
“Alto tradimento”. Così Matteo Renzi definisce il sistema di corruzione scoperto dalla procura di Venezia in merito al Mose, la grande opera che doveva salvare la città lagunare dall’alta acqua e che invece si è rivelato un collaudato spartiacque per distribuire e ricevere mazzette tra politici, manager, imprenditori e alti ufficiali. Una nuova tangentopoli che scoppia nel pieno di una crisi etica e morale prima ancora che economica; e con una classe politica arroccata ed autoreferenziale che è distante anni luce dai bassi fondi della società. Cantone ha detto che quella di Venezia è una vicenda che supera di gran lunga l’Expò sul piano della corruzione. Detto da lui, in pochi sono disposti a metterlo in dubbio. Ma il nocciolo è che da Nord a Sud tutta l’Italia è corrosa da questo perverso sistema. C’è da chiedersi: di chi sono le responsabilità? Conosciamo la risposta: della politica e dei partiti che hanno generato in questi anni un degrado civile e morale che messo a confronto con la più nota tangentopoli del ’92 fa rabbrividire. E’ molto peggio, poiché siamo davanti a un sistema ben oleato, affinato e reso moderno nei metodi e nelle intenzioni di arricchimento personale. Il procuratore capo di Venezia nel commentare l’inchiesta, ha affermato che anche i partiti nazionali possono essere tra i destinatari delle mazzette. Saranno capaci i leader di partito a verificare (non ci vuole poi tanto) e fare pulizia? Ecco, quì cominciano a sorgere i dubbi. Per via del fatto che i tesorieri che gestiscono queste enormi “risorse” sono nominati dai segretari di partito che conoscono vita morte e miracoli di tutto e tutti. Quindi…