19 Aprile 2024

Tangenti Anas. 19 arresti. “Un mercimonio”. Indagato Martinelli (FI)

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La Guardia di Finanza ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip del tribunale di Roma nei confronti di 19 soggetti tra dirigenti e funzionari dell’Anas e imprenditori titolari di appalti di opere pubbliche di primaria importanza.

Coinvolti anche un avvocato e un politico, Marco Martinelli, attuale parlamentare di Forza Italia. Romano di 53 anni, a Martinelli, in base a quanto apprende l’Ansa, è stato notificato dalla Finanza un avviso di garanzia.

L’operazione di questa mattina ha visto impegnati oltre 250 finanzieri e rappresenta la seconda tranche dell’inchiesta scattata a ottobre dell’anno scorso sulle mazzette pagate dagli imprenditori destinatari degli appalti ai funzionari dell’Anas.

Tra questi Antonella Accroglianò, la dirigente soprannominata “Dama Nera”, già arrestata lo scorso 22 ottobre nell’ambito di un presunto giro di mazzette in Anas. Ed è proprio sulla base delle sue ammissioni e dei successivi riscontri e verifiche effettuati dagli uomini del Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Roma, che sono scattati i provvedimenti di oggi.

Marco Martinelli è il secondo politico di calibro che entra nell’inchiesta sulle presunte tangenti in Anas. Lo scorso ottobre, insieme alla Accroglianò, venne arrestato anche l’onorevole Luigi Meduri, ex presidente della Regione Calabria ed ex sottosegretario alle Infrastrutture. Indagine che vide in tutto 31 indagati, a vario titolo. Meduri ora è libero, (ha solo l’obbligo di firma). I domiciliari gli sono stati revocati a fine anno.

L’INCHIESTA “DAMA NERA 2”

In particolare, la comparazione degli elementi indiziari emersi dalle indagini tecniche e dall’esame del copioso materiale probatorio sequestrato durante le operazioni di polizia effettuate nell’ottobre dello scorso anno – nell’ambito della nota operazione “Dama Nera”, allorquando vennero eseguite 10 misure cautelari personali – ha consentito di accertare come il sistema corruttivo individuato non si limitasse agli imprenditori e dirigenti Anas già arrestati, bensì potesse agevolmente considerarsi “sistemico”, arricchendosi di nuovi ed inquietanti episodi.

Sono 36 in tutto gli indagati coinvolti nell’odierna operazione di polizia, convenzionalmente denominata “Dama Nera 2”, che ha consentito di individuare nuovi episodi illeciti, perpetrati dal medesimo sodalizio criminale, disarticolato il 22 ottobre 2015.

Dalle indagini sono emersi indizi a carico di ulteriori dirigenti e funzionari Anas Spa, coinvolti, a vario titolo ed in accordo con importanti imprenditori di caratura nazionale, in fattispecie criminose di corruzione, turbata libertà degli incanti, autoriciclaggio e favoreggiamento personale.

Secondo gli inquirenti, i presunti episodi corruttivi individuati sono risultati essere finalizzati a favorire l’aggiudicazione di gare d’appalto a determinate imprese, a velocizzare l’erogazione dei relativi pagamenti, a sbloccare i contenziosi e consentire la disapplicazione di penali riguardanti l’esecuzione di commesse pubbliche, nonché assicurare indebiti indennizzi in relazione a procedure di esproprio, ovvero ad agevolare l’ottenimento di fondi maggiorati illecitamente.

Il mercimonio, spiega il gip, della pubblica funzione e la sistematicità dell’asservimento della medesima sono stati i tratti essenziali che hanno caratterizzato, per anni, l’operato dei pubblici funzionari infedeli oggi arrestati.

Secondo l’accusa, in cambio degli illeciti servizi prestati, abusando dei poteri derivanti dall’incarico ricoperto, i dirigenti Anas Spa e gli esponenti politici indagati hanno ottenuto utilità o provviste corruttive dai titolari di aziende, affidatarie di commesse di opere pubbliche di interesse nazionale. E’ stata accertata la corresponsione, da parte degli imprenditori, di provviste o utilità corruttive, in favore dei dirigenti Anas Spa e dei politici coinvolti, pari a circa 800.000 euro, sottoposti a sequestro con l’operazione di stamane.

