
Una vasta operazione antimafia della Polizia di Stato, denominata in codice “Icaro”, ha assestato un altro colpo al cuore di Cosa nostra. Gli uomini della Squadra mobile di Palermo e di Agrigento hanno eseguito 13 misure cautelari nei confronti di presunti esponenti delle famiglie mafiose di Agrigento e Porto Empedocle. L’operazione ha avuto luogo tra Palermo, Agrigento, Porto Empedocle, Realmonte, Favara, Cattolica Eraclea e Santa Margherita Belice (Ag).
Il provvedimento riguarda sei ordinanze di custodia cautelare in carcere, tre ai domiciliari e quattro obblighi di dimora. Tra gli arrestati figurano anche il presunto capo della famiglia mafiosa di Agrigento Antonino Iacono e quella della cosca di Porto Empedocle Francesco Messina.
Coinvolti in tutto 34 persone, indagate, a vario titolo, per presunti reati di associazione per delinquere di tipo mafioso, estorsione, detenzione illegale di armi e detenzione di sostanze stupefacenti. Con questa operazione gli investigatori hanno accertato in particolare come non si sia mai spezzato lo storico vincolo tra le cosche palermitane e agrigentine, ricostruendo la mappa del pizzo imposto alle imprese.
In particolare “Cosa Nostra” avrebbe tentato di condizionare una serie di importanti opere, tra cui il rigassificatore di Porto Empedocle, ed i trasporti con l’isola di Lampedusa. Il racket avrebbe interessato anche le attività di ristrutturazione di alloggi popolari.
In carcere vanno:
Antonino Iacono, (61 anni), di Giardina Gallotti (frazione di Agrigento); Francesco Messina, (58 anni), di Porto Empedocle; Francesco Tarantino, detto “Paolo”, (29), di Porto Empedocle; Francesco Capizzi, alias “Il milanese”, (50), di Porto Empedocle; Gioacchino Cimino, (61), di Porto Empedocle; Giuseppe Piccillo, (53), di Favara;
Ai domiciliari:
Giacomo La Sala, (47 anni), di Santa Margherita Belice; Pietro Campo, (63), di Santa Margherita Belice e Emanuele Riggio, (45), di Monreale;
Obbligo di presentazione alla Polizia giudiziaria:
Vito Campisi, (45 anni), di Cattolica Eraclea; Antonino Grimaldi, (55), di Cattolica Eraclea; Santo Interrante, (34), di Santa Margherita Belice; Gaspare Nilo Secolonovo, (47), di Santa Margherita Belice;
Gli altri 21 indagati:
Antonino Abate, (29 anni), di Montevago; Tommaso Baroncelli, (40), di Santa Margherita Belice; Domenico Bavetta, (34), di Montevago; Carmelo Bruno, (47), di Motta Sant’Anastasia (Catania); Giovanni Campo, 25), di Santa Margherita Belice; Mauro Capizzi, (47), di Ribera; Roberto Carobene, (38), di Motta Sant’Anastasia; Domenico Cucina, (48), di Lampedusa; Rocco D’Aloisio, (46), di Sambuca di Sicilia; Diego Grassadonia, (54), di Cianciana; Piero Guzzardo, (37), di Santa Margherita Belice; Gioacchino Iacono, (36), di Realmonte; Giuseppe Lo Pilato, (44), di Giardina Gallotti (frazione di Agrigento); Leonardo Marrella, (38), di Montallegro; Stefano Marrella, (59), di Montallegro; Vincenzo Marrella, (41), di Montallegro; Vincenzo Marrella, (60), di Montallegro; Francesco Pavia, (35), di Porto Empedocle; Pasquale Schembri, (53), di Montallegro; Ciro Tornatore, (80), di Cianciana e Francesco Tortorici, (36), di Montallegro.
La Sicilia, ha dichiarato il ministro dell’Interno, Angelino Alfano, “è da tempo impegnata nel suo riscatto e le istituzioni sono a fianco della gente onesta che è tantissima e che, grazie ai successi della Squadra-Stato, si sente garantita e avverte ogni giorno la presenza dello Stato”.