo».