Il piano di Berlusconi per far cadere il sindaco Marino

Carlomagno

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Paolo Emilio Russo per Libero

Il Cavaliere ha dovuto penare non poco per raggiungere il risultato: i consiglieri comunali eletti a Roma con Forza Italia presenteranno le loro dimissioni. La richiesta del leader era partita da Palazzo Grazioli martedì scorso e il coordinatore romano del partito, Davide Bordoni, non ha raccolto soltanto risposte entusiaste degli eletti, anzi. Il problema è che le dimissioni dei soli forzisti non saranno sufficienti a portare allo scioglimento del Comune, si rischia un pasticcio col subentro dei primi tra i non eletti e, di conseguenza, si è deciso di rinviare il momento della lettera di addio al Campidoglio al giorno in cui sceglieranno di dimettersi anche i consiglieri degli altri partiti d’opposizione.

Per non lasciare spazio ai dubbi su quale siano i desiderata del Cavaliere e la linea del partito, ieri mattina si sono presentati alla stampa nella sede di San Lorenzo in Lucina big del calibro di Giovanni Toti, Maurizio Gasparri e Antonio Tajani. «Serve un atto collettivo di almeno 24 consiglieri per tornare al voto: mi auguro che i consiglieri di altre forze politiche facciano come Forza Italia», ha detto quest’ultimo, già vicepresidente della Commissione europea. Ncd raccoglie: Roberto Cantiani e Lavinia Mennuni, i due consiglieri eletti col partito di Angelino Alfano, si potrebbero dimettere.

L’appello è dunque rivolto ora agli eletti con Fdi, ma anche a quelli della lista che sosteneva Alfio Marchini. Non c’è nessun imbarazzo per il coinvolgimento di alcuni esponenti del fu Pdl nell’inchiesta Mafia Capitale: «Fi è infinitamente meno coinvolta della sinistra», sottolinea Giovanni Toti. Per Maurizio Gasparri, che è anche vicepresidente del Senato, toccherebbe innanzitutto al Pd prendere atto che «la situazione è ingestibile, che il Comune di Roma è in un commissariamento di fatto».

Il coordinatore provinciale azzurro Davide Bordoni, che è anche consigliere comunale, ha annunciato una «raccolta di firme nei gazebo per chiedere le dimissioni di Ignazio Marino» e la proposta di una «commissione d’inchiesta». Difficile che il sindaco si dimetta.

La pressione sul leader Pd, i dettagli dell’inchiesta romana e di quella sul Mose a Venezia, sembrano avere però convinto Forza Italia che le elezioni anticipate nella Capitale sono un obbiettivo possibile e, in alternatva, una buona occasione per rinserrare le fila del centrodestra.

Se l’ex premier giovedì si è dedicato all’ambasciatore della Federazione Russa e ieri al Milan – con tanto di brindisi tra la figlia Barbara e Adriano Galliani -, nella Capitale i suoi sherpa stanno sondando alleati e potenziali tali per preparare una alternativa al sindaco in carica.

Una soluzione presa in considerazione è quella di “agganciare” Alfio Marchini, già candidato indipendente due anni fa della lista “Roma nel cuore”, facoltoso, proveniente da una famiglia di sinistra, telegenico. L’ex premier lo aveva addirittura «considerato» come possibile candidato premier: i due si sono incontrati nei mesi scorsi.

A riportare ottimismo in casa azzurri è il probabile buon esito della “trattiva” con Mara Venier, cui l’ex premier ha chiesto di candidarsi a sindaco di Venezia. «In tempi in cui la politica segna una distanza dalla gente, chi meglio di una donna del popolo veneziano, che ormai fa parte di ogni famiglia italiana, saprà guidare la macchina amministrativa?», dice entusiasta l’ex Guardasigilli Francesco Nitto Palma.

Stesso metodo, quello cioè di pescare fuori dall’ambiente politico, potrebbe essere utilizzato anche nella Capitale per individuare un candidato. Lo ammette anche il consigliere politico del Cavaliere, Toti: «Perchè no? Roma è una città piena di talenti, eccellenze e capacità…».

Il problema, semmai, sarà far digerire la scelta a Fdi e Lega. Nonostante la schiarita dei giorni scorsi, infatti, il Cavaliere non sembra intenzionato a partecipare all’evento organizzato da Matteo Salvini oggi a Milano sul tema della flat tax e le posizioni restano distanti.

L’aliquota unica sarà comunque parte di un pacchetto di misure economiche che il leader di Fi intende presentare a gennaio e che conterrà modifiche anche alle pensioni: potrebbe essere la base ideale attorno alla quale ricostruire la coalizione. In compenso Berlusconi ha dato un ordine: «È vietato rispondere alle provocazioni di Raffaele Fitto, va ignorato». E infatti la sua dichiarazione-provocazione di ieri su «Fi che attraversa un momento in difficoltà» non è stata raccolta da nessuno.