29 Marzo 2024

Imponevano slot machine. Arresti nel clan Zagaria. Inchiesta, FOTO/NOMI

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camorra zagaria casalesi caserta slot machineCASERTA – Dalle prime ore di questa mattina i carabinieri del Ros e del comando provinciale di Caserta, unitamente squadra mobile di Caserta, hanno eseguito una ordinanza di custodia cautelare, emessa su richiesta della Procura distrettuale antimafia di Napoli, nei confronti di 5 soggetti, ritenuti responsabili di associazione mafiosa (riferita al clan dei Casalesi – gruppo Zagaria), concorso esterno in associazione mafiosa, concorrenza illecita e ricettazione, aggravate dalle finalità mafiose.

Le indagini svolte da carabinieri e polizia hanno documentato il controllo, da parte di imprenditori e commercianti legati al boss Michele Zagaria, di sale giochi e centri scommesse nonché l’imposizione e la distribuzione esclusiva delle slot machines in alcuni comuni della provincia di Caserta.

Contestualmente è stata data esecuzione a un decreto di sequestro preventivo di beni mobili e immobili per un valore di circa 1 milione di euro.

Gli arrestati sono Carlo Fontana, nato a San Cipriano D’aversa il 4 Maggio 1972; Giuseppe Garofalo, nato a San Cipriano D’aversa il 14 Marzo 1972;  Attilia Zagaria, nata a Caserta il 24 Marzo 1978; Raffaella D’aniello, nata a Villaricca il 17 Ottobre 1975 e Alberto Di Cerbo nato a Napoli il 27 Luglio 1960

L’INCHIESTA DELLA DDA PRESSO PROCURA DI NAPOLI 

Le indagini, osserva il Gip nell’ordinanza di custodia cautelare, hanno fatto emergere il coinvolgimento dei fratelli Giovanni e Giuseppe Garofalo – appartenenti al gruppo di Casapesenna – nella gestione di internet point, sale giochi, bar e centri scommesse, nonché nell’esclusiva distribuzione e gestione di congegni elettronici da intrattenimento (le slot machines).

Le indagini, per come indicato dal giudice delle indagini preliminari, hanno permesso di accertare come, nonostante la cattura di Michele Zagaria e l’arresto dei fratelli Garofalo, il controllo monopolistico nella gestione di centri scommesse e nell’imposizione delle macchinette da gioco nei comuni di Casapesenna, San Marcellino e Trentola Ducenta, sia rimasto sostanzialmente immutato, essendo stato affidato a Carlo Fontana, cognato dei fratelli Garofalo.

Infatti, spiegano gli inquirenti, è stata rinvenuta ed analizzata della documentazione sequestrata nel corso di una perquisizione domiciliare eseguita presso l’abitazione di Carlo Fontana e di sua moglie Maria Maddalena Garofalo , sorella di Giovanni e Giuseppe, da cui è emersa una rudimentale forma di contabilità domestica, che abbraccia un periodo che va dal luglio 2014 fino agli inizi del 2015, dalla cui lettura è stata ricavata la rendicontazione di uscite e soprattutto di entrate di cospicue somme di danaro (nell’ordine di diverse decine di migliaia di euro mensili) derivanti dalle attività di alcuni esercizi pubblici fra cui bar, sale da gioco e centri scommesse, situati nell’area di influenza del sodalizio.

È stato possibile risaltare come Carlo Fontana, tenutario della documentazione in trattazione, abbia di fatto ereditato la gestione patrimoniale dei conti familiari riconducibili ai cognati Giovanni e Giuseppe Garofalo, così come desunto dalle numerose voci di denaro in uscita riportanti, ad esempio, la dicitura «dati a Lella», ovvero Raffaela D’aniello, detta Lella, moglie di Giuseppe Garofalo, titolare fra l’altro di due società del settore, la Size Game Srl e la Slot Mania Srl, nonché «Attilia» ovvero Attilia Zagaria, moglie di Giovanni Garofalo.

Di rilievo è stata altresì la contabilità corrispondente alle voci «roma», «fon» e «par», da ricollegare alla ragione sociale di alcuni bar di Casapesenna, quali il Bar Roma, il Bar Fontana e il Bar Paradise. E ancora, il termine «refill», sempre riportato nei documenti, sta a indicare l’operazione in gergo chiamata di refill, cioè di ricarica, da parte del gestore delle slot, del contenitore delle monete, mentre le voci «spinx», «toto/totò», «big book» sono associabili ai diversi tipi di slot machine in produzione e distribuite nei locali, come quelle chiamate “Book of the Sphinx” e “Il Grande Totò”.

Inoltre, in tale ambito, Alberto Di Cerbo, titolare della ESE Italia – Evolution Software Engineering Srl, attiva nel settore del noleggio e distribuzione delle apparecchiature elettroniche da intrattenimento, nel pattuire con Giuseppe Garofalo prima e con Carlo Fontana dopo, l’esclusiva collocazione delle slot all’interno della quasi totalità dei bar e dei circoli di Casapesenna, San Marcellino e Trentola Ducenta, versando poi la metà degli introiti alla famiglia Garofalo, nelle persone del Fontana e della D’aniello, forniva un significativo contributo alla vita e al rafforzamento dell’organizzazione mafiosa di riferimento, estromettendo di fatto dal mercato altre ditte di distribuzione dei giochi.

Infine, Attilia Zagaria, moglie di Giovanni Garofalo, pur non concorrendo nel delitto presupposto, ma beneficiando consapevolmente della posizione verticistica del marito nelle gerarchie dell’organizzazione riconducibile a Michele Zagaria, riceveva mensilmente dal cognato Carlo Fontana, a titolo di sostentamento familiare, la somma di circa 3mila euro.

Contestualmente viene data esecuzione a un provvedimento di sequestro preventivo di beni mobili e immobili, riferibili agli indagati e a loro prestanome per una complessiva stima di 1 milione di euro, al netto delle risultanze dei rapporti bancari, anch’essi oggetto di sequestro.


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