23 Aprile 2024

“Bruciò vive le sorelline rom”. Preso. Scippò Yao Zhang ma venne liberato

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Serif Seferovic in due fotogrammi del video della Questura di Roma. Al centro il rogo del camper in cui morirono arse vive Elisabeth, Francesca e Angelica
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Il 5 dicembre 2016, Serif Seferovic, 20 anni, dimorante nel campo rom di via Saviati, a Roma, insieme ad altri aveva scippato la borsa a Yao Zhang, la studentessa cinese morta investita a Tor Sapienza da un treno mentre stava cercando di inseguirli. Catturato dalla Polizia, a febbraio è stato condannato a due anni per furto con strappo ma è stato subito rilasciato libero. Una liberazione che suscitò polemiche.

Ieri sera, a circa tre mesi dal rilascio, è stato nuovamente fermato perché ritenuto l’autore dell’orripilante triplice omicidio delle tre sorelline rom, Elisabeth, Francesca e Angelica, arse vive in un rogo a Centocelle. Secondo l’accusa sarebbe stato lui, Serif Seferovic, ha lanciare la bottiglietta incendiaria contro il camper dove viveva la famiglia di nomadi Halilovic.

L’incendio è avvenuto la notte dello scorso 10 maggio in un parcheggio del centro Commerciale “Primavera” di Piazza Mario Ugo Guatteri. Nelle riprese video di una camera si vede una persona lanciare un oggetto contro il camper che prese fuoco avvolgendo e distruggendo totalmente il mezzo. All’interno vi era l’intera famiglia composta da 13 persone. Elisabeth Halinovic, di 20 anni, e le sorelline Francesca e Angelica di 8 e 4 anni non fecero in tempo a mettersi in salvo e morirono tra atroci sofferenze avvolte dalle fiamme.

Scattano le indagini della sezione omicidi della Squadra mobile di Roma ad esito delle quali il pm della procura di Roma ha emesso il nuovo fermo per Serif Seferovic, poiché gravemente indiziato di essere il responsabile dell’omicidio plurimo delle sorelline rom. Gli uomini del questore Guido Marino lo hanno arrestato a Torino, in collaborazione dei colleghi piemontesi. Serif era in compagnia della fidanzata.

L’INDAGINE – Sin dai primi esiti dell’attività di indagine basata tra l’altro sull’assunzione di informazioni testimoniali e analisi di impianti di videosorveglianza presenti nell’area interessata, è subito emerso che quanto accaduto era da ricondursi a problematiche esistenti tra il nucleo famigliare Halilovic ed uno dei Seferovic, maturate all’interno del campo nomadi di Via Salviati.

A seguito di tali problematiche, il padre delle tre vittime era da tempo entrato in forte contrasto con alcuni Seferovic. Infatti, l’omicidio del 10 maggio è stato preceduto da alcuni episodi di litigi e danneggiamenti, sintomatici del clima esistente fra i citati nuclei familiari.

Si è accertato inoltre che pochi giorni prima la famiglia Seferovic ha repentinamente abbandonato il campo nomadi di via Salviati, proprio in seguito alla degenerazione dei rapporti con gli Halilovic.

Pertanto, l’attività investigativa è stata indirizzata nei confronti del nucleo familiare dei Seferovic ed ha consentito di raccogliere gravi indizi di colpevolezza nei confronti di Serif Seferovic il quale, tra l’altro, aveva nella disponibilità un furgone con le stesse caratteristiche di quello presente sulla scena del delitto ed utilizzato dagli autori del rogo.

Il prosieguo delle indagini ha consentito di localizzare la compagna di Serif in Sardegna, la quale, costantemente monitorata, nella serata di ieri, si è imbarcata su un traghetto per Genova da dove, nella mattinata odierna, a bordo di un treno, è partita alla volta di Torino, città dove vivono alcuni parenti della famiglia Seferovic.

Giunta presso la stazione ferroviaria “Lingotto” di Torino, è scesa dal convoglio e, poco dopo, si è incontrata con un soggetto subito riconosciuto dagli investigatori in Serif, il quale è stato immediatamente bloccato per l’esecuzione del fermo del Pubblico Ministero emesso dall’autorità giudiziaria romana, in considerazione dei gravi indizi di reità raccolti nei suoi confronti, per i reati di omicidio plurimo, tentato omicidio plurimo, detenzione, porto ed utilizzo d’arma da guerra e incendio doloso.


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