
TORINO – Operazione contro la ‘ndrangheta dei carabinieri di Torino. Venti gli arresti eseguiti, tra il capoluogo piemontese e Reggio Calabria. Nel mirino i fratelli Adolfo e Aldo Cosimo Crea, considerati dagli investigatoriย espressione di vertice nel capoluogo piemontese della โNdrangheta reggina, entrambi con il grado di โpadrinoโ. I reati ipotizzati, a vario titolo, sono quelli di associazione per delinquere di stampo mafioso finalizzata a estorsioni, usura, traffico di droga e gestione di bische clandestine.
Eseguite 41 perquisizioni domiciliari e sequestrati beni tra cui 7 unitร immobiliari, 6 automezzi, 11 rapporti bancari, 2 cassette di sicurezza, 1 licenza commerciale, 2 societร con 3 sedi operative.
Nell’inchiesta, coordinata dalla Dda presso la procura di Torino, sono emersi pesanti atti intimidatori da parte degli arrestati. Ad una vittima di estorsione รจ stata recapitata, ad esempio, una testa mozzata di maiale con l’avviso che “la prossima sarebbe stata la sua”.
Dall’inchiesta sfociata nell’operazione di oggi, denominata “Big bang” (nome di un locale gestito dalla cosca di ‘ndrangheta), รจ emerso che le riunioni si svolgevano nel dehor di un bar del quartiere San Paolo, dove avvenivano anche le consegne di denaro.
Durante le indagini, gli arrestati sono stati pedinati e ripresi dai carabinieri per diversi mesi, durante le riunioni che si svolgevano nel dehor del locale “Big bang”, ritenuto la base operativa del gruppo che per gli “associati” era il loro “luogo di lavoro”.
Nell’area del Quartiere San Paolo, avvenivano in pieno giorno le consegne, da parte degli indagati, di denaro provento delle attivitร economiche controllate dal gruppo. Non solo, c’erano infatti anche le consegne da parte delle vittime di denaro loro estorto, tra cui giocatori dโazzardo, imprenditori, artigiani e negozianti.
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Agli indagati รจ stata contestata la violazione dellโarticolo 416 bis del Codice Penaleย “perย aver fatto parte – si legge nellโordinanza – dellโassociazione mafiosa denominata โndrangheta, e segnatamente di unโarticolazione della predetta associazione, attiva prevalentemente in Torino, resa nuovamente operativa, quantomeno a far data dal giugno 2014, collegata con le strutture organizzative insediate in Calabria e dotata di propria autonomia e capacitร dโazione tale per cui i componenti si avvalevano della forza dโintimidazione del vincolo associativo e della condizione di assoggettamento e di omertร che ne derivava, per commettere reati, per acquistare in modo indiretto il controllo di attivitร economiche e di autorizzazioni commerciali e per realizzare profitti e vantaggi economici ingiustiโ.
I NOMI DEGLI ARRESTATI
Adolfo Crea, 44 anni; Aldo Cosimo Crea, 41 anni; Luigi Crea, 21 anni; Paolo Varsalona, 24 anni; Franco Spina, 49 anni; Mario Convertino, 51 anni; ย Gianluca Arcadi , 37 anni; Silvestro Arcadi, 41 anni; Mario Crea, 33 anni; ย Santo Mossucca, 49 anni; Antonio Lanzafame, 45 anni; Massimiliano Ungaro, 41 anni; Antonio Samร , 47 anni; Antonio Pedullร , 45 anni; Natale Genovese, 60 anni; Giuseppe Scavone, 38 anni; ย Francesco Fiorito, 52 anni; ย Roberto Barbera, 36 anni
In particolare, spiega la procura di Torino, lโattivitร dโindagine si รจ sviluppata a partire dal giugno 2014 con sistemi tradizionali e senza il supporto di collaboratori di giustizia. La Procura della Repubblica e i Carabinieri sono partiti dallโattivitร di traffico di stupefacenti organizzato dai fratelli Adolfo e Aldo Cosimo Crea, inizialmente detenuti perchรฉ tratti in arresto lโ8 giugno del 2011 nel corso dellโoperazione โMinotauroโ, accertando che gli indagati comunicavano tra di loro sia con i cosiddette โpizziniโ, che con puntualitร venivano distrutti subito dopo essere stati letti dai destinatari, sia con smartphone di ultima generazione. Sono state intercettate oltre 263mila telefonate.
In particolare, giร dal carcere di Voghera e poi allโatto della loro remissione in libertร (avvenuta nel mese di febbraio 2014 per Aldo Cosimo Crea e nel mese di Giugno 2015 perย Adolfo Crea) i due citati fratelli, considerati espressione di vertice nel capoluogo piemontese della โNdrangheta reggina, entrambi con il grado di โpadrinoโ, hanno aggregato pregiudicati giร noti, parenti e nuovi giovani emergenti nel contesto criminale cittadino, avviando attivitร tipiche del controllo mafioso del territorio.
IL GRAFICO

Secondo le accuse, il gruppo familiare, intimidendo anche altri pregiudicati con la forza dellโappartenenza al sodalizio โndranghetista, ha sviluppato un consistente volume di attivitร nel traffico di stupefacenti, ma soprattutto nelle estorsioni sia direttamente a imprenditori, sia a vittime di usura, sia a soggetti indebitati nelle case da gioco gestite dal sodalizio. I proventi delle attivitร illecite venivano investiti nellโespansione del volume di affari delittuosi, ma anche per garantire agli affiliati un livello di vita idoneo a dimostrare a tutti il potere mafioso da loro raggiunto ed esercitato.
Particolarmente pesanti sono risultate le modalitร di minaccia delle vittime (una ventina quelle individuate, nessuna delle quali ha volontariamente inteso denunciare i fatti); in un caso, addirittura, รจ stata inviata ad un destinatario una testa mozzata di suino, con lโavviso che la โprossima sarebbe stata quella dellโestortoโ.

Il gruppo criminale aveva inoltre disponibilitร di armi ed รจ stata sequestrata, sempre nella fase delle precedenti indagini, una consistente quantitร di stupefacenti, a dimostrazione della capacitร operative del sodalizio.
Infine, nel corso delle precedenti attivitร investigative,ย sono state arrestate 11 persone in flagranza di reato, sequestrati oltre 50 Kg di stupefacenti (cocaina, hashish e marijuana) ed รจ stata individuata una piantagione di marijuana. Sono stati filmati per diversi mesi dai Carabinieriย quotidiani incontri degli associati nel dehor di un bar ritenuto la base operativa del gruppo (tanto che gli stessi affiliati lo definivano โluogo di lavoroโ); in quel luogo e nella via prospiciente, dove si svolge il frequentato mercato rionale del quartiere San Paolo, avvenivano in pieno giorno le consegne da parte degli indagati di denaro provento delle attivitร economiche controllate dal gruppo, ovvero consegne da parte delle vittime (giocatori dโazzardo, imprenditori, artigiani e negozianti, per un totale di almeno 20 unitร ) di denaro loro estorto.
Le riprese relative a tali incontri sono molto significative perchรฉ consentono di apprezzare il c.d. metodo mafioso attuato dai Crea.ย Lโauspicio della Procura รจ che altre vittime di questi odiosi atti minatori trovino la forza di denunciare quanto subรฌto, invitandoli ad assumere lโatteggiamento che rappresenta il solo modo di arrestare e vincere il diffondersi della cultura mafiosa anche in Piemonte.