19 Aprile 2024

Corruzione, 24 arresti. Indagati Antonio Marotta (Ncd) e Giuseppe Pizza (Dc)

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Guardia di FinanzaVentiquattro persone sono state arrestate dalla Guardia di Finanza nell’ambito di un’operazione coordinata dalla Procura di Roma, che contesta agli indagati (in tutto 50) i reati di associazione per delinquere finalizzata alla frode fiscale, corruzione e riciclaggio, truffa ai danni dello Stato e appropriazione indebita.

Indagati anche il deputato Ncd, Antonio Marotta , per presunti legami illeciti con il faccendiere Raffaele Pizza, figura centrale dell’inchiesta e l’ex sottosegretario di Stato in uno dei governi Berlusconi, Giuseppe Pizza, fratello dell’uomo chiave Raffaele. Di professione avvocato, per Marotta l’accusa aveva chiesto l’arresto, ma il Gip non lo ha concesso.

L’operazione,  denominata “Labirinto”, ha visto impegnati centinaia di finanzieri del Nucleo Speciale di Polizia Valutaria che hanno effettuato anche numerose perquisizioni su tutto il territorio nazionale.

Le ordinanze sono state emesse dal gip presso il tribunale di Roma. 12 le ordinanze di custodia cautelare in carcere e dodici ai domiciliari. Disposte pure 5 misure interdittive (obbligo di dimora e divieto di attività professionale) e il sequestro di più di 1,2 milioni di euro tra immobili, conti correnti e quote societarie a carico di altrettanti indagati.

Al centro dell’inchiesta figura appunto il faccendiere, Raffaele Pizza, che opera nel settore delle pubbliche relazioni e che – scrive la Gdf – avrebbe “forti entrature politiche, grazie a salde ed antiche relazioni con personalità di vertice di enti e società pubbliche”.

L’INCHIESTA – Le investigazioni degli specialisti del Nucleo Valutario traggono origine dall’approfondimento di svariate segnalazioni per operazioni sospette nei confronti di un consulente tributario romano e di un labirinto di società a lui riferibili che avrebbero movimentato grandi somme di denaro tra i conti correnti personali ed aziendali.

Le indagini valutarie – spiegano le Fiamme gialle – prima e penali poi hanno permesso di ricostruire l’operatività di una presunta ramificata struttura imprenditoriale illecita che negli anni oggetto d’indagine avrebbero movimentato oltre 10 milioni di euro giustificati da fatture false a scopo di evasione e per costituire riserve occulte da destinare a finalità illecite, attraverso una galassia di società cartiere (costituite e gestite con il concorso di numerosi indagati).

Per “ammorbidire” eventuali controlli fiscali e agevolare le pratiche di rimborso delle imposte, il consulente si sarebbe avvalso anche di due dipendenti infedeli dell’Agenzia delle Entrate di Roma, arrestati nel corso delle operazioni odierne, smascherati in collaborazione con gli organi ispettivi interni dell’Agenzia delle Entrate.

Figura centrale del presunto sistema affaristico-criminale è Raffaele Pizza, faccendiere capitolino, originario della Calabria, attivo nel settore delle pubbliche relazioni che, forte di “entrature” politiche e grazie a salde, antiche relazioni con personalità di vertice di enti e società pubbliche, costituiva lo snodo tra il mondo imprenditoriale e quello degli enti pubblici, svolgendo un’incessante e prezzolata opera di “intermediazione” nell’interesse personale e di imprenditori senza scrupoli interessati ad aggiudicarsi gare pubbliche.

Il faccendiere, sfruttando i legami stabili con la “politica”, si sarebbe adoperato anche per favorire la nomina, ai vertici di enti e di società pubbliche, di persone a lui vicine, così acquisendo ragioni di credito nei confronti di queste che, riconoscenti, risultavano permeabili alle sue richieste.

Il faccendiere utilizzava uno studio sito accanto al Parlamento, in una nota via del centro, per ricevere danaro di illecita provenienza, occultarlo e smistarlo, avvalendosi in un caso anche della collaborazione di un parlamentare in carica di professione avvocato – attualmente indagato – che lo ha attivamente coadiuvato nelle attività di illecita intermediazione.

Nei confronti degli oltre cinquanta tra arrestati e indagati, ritenuti “organici al sodalizio criminale”, sono ancora in corso le perquisizioni finalizzate all’acquisizione di ulteriori elementi utili al prosieguo delle indagini che stanno interessando oltre cento obiettivi tra la Capitale, il Lazio, la Lombardia, il Veneto, l’Emilia Romagna, la Toscana, le Marche, l’Umbria e la Campania.


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