19 Aprile 2024

Gianni Vattimo: “Israele peggio di Hitler. Con la scusa dell’olocausto ha fatto un genocidio”

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Gianni Vattimo | vattimo israele hitler
Gianni Vattimo

La guerra tra Israele e Palestina è entrata prepotentemente del dibattito italiano con la durissima quanto inedita posizione del professor Gianni Vattimo, il filosofo del “pensiero debole” che si è schierato apertamente con Hamas accusando Israele di essere uno “Stato canaglia bastardo, nazista e fascista. Peggio di Hitler”.

Stato che in Medio Oriente “sta compiendo un genocidio contro donne e bambini”, nell’indifferenza generale e la “complicità dei media italiani”. Il filosofo ha gettato una “bomba” verbale di una potenza inaudita all’indirizzo di Israele proprio mentre, saltata la tregua, continua la pioggia missili e razzi da ambo le parti.

Contattato dalla “Zanzara” trasmissione radiofonica condotta da Giuseppe Cruciani, il filosofo non le ha mandate a dire e ha difeso a spada tratta i palestinesi che sono costretti a arrangiarsi con “armi giocattolo”. Vattimo, nella telefonata, abbastanza seriosa, come si può ascoltare dal video, afferma che contro Israele occorre fare la “resistenza” costruendo una sorta di “brigate internazionali” in grado di affermare il diritto ad esistere della Palestina.

“Come in Spagna, in Israele c’è un regime fascista che sta distruggendo un popolo intero”. Giudizi severi contro la “prepotenza” del governo israeliano, ma non contro gli ebrei sparsi nel mondo.

“In Italia moltissimi ebrei sono razionali. Nel mondo sono tutti antisionisti”, ha affermato Vattimo che ha avuto in studio il contraddittorio di Cruciani e David Parenzo. Il professore, le cui posizioni anti israeliane le ha espresse più volte,  è convinto che le armi in dotazione di Hamas, l’organizzazione terroristica sorta per difendere i territori palestinesi occupati da Tel Aviv, siano armi giocattolo, “razzetti per bambini”. Poi, i missili da Gaza verso lo Stato di Israele – ha detto – “non hanno ucciso nessuno”.

E per contribuire ad una “guerra paritaria”, lancia un appello per fornire ai palestinesi “armi vere”. Il noto filosofo italiano alla domanda di Cruciani se sparerebbe contro gli israeliani ha risposto senza indugio di si: “Certo che sparerei, ma purtroppo non sono capace perché non ho fatto il servizio militare”. “Sono vent’anni che i palestinesi, scacciati dalla loro terra, sono genocizzati con la scusa dell’olocausto. Siamo di fronte a un olocausto al rovescio perché Israele sta sterminando i palestinesi”.

La rappresaglia di Tel Aviv dopo il ritrovamento dei tre giovani israeliani uccisi per mano di Hamas, ha causato circa 200 morti, quasi tutti civili, tra cui molte donne e bambini. Nei raid – da ciò che filtra dalla poca informazione “non convenzionale” – sarebbero stati distrutti interi quartieri a Gaza.

“Questi – sottolinea Vattimo – hanno fatto peggio di Hitler: hanno bombardato ospedali e cliniche; hanno ucciso bambini”, riferendosi evidentemente ai missili lanciati oggi da Israele sulla spiaggia di Gaza uccidendo quattro adolescenti che stavano giocando a palla. Insomma, una telefonata destinata a suscitare molte polemiche e a far discutere. Intanto la comunità ebraica nazionale ed europea ha espresso sdegno e forti critiche alle durissime parole del filosofo.  Il prof. qualche anno fa aveva già sollevato polemiche per gli stessi pensieri e sullo stesso e contrastato argomento.

COSA DICEVA VATTIMO  NEL 2006

“Se lo Stato d’Israele è un «danno collaterale» dello sterminio nazista”
Di Gianni Vattimo
La Stampa 5 settembre 2006

“Ho in mente una frase di George Steiner, grande intellettuale ebreo che ha insegnato nelle università di mezzo mondo. Non so se la citazione sia esatta, attendo eventualmente correzioni e smentite. Dice: il danno più grave che ci ha fatto lo sterminio nazista degli ebrei è stato la nascita dello Stato di Israele. Credo che molti intellettuali ebrei non sionisti – per esempio, un uomo come Cesare Cases – pensassero lo stesso. Ma mi viene anche in mente che la frase di Steiner, se è esatta e se è sua, sia solo un caso specifico di un fenomeno più generale, il cui modello si trova per esempio nel giudizio di Adorno su Hegel: secondo cui mentre per Hegel, conformemente alla sua visione dialettica del reale, solo «il tutto è il vero», oggi vale la tesi opposta: il tutto è il falso.

È, si può dire, un estremo effetto dialettico, nel senso in cui la dialettica implica rovesciamento (ma, stavolta, senza sintesi finale). Il tutto è diventato falso – idealmente, logicamente – quando la totalizzazione del mondo si è fatta realtà. Così Kant e tanti altri pensatori, anche Hegel, hanno desiderato che si costituisse uno stato cosmopolitico, una sorta di governo unico mondiale che avrebbe garantito la pace. Adorno, con buone ragioni, considerava che la «totalizzazione» del mondo fosse ormai una realtà attraverso la pervasiva presenza dei mass media, la mondializzazione dei mercati, l’omologazione dei gusti e dei desideri. E trovava che questa situazione era il rovescio di ogni ideale di verità e di libertà. Anche Heidegger ragiona in modo analogo, seppure in termini diversi: l’ideale metafisico di una razionalità universalmente valida diventa oggi realtà, più o meno come per Adorno, e questo conduce alla fine della metafisica.

La rivoluzione russa diventata stalinismo è, ovviamente, il culmine emblematico di questo esito. E Israele che diventa uno Stato non sarà un caso di utopia realizzata che perde la sua verità, il suo valore ideale? Leggo il romanzo di Amos Oz, Una storia di amore e di tenebra – un vastissimo affresco dei valori della cultura ebraica, che commuove e fa pensare, e mette in crisi le mie convinzioni politiche antiisraeliane.

Ma se rifletto, mi appare chiaro che la ricchezza di quella cultura che Oz esprime si è costruita nella diaspora, nella lunga storia della dispersione delle tribù d’Israele nel mondo dei gentili, che le hanno perseguitate e offese tanto a lungo. Comunque è da quella diaspora che viene la ricchezza culturale e intellettuale di Israele. Quella che tanti di noi ammirano e amano. Ma non mi commuove affatto la cultura dell’Israele di oggi. Non vorrei esagerare, ma le discoteche di Tel Aviv (che Dio le conservi, non voglio vederle bombardate dai razzi Katiuscia) non sono diverse da quelle di Las Vegas, il paesaggio della Palestina mi emoziona per la sua storia millenaria, se no tanto vale andare in Florida.

Del resto, anche la storia delle rivoluzioni nazionali dell’Ottocento europeo è andata nella stessa direzione. Era importante che gli italiani si sentissero un «popolo di santi, di poeti, di navigatori» quando si trattava di combattere contro lo straniero oppressore. Poi, a unificazione avvenuta, lo slogan è diventato una delle tante ridicole retoriche mussoliniane, contro cui persino la sguaiataggine secessionista della Lega rivendica i propri giusti diritti”.


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