28 Marzo 2024

Camorra a Roma, le mani di Luigi Moccia sui mercati romani. VIDEO

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Un frame del video della Polizia mentre effettuano un arresto

Avevano le mani in pasta sui mercati ortofrutticoli e sul mercato caseareo a Roma. E cosi sette esponenti di vertice, ritenuti affiliati e prestanomi del clan camorristico che fa capo a Luigi Moccia hanno ricevuto altrettante ordinanze di custodia cautelare emesse dal gip di Roma nell’ambito dell’indagine condotta dalla squadra mobile di Roma e dal nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza di Roma nei confronti di un’organizzazione operante a Roma nel settore ortofrutticolo e delle mozzarelle. Nei confronti dei soggetti coinvolti è scattato anche il sequestro di beni per un valore di circa un milione di euro.

Il provvedimento cautelare è stato emesso sulla scorta degli elementi di coinvolgimento raccolti contro appartenenti alla cosca Moccia, acquisiti nel corso delle investigazioni svolte dalla Questura di Roma, coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Roma.

Sono sette le ordinanze di custodia cautelare, 5 in carcere e due ai domiciliari disposte dal gip. Si tratta di Luigi Moccia, classe 1956 – carcere; Gennaro Moccia, nato il 1992 – carcere; Gennaro Moccia, nato il 1972 – carcere; Carminantonio Capasso, 1987 – carcere; Maria Maranta, 1963 – carcere; Riccardo Nardella, 1968 – domiciliari; Nicola Castaldo, 1985 – domiciliari. Sono state effettuate 17 perquisizioni personali e locali in Campania, Lombardia e Lazio.

In termini numerici l’operazione è stata imponente. Ha visto l’impiego di 160 tra poliziotti e finanzieri. L’attività, hanno detto gli inquirenti, costituisce un importante tassello per la riconquista di vitali spazi di legalità economica, anche in quei territori, come la Capitale, lontani dai luoghi di origine delle più note e strutturate organizzazioni criminali, ma non per questo scevri da condizionamenti di matrice mafiosa.

L’INCHIESTA
Le indagini della Squadra Mobile sono scaturite dall’uccisione, avvenuta a Nettuno il 23 luglio 2012, di Modestino Pellino, affiliato al clan Moccia, e condannato per gravi reati, all’epoca dell’uccisione sorvegliato speciale e sottoposto alla misura dell’obbligo di soggiorno a Nettuno. Parallelamente, il Gico (Gruppo d’investigazione sulla criminalità organizzata) veniva delegato all’esecuzione di specifiche indagini tese a riscontrare ipotesi di infiltrazioni criminali nel redditizio mercato della distribuzione agroalimentare della Capitale.

I soggetti coinvolti nell’odierna operazione di polizia, spiegano gli inquirenti, convenzionalmente denominata “Poseidone-Passion Fruit”, sono stati segnalati alla locale Autorità giudiziaria per plurime fattispecie di reato che vanno dal trasferimento fraudolento di valori, all’impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita, all’estorsione e all’illecita concorrenza con minaccia o violenza, con le aggravanti previste per i delitti commessi nell’ambito delle associazioni di tipo mafioso.

Nel dettaglio, l’attività investigativa ha consentito di disarticolare un sodalizio criminale, promosso ed organizzato da Luigi Moccia (classe 1956), esponente apicale dell’omonima consorteria camorristica, il quale è risultato essere il gestore di diverse attività imprenditoriali, attive nella Capitale principalmente nei settori della distribuzione di prodotti lattiero caseari ed ortofrutticoli, nonché in quello turistico-alberghiero.
Secondo l’accusa, Luigi Moccia avrebbe “mimetizzato” le proprie attività nell’economia, servendosi di una serie di prestanomi al fine di schermarne l’effettiva titolarità.

IL VIDEO DEGLI ARRESTI

All’uomo competevano i poteri decisori in merito alle scelte organizzative ed operative delle società a lui riconducibili, lo stesso si preoccupava di predisporre le strutture ed i mezzi strumentali all’esercizio delle relative attività, di individuare i fornitori e di procurare alle società importanti clienti, decidendo anche le strategie di espansione delle imprese, sia sul mercato romano che estero. I suoi dipendenti dovevano ragguagliarlo in merito ad ogni aspetto della loro quotidiana attività e consultarlo per ogni decisione anche marginale.

Nell’organizzazione malavitosa un ruolo parimenti rilevante, sostengono i magistrati, è stato assunto dall’imprenditore romano Gennaro Moccia, del 1972, detto Roberto, che avrebbe favorito l’introduzione delle attività di Luigi Moccia nel mercato capitolino, con proiezioni di espansione sul mercato ortofrutticolo di Barcellona (Spagna).

La collaborazione tra i due è diventata stretta a tal punto da portare alla costituzione di una vera e propria società di fatto, operante nel settore della commercializzazione di prodotti ortofrutticoli e lattiero caseari destinati ad attività di ristorazione romane di primaria rilevanza, nonché a negozi di una catena di supermercati nota in ambito nazionale.

Le indagini hanno inoltre consentito di monitorare l’interessamento di Luigi Moccia nell’acquisizione della gestione di strutture alberghiere attive a Roma, peraltro già sequestrate (nel giugno 2013) in sede di prevenzione e successivamente confiscate (nel dicembre 2014), con la previsione di investimenti per circa 15 milioni di euro.
Proprio in tale settore imprenditoriale, è stata accertata la riconducibilità in capo al Luigi Moccia di due unità immobiliari site in Napoli, formalmente intestate ad un’azienda facente capo a Maria Maranta, dove quest’ultima conduce l’attività alberghiera denominata Hotel San Pietro.

Alla vicinanza al clan è da ricondurre anche la documentata aggressione, avvenuta presso il Centro Agroalimentare Roma – C.A.R. nel novembre del 2013, perpetrata dal Gennaro Moccia, nei confronti di un imprenditore concorrente nel medesimo settore, con le connotazioni di una tipica azione camorristica.
Gli indagati sono accusati a vario titolo per i reati di trasferimento fraudolento di valori, impiego di denaro, beni o utilità di provenienza, estorsione-tentata, illecita concorrenza con minaccia o violenza, con le relative aggravanti.


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