Lupi: "Berlusconi decida tra i diktat della Lega e il dialogo con Ncd"

Carlomagno

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Maurizio Lupi
MINISTRO NCD Maurizio Lupi

Paola Di Caro per il Corriere della Sera

Egoisticamente parlando, il passaggio all’opposizione dura e pura di FI, con la rottura del patto del Nazareno, potrebbe diventare «un regalo» per Ncd: «Schiacciandosi sulla Lega, Berlusconi lascia enorme spazio libero per una forza moderata che voglia rappresentare le istanze più originali e profonde del nostro elettorato tradizionale». Ma per Maurizio Lupi, ministro dei Trasporti ed esponente di peso di Ncd, non è il momento di ragionare in termini tattici: «Noi speriamo ancora di lavorare con FI per ricostruire un grande schieramento di centrodestra che sia competitivo col Pd di Renzi». E per farlo, è necessario non rompere i ponti: «Le Regionali saranno un passaggio importante. Sta a FI decidere se farsi imporre veti e diktat dalla destra populista che Salvini rappresenta, o continuare a dialogare e a governare con noi dove stiamo facendo bene come in Veneto e Campania».

Il no di Salvini ad alleanze con voi è netto, come lo è la volontà di Berlusconi di riallacciare il rapporto con la Lega: come se ne esce?
«I toni e gli argomenti usati da Salvini ci riempiono di gioia: mostrano quanto sia diverso il populismo e la demagogia di una certa destra dal senso di responsabilità di un centrodestra che, invece, sta governando bene in Regioni guidate da governatori leghisti come Maroni e Zaia, che dichiarano quanto sia proficua l’alleanza con Ncd. Lo spieghi ai veneti Salvini che, per prendere una manciata di voti di lista in più, va buttata a mare un’esperienza che funziona. E decida FI cosa fare».

C’è la possibilità che non corriate assieme né in Veneto né in Campania?
«Lo ripeto, scelga FI, veda Berlusconi se essere il Sancho Panza del “Don Chisciotte no-euro” – come magistralmente lo illustra Giannelli sul Corriere – o no. In Campania poi la questione mi sembra surreale: Salvini può permettersi di porre veti anche in una regione in cui elettoralmente non esiste?».

Con la Lega ostile e FI in difficoltà, non c’è la possibilità che – almeno a macchia di leopardo – vi ritroviate alleati al Pd?
«Noi siamo alternativi alla sinistra, semmai in realtà come l’Umbria, le Marche e la Toscana stiamo lavorando ad esperienze interessanti di allargamento del nostro progetto, con il sostegno a candidati della società civile come il sindaco di Assisi, o il movimento civico che sostiene Spacca».

Comunque si concluda la partita delle Regionali, con la rottura del Nazareno non rischiate l’isolamento?
«Chi corre rischi con la rottura del Nazareno è FI, non noi. L’interruzione di un percorso che prevedeva una fase di governo con la convergenza di una parte del centrodestra e il centrosinistra per far uscire dall’emergenza il Paese e il contestuale confronto tra maggioranza e opposizione sulle riforme indispensabili all’Italia, è un grande errore di Berlusconi. Primo, perché mette FI al traino della Lega per la prima volta in 20 anni, e la costringe ad inseguire un’opposizione irresponsabile. Secondo, perché se come credo vinceremo la sfida per la modernizzazione del Paese e lo porteremo fuori dal guado, l’unica cosa che davvero interessa agli italiani, FI non parteciperà ai “dividendi” politici di questo grande sforzo».

E voi sì? Senza sponde esterne non temete di rimanere schiacciati da Renzi, che peraltro anche a voi fa sapere di avere «i voti» necessari per andare avanti qualunque cosa accada?
«Noi lo sappiamo per averlo provato sulla nostra pelle: di “Responsabili” si muore. Quando il governo Berlusconi, dopo la rottura con Fini, ricorse a loro ebbe per un po’la maggioranza numerica ma smise di fatto di esistere, perché una cosa è avere a che fare con partiti pur agguerriti, altri con piccoli gruppi di potere che possono condizionarti e legarti le mani su tutto. Il rischio della nostra presenza al governo lo vediamo, ma lo prendiamo come opportunità: continueremo a portare avanti le nostre idee senza le quali oggi non avremmo eliminato quella vergognosa tassa sul lavoro che era l’Irap e non ci sarebbero questi decreti sul lavoro».

In FI è guerra, la fronda di Fitto mira in alto: crede che il vostro interlocutore per ricostruire il centrodestra sarà ancora Berlusconi?
«Ho rispetto per le dinamiche interne agli altri partiti e non vi entro. Dico solo che noi, in coerenza con la storia di un partito che nasce sulla leadership assoluta di Berlusconi, quando ritenemmo che le scelte fossero sbagliate e incompatibili con il bene del Paese uscimmo da FI, per intraprendere una difficile e stimolante nuova avventura…».