25 Aprile 2024

Riciclaggio, sequestrate due polizze per un milione a Gianfranco Fini

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Gianfranco Fini
Gianfranco Fini in una foto del 2013 (web)

All’esito di articolate indagini della Procura della Repubblica di Roma i finanzieri del Servizio centrale investigazione criminalità organizzata (Scico) hanno eseguito un decreto di sequestro preventivo di beni per un valore di circa 1 milione di euro, emesso dal Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Roma nei confronti dell’ex presidente della Camera dei deputati Gianfranco Fini. Si tratta di due polizze vita intestate alle figlie per un valore di 495 mila euro l’una.

L’operazione, denominata  “Rouge et Noir” (rosso e nero) segue un altro sequestro preventivo già eseguito nei confronti di Giancarlo, Sergio ed Elisabetta Tulliani, in relazione a plurimi reati, tra cui episodi di riciclaggio e autoriciclaggio che la procura ritiene commessi in concorso con Gianfranco Fini.

Si tratta di reati emersi nell’ambito di una più ampia attività d’indagine che ha già portato all’esecuzione,  in data  13  dicembre  2016,  di  un’ordinanza  di  custodia cautelare in carcere nei confronti  di Francesco Corallo, Rudolf Theodoor Anna Baetsen, Alessandro La Monica, Arturo Vespignani e Amedeo Laboccetta, in quanto  ritenuti parte  di  un’associazione a  delinquere  aggravata,  a  carattere transnazionale, dedita ai reati di peculato, riciclaggio e sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte, promossa e diretta da Francesco Corallo.

Nella stessa giornata è stata data anche esecuzione a un decreto di sequestro per equivalente di beni per un valore complessivo pari a 215 milioni di euro. L’analisi di flussi finanziari oggetto di riciclaggio, secondo gli inquirenti, ha permesso di ricostruire un circuito economico fraudolento posto in essere dai sodali i quali si adoperavano, attraverso la costituzione di numerose società offshore, a trasferire, dall’Italia verso numerosi Paesi europei ed extraeuropei, somme di denaro oggetto di peculato, e sottratte  alla  pretesa  impositiva  erariale.

I proventi  illeciti  conseguiti dall’associazione capeggiata da Francesco Corallo sono stati utilizzati per attività economiche, finanziarie, ed acquisizioni immobiliari, tra cui l’acquisto dell’appartamento ceduto da Alleanza Nazionale (più nota come la casa di Montecarlo, ndr) alle società offshore Printemps e Timara, riconducibili ai fratelli Giancarlo e Elisabetta Tulliani, quest’ultima compagna dell’ex leader di An.

Le indagini hanno accertato che detto negozio giuridico, realizzato alle condizioni concordate con Francesco Corallo ed i Tulliani, sarebbe, secondo gli inquirenti, stato deciso da Gianfranco Fini nella piena consapevolezza di tali condizioni.

E’ stato, altresì, accertato come i membri della famiglia Tulliani dal 2008 abbiano ricevuto, per il tramite di società offshore riconducibili a Francesco Corallo, oltre sette milioni di euro, trasferiti su conti personali e su conti di società a loro direttamente o indirettamente riconducibili.

I Tulliani, poi, consapevoli della provenienza delittuosa del denaro si sono adoperati per reinvestire e reimpiegare le stesse in beni immobili siti nel comprensorio di Roma e provincia.

Tali evidenze avevano consentito al Giudice per le Indagini Preliminari di emettere, già  a  febbraio  2017,  un  decreto  di  sequestro  per  equivalente  relativo  a  beni immobili, mobili e conti correnti, della famiglia Tulliani, per un valore di oltre 7 milioni di euro.

Secondo l’accusa, da ulteriori  indagini  è emerso come  Gianfranco  Fini  sia stato artefice dei rapporti che si sono instaurati tra Francesco Corallo e i membri della famiglia Tulliani, rapporti in forza dei quali costoro hanno ricevuto dal primo le cospicue somme di denaro menzionate, in assenza di qualsiasi causale logica, ovvero in presenza di causali non collegabili a reali prestazioni effettuate.

LE POLIZZE – Il sequestro delle due polizze vita, con un valore di riscatto di 495 mila euro l’una è giustificato da inquirenti ed investigatori della Guardia di Finanza per il ruolo centrale di Gianfranco Fini in tutta la vicenda che ha portato in carcere Corallo e al sequestro di beni per un valore di sette milioni nei confronti della famiglia Tulliani.

Secondo gli investigatori, Corallo assieme a Alessandro La Monica, Arturo Vespignani, Amedeo Laboccetta, Rudolf Theodoor e Anna Baetsen, avrebbero fatto parte di un’associazione a delinquere che avrebbe evaso le tasse e dedita al riciclaggio. I soldi, una volta ripuliti, sarebbero stati utilizzati da Corallo per attività economiche e finanziarie ma anche nell’acquisto di immobili che hanno coinvolto i membri della famiglia Tulliani.

LA DIFESA DI FINI – “Il provvedimento di sequestro non è diretto in prima persona nei confronti di Gianfranco Fini. Sono state sequestrate le polizze intestate alle figlie sulla base dell’incapienza del patrimonio che doveva essere oggetto di sequestro nei confronti di Giancarlo Tulliani”. Lo affermano gli avvocati Francesco Caroleo Grimaldi e Michele Sarno, difensori dell’ex vicepremier ed ex ministro. Il provvedimento di sequestro, chiesto ed ottenuto dal pm Barbara Sargenti, sarà “impugnato al Tribunale del Riesame, davanti al quale verrà riaffermata l’assoluta estraneità dell’onorevole Fini ai fatti che gli sono contestati”, aggiungono gli avvocati.

Un mese fa circa, l’ex leader di An, ospite di Porta a Porta, si era detto estraneo all’inchiesta della procura. “Ho fiducia nella magistratura”, disse ammettendo di aver commesso errori, ma mai avuto a che fare coi giri di denaro di Corallo e altri. L’ex ministro degli Esteri ha querelato per calunnia l’ex parlamentare di An Amedeo Laboccetta.


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