
Il ministro alle Infrastrutture, Maurizio Lupi, il cui nome insieme al figlio compare nelle carte dell’inchiesta fiorentina respinge le accuse. Intervistato da Repubblica l’esponente Ncd risponde alle sollecitazioni di dimissioni avanzate dai grillini.
“No, le dimissioni no”, afferma Lupi, “anche se, per la prima volta, vedendo tirato in ballo ingiustamente mio figlio, mi sono chiesto se il gioco valga la candela. Se fare politica significhi far pagare questo sacrifico alle persone
che ami. Sa la battuta che faccio sempre a Luca? Purtroppo hai fatto Ingegneria civile e ti sei ritrovato un padre ministro delle Infrastrutture”.
Sul Rolex regalato da Perotti a Luca Lupi in occasione della Laurea, il ministro dice: “l’avesse regalato a me non l’avrei accettato”.
Su Ercole Incalza, protagonista chiave dell’indagine condotta dal procuratore di Firenze Giuseppe Creazzo, il ministro si appella “alla presunzione di innocenza”, ma “è chiaro che se dovessero risultare fondate le accuse sarebbe una sconfitta per tutti”, afferma il ministro.
Il super consulente arrestato ieri, per Lupi è tuttavia “uno dei tecnici più stimati nel suo settore, anche in Europa ce lo invidiavano”, un uomo che “ha lavorato con tutti i governi”, eccetto con Di Pietro nel primo governo Prodi.
Nel merito dell’intercettazione forse più “imbarazzante” per l’esecutivo Pd-Ncd (“Se chiudono la struttura di missione cade il governo”), l’esponente politico spiega che si trattava di “una battaglia politica, non difendevo la persona (Incalza, ndr), che dal 31 dicembre 2014 non avrebbe più ricoperto quell’incarico, ma l’integrità del ministero”.
“Si stava – aggiunge Lupi – discutendo di legge di Stabilità e del futuro della nuova Struttura tecnica di missione e il dibattito era tra chi voleva tenerla dentro al mio ministero, oppure, come diceva Incalza: c’è chi vuole chiuderla o trasferirla alla presidenza del Consiglio”, con la conseguenza di “amputare il braccio operativo” del ministero.
Una intervista con cui il ministro alfaniano cerca di chiarire la sua posizione in una inchiesta delicatissima che viene fuori proprio quando il premier Renzi porta avanti il piano anticorruzione studiato da Raffaele Cantone. Ma “non c’è dubbio” che per il presidente del Consiglio la vicenda Incalza agita la maggioranza Pd. Per Renzi “un problema c’è e serve fare la massima chiarezza, cosa che dovrà fare anche Lupi”.
Ieri sera il sottosegretario Delrio dalla Gruber a “Otto e mezzo” ha affermato che “è prematuro chiedere le dimissioni del ministro Lupi”, facendo intuire che effettivamente il problema tra Pd e Ncd esiste, ma è preferibile agire con “cautela”. Tuttavia, il disagio nell’ambiente renziano serpeggia in modo evidente per una vicenda che dà l’assist alla minoranza dei democratici di fare “incursioni” sulla questione morale molto cara alla sinistra del Pd.