Le investigazioni hanno consentito alle Fiamme gialle di accertare, tra l’altro, come siano stati falsati importanti appalti pubblici: dall’itinerario basentano (compreso il raccordo autostradale Sicignano-Potenza) alla SS 117 Centrale Sicula – quest’ultima cofinanziata dalla Regione Sicilia – entrambi aggiudicati nel 2014, alla SS 96 Barese e alla SS 268 del Vesuvio, arterie stradali aggiudicate nel 2012, arrivando sino a turbare la gara per la realizzazione della nuova sede Anas di Campobasso, opera aggiudicata nel 2011.

In tale articolato illecito contesto, secondo l’ipotesi investigativa, il politico indagato, Marco Martinelli, in virtù del ruolo istituzionale ricoperto, avrebbe garantito al titolare di un’importante impresa la nomina di un presidente di gara “non ostile”, tant’è che l’imprenditore si aggiudicava l’importante appalto in Sicilia.

Analogo ruolo di intermediazione è stato contestato ad un legale romano, oggi tratto in arresto, quale intermediario, per conto di un’azienda romana, nella corresponsione all’indagata Antonella Accroglianò (La Dama Nera, da cui prende il nome il secondo filone d’inchiesta, ndr) di una provvista corruttiva pari a 10.000 euro a fronte della facilitazione nell’erogazione di pagamenti, nonché per lo sblocco di contenziosi in essere con l’Anas Spa.

Emblematica la sintesi operata dal Gip nel suo provvedimento in cui parla di “un marciume diffuso all’interno di uno degli enti pubblici più in vista nel settore economico degli appalti”, reso ancora più “sconvolgente” dalla facilità di intervento del sodalizio per eliminare una penale, aumentare interessi e facilitare il pagamento di riserve, nonché, ancora più grave, far vincere un appalto ad una società “amica”, a discapito di altre risultate più meritevoli.

Sulla scorta dei consistenti elementi probatori raccolti, in data odierna, gli specialisti del G.I.C.O. hanno dato esecuzione ai seguenti provvedimenti emessi dal Tribunale e dalla Procura della Repubblica di Roma:
Ordinanza di custodia cautelare personale – in carcere ed agli arresti domiciliari, nei confronti di 19 persone per i reati di corruzione per l’esercizio della funzione e per atto contrario ai doveri d’ufficio, turbata libertà degli incanti, autoriciclaggio, favoreggiamento personale e truffa. Effettuati sequestri per un equivalente delle somme corruttive, allo stato accertate, fino a concorrenza di circa 800.000 euro.

Sono oltre 50 le perquisizioni effettuate in Lazio, Sicilia, Calabria, Puglia, Lombardia, Trentino Alto Adige, Piemonte, Veneto, Molise e Campania: passate al setaccio anche le sedi Anas di Roma, Milano e Cosenza. Nel corso delle operazioni di oggi, sono stati sottoposti a sequestro ulteriori 225.000 euro in contanti.

LA REAZIONE DELL’ANAS – “Gli arresti effettuati questa mattina dalla Guardia di Finanza rientrano nell’ambito degli sviluppi dell’indagine “Dama nera” ed erano attesi”. Lo ha dichiarato il consiglio di amministrazione di Anas, commentando positivamente i nuovi provvedimenti cautelari emessi dalla Procura di Roma, anche grazie alla collaborazione attiva di Anas prestata nel corso di questi mesi.

“Vogliamo ringraziare pubblicamente la Procura di Roma – prosegue il cda di Anas – per l’aiuto fondamentale che sta dando al nuovo vertice di Anas nel fare chiarezza sul passato, mettere ordine e tutelare la parte sana dell’Azienda, che è costituita dalla stragrande maggioranza dei dipendenti. La Procura, con cui stiamo attivamente collaborando da qualche mese, ha strumenti di indagine che in questi casi sono indispensabili per perseguire i corrotti”, ha dichiarato il presidente di Anas Gianni Vittorio Armani, a nome anche delle consigliere di amministrazione Cristiana Alicata e Francesca Moraci”.

“Le persone che sono state oggetto questa mattina di provvedimenti cautelari sono quelle che erano state già arrestate nella prima fase delle indagini e già licenziate da Anas con procedura accelerata, con qualche attesa eccezione”.

“Anas comunque ha avviato immediatamente la richiesta alla Procura di Roma degli atti dell’indagine per poter espletare in tempi rapidi tutte le azioni ritenute necessarie a tutela dell’Azienda nei confronti di eventuali altri dipendenti infedeli, a partire dal licenziamento”.


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