Più che un “successo investigativo” si tratterebbe di un clamoroso abbaglio. L’arresto del giovane marocchino Abdelmajid Touil, rivendicato dal ministro dell’Interno Alfano sembra un grossolano errore. Un errore indotto dalle autorità tunisine che hanno indicato il giovane come responsabile della strage al Museo del Bardo a Tunisi di marzo spiccando nei suoi confronti un mandato di cattura internazionale.
Le autorità italiane hanno fatto il loro dovere, sono state brave nell’intercettare e arrestare il presunto autore di una strage in cui sono morte 24 persone inclusi 4 italiani. L’enfasi del ministro è stata forse eccessiva, perché se è vero che è stato “eseguito un mandato di arresto internazionale sulla base di indagini svolte in un altro Paese” è anche vero che che si poteva agire con più discrezione cercando di accertare ciò che hanno poi accertato parenti, amici, insegnanti, compagni di classe che hanno affermato tutti che quel ragazzo è arrivato sì con un barcone in Italia, ma i giorni a cavallo della strage di Tunisi – dimostrano registri e documenti – era a Milano a scuola d’italiano. Quindi, secondo quanto emerge, Abdelmajid Touil avrebbe commesso una strage a distanza…
Un abbaglio costato caro al ragazzo sbattuto in carcere e sulle prime pagine di tutto il mondo come il mostro che ha partecipato all’organizzatore e all’esecuzione materiale della strage e che ha dato ampia misura della “credibilità” delle autorità di Tunisi che evidentemente hanno sbagliato persona. Il ministro Alfano non ha responsabilità dirette, intendiamoci. Se gli americani lo informano che in Italia si trova un pericoloso criminale, lui glielo cerca, lo impacchetta e via. “Eccolo!”. Se poi si è trattato di un errore di persona non è colpa sua, ma la fretta di twittare…
Quando si cattura qualcuno bisogna andarci coi piedi di piombo, con prudenza. Si tiene “fermo” in caserma come “sospetto” e si svolgono un po’ di accertamenti, nel più elementare dei casi. Inutile annunciare urbi et orbi il successo investigativo senza consultare prima l’intelligence, senza verificare chi è l’uomo, cosa fa e quali sono stati i suoi movimenti nel nostro paese. Un lavoro investigativo di qualche ora, incrociando testimonianze e informazioni dei nostri Servizi. Solo a fronte di inequivocabili riscontri si dà l’annuncio che il “sospetto” fermato è davvero il terrorista accusato da Tunisi per la strage del Bardo. Invece sembra quasi certamente non essere così. E il guaio più grande di questo paese o meglio degli uomini ai vertici, è che si cercano mille scuse pur di non ammettere gli errori.