28 Marzo 2024

Caserta, acquisti per 2,5 milioni con carte di credito clonate. 26 misure

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I carabinieri di Caserta mostrano il materiale sequestrato

CASERTA – Clonavano carte di credito intestate a stranieri acquisendone i dati attraverso siti web illegali, e poi effettuavano acquisti di valore on-line o in negozi compiacenti: i Carabinieri di Caserta, coordinati dai magistrati della Procura della Repubblica di Napoli, hanno messo fine a un giro d’affari stimato in circa 2,5 milioni di euro.

Eseguiti 26 provvedimenti cautelari (2 in carcere, 6 agli arresti domiciliari e 18 obblighi di dimora), emessi dal GIP presso il Tribunale di Napoli nei confronti dei componenti di un sodalizio criminoso finalizzato alla ricettazione, frode informatica ed utilizzo indebito di titoli di pagamento.nei confronti di altrettanti indagati ritenuti responsabili a vario titolo di associazione per delinquere finalizzata alla ricettazione, alla frode informatica e all’utilizzo indebito di titoli di pagamento.

I militari dell’Arma hanno notificando i provvedimenti nelle province di Caserta, Napoli, Avellino, Benevento e Milano. Eseguite, contestualmente, perquisizioni domiciliari e notificato l’avviso di conclusione indagine ad altri 19 indagati.

L’INCHIESTA DELLA PROCURA
L’indagine è stata avviata sulla base della denuncia presentata da Istituto di Credito con sede in Caserta relativa a transazioni sospette eseguite dalla titolare di un esercizio commerciale di Caserta attraverso l’utilizzo di una carta di credito statunitense, ritenuta clonata dal servizio antifrode dell’istituto. L’attività investigativa, – spiega la procura – ha permesso di individuare un sodalizio criminale, composto prevalentemente da cittadini italiani dimoranti tra le province di Napoli e Caserta, dediti alla clonazione di carte di credito intestate a stranieri, dei cui dati anagrafici riuscivano ad impossessarsi tramite siti internet illegali.

E’ stato, inoltre, possibile accertare come alcuni degli indagati, al fine di ottenere il rilascio di POS e carte di credito, avevano avviato attività commerciali utilizzate esclusivan1ente per effettuare transazioni in frode di ingenti somme di denaro.

Nel corso delle indagini è stato documentato come i promotori del sodalizio, soggetti con elevate competenze informatiche e disponibilità finanziarie, riuscivano ad iscriversi a siti internet illegali aventi domini russi o rumeni, previo versamento di somme di denaro in dollari americani su conti Liqpay, riconducibili ad una Banca ucraina, per acquisire i codici identificativi di carte di credito straniere.

Successivamente, attraverso apparecchiature elettroniche denominate skimmer, gli appartenenti al gruppo criminale riuscivano a duplicare carte di credito, prepagate o carte “fedeltà” munite di banda magnetica, con le quali effettuavano acquisti presso almeno trenta esercizi commerciali compiacenti o attraverso i POS assegnati a ditte appositamente costituite per porre in essere tali operazioni illecite.

Particolarmente rilevante è risultata l’organizzazione adottata dal gruppo, che in alcune circostanze, oltre ad avvalersi della collaborazione di un commercialista per la produzione di fatture false utili a giustificare le operazioni di pagamento cautelativamente bloccate dagli istituti di credito e di un dipendente bancario infedele che agevolava l’installazione dei POS presso esercizi commerciali o ditte di fatto non operative, si serviva anche di intermediari e procacciatori per l’individuazione di esercizi commerciali compiacenti. A questi ultimi, che offrivano i loro POS per l’esecuzione delle finte transazioni, andava fino al 40% dell’importo prelevato dalle carte clonate; mentre all’intermediario veniva assicurato il 20% ed il restante 40% al gruppo criminale.

In alcuni delle occasioni contestate i membri dell’associazione ottenevano, quale corrispettivo per la transazione fraudolenta, beni di lusso presenti all’interno degli stessi esercizi commerciali (gioielli, orologi, pellicce e prodotti tecnologici), a volte rivenduti sottocosto a terzi. Il voluminoso giro d’affari realizzato nel periodo d’indagine è stato quantificato in circa 2.500.000 di euro e sono state sequestrate decine di carte di credito clonate, alcuni POS ed un lettore di bande magnetiche o “skimmer”.
Contestualmente all’esecuzione dei provvedimenti cautelari è stato eseguito un decreto di perquisizione domiciliare nei confronti di ulteriori 19 indagati, deferiti in stato di libertà per i medesimi reati.


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