19 Aprile 2024

Dopo la strage di Palagiano, droga e armi: 11 arresti a Taranto

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Dopo la strage di Palagiano, droga e armi: 11 arresti a TarantoI carabinieri Taranto hanno dato esecuzione, a Palagiano, Massafra e Taranto, a 11 provvedimenti cautelari (9 in carcere e 2 agli arresti domiciliari) emessi dal gip del Tribunale di Taranto, Vilma Gilli, su richiesta del pm Giovanna Cannarile, nei confronti di altrettanti soggetti ritenuti responsabili, a vario titolo, di concorso in detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti e detenzione e porto illegale di armi da fuoco.

In carcere sono finiti Leonardo Accattatis, di 31 anni, Giuseppe Carriero, (35),  Dalila Favale, (28), Cristian Goffredo, (35),  Angelo Pascali, (46), Agostino Petruzzelli, (36), Roberto Petruzzelli, (30), Francesco Scarcia, (45),  Giovanni Schinaia, (31). Ai domiciliari Giovanni Piccione, di 20 anni e Domenico Schinaia, (21).

L’attività trae origine da una serie di approfondimenti investigativi susseguenti alla cosiddetta “Strage di Palagiano” del 17 marzo 2014, in cui hanno perso la vita Cosimo Orlando, elemento di spicco della criminalità palagianese, dedito allo spaccio di stupefacenti nel territorio di quel centro, la sua compagna Carla Fornari ed il figlioletto della donna, Domenico Petruzzelli.

Secondo quanto emerso, Orlando, a seguito della sua scarcerazione ed ammissione al regime di semilibertà, operava congiuntamente ad alcuni soggetti locali, primo tra tutti, il pregiudicato Roberto Petruzzelli.

Le indagini, avviate nel mese di ottobre 2015 dai carabinieri del nucleo operativo della Compagnia di Massafra, si sono focalizzate, quindi, sul riassetto dei ruoli degli indagati dopo la strage, evidenziando il perdurare di una frenetica attività di spaccio al dettaglio, in cui Roberto Petruzzelli si poneva come diretto riscossore dei crediti vantati dal defunto capo del sodalizio, facendo anche ricorso a minacce con armi.

Le investigazioni hanno accreditato che lo stesso si avvaleva del fattivo contribuito del proprio fratello Agostino Petruzzelli (in quel frangente sottoposto ad una misura alternativa alla detenzione in carcere), nonché di alcuni giovani di Palagiano, gran parte dei quali già gravati da precedenti di polizia, tra cui i fratelli Giovanni Schinaia e Domenico Schinaia, Giuseppe Carriero (sorvegliato speciale con obbligo di soggiorno), Giovanni Piccione e Francesco Scarcia.

Le intercettazioni, l’escussione di persone informate sui fatti, come gli acquirenti ed isequestri di sostanza stupefacente succedutisi nel tempo, hanno fatto emergere l’esistenza di una lucrosa attività di spaccio di hashish, marijuana, cocaina ed eroina, con epicentro in Palagiano.
Con l’arresto di Roberto Petruzzelli, avvenuto il 28 dicembre 2015, la gestione dell’attività illecita passava nelle mani della sua convivente Dalila Favale che, come hanno dimostrato significative intercettazioni, aveva direttamente stabilito contatti con il fornitore Cristian Goffredo.

Dopo l’arresto di Petruzzelli,inoltre, la struttura iniziale si ripartiva in due gruppi autonomi: il primo, con a capo la Favale, alle cui dipendenze vi erano Francesco Scarcia e Giuseppe Carriero, con canale di fornitura Goffredo; il secondo, organizzato da Agostino Petruzzelli, in cui operavano Giovanni Schinaia, Domenico Schinaia, Domenico Piccione, con canale di fornitura il tarantino Angelo Pascali.

L’attività di spaccio di stupefacente, gestita con sensibilità “imprenditoriale” dai fratelli Petruzzelli e dalla Favale, prevedeva una ben definita suddivisione deiruoli e delle competenze, con precisi tariffari per la cessione a terzi, specifici luoghiove confezionare lo stupefacente destinato allo spaccio al minuto,come unbox in uso alnonno della Favale (estraneo ai fatti) o le abitazioni della stessa e dei germani Petruzzelli.

Dall’attività tecnica è emerso, inoltre, che gli indagati facevano ricorso a frasi allusive per avanzare richieste di stupefacente o indicare il materiale atto al confezionamento dello stesso (“CD”, “DVX”, “DVD”, “bilancia perché mi devo pesare”, “mi aiuti”, “sto a piedi”, “ti devo pagare le olive”, “la moto bianca”, “i giocattoli”, “il marrone”), ovvero a termini convenzionali riferibili al tipo di droghe, come ad esempio il “servizio”o “la bianca” per indicare la cocaina o “le panette”, il “fumo ” e “WanChai”, riferibili all’hashish.

Tra gli indagati vi è anche il già latitante Leonardo Accattatis – ricercato perché colpito da un ordine di esecuzione emesso dal Tribunale di Taranto, dovendo espiare una pena di 4 anni e 10 mesi di reclusione per detenzione di sostanze stupefacenti, evasione, reati contro il patrimonio e violazioni alla Sorveglianza speciale – che acquistava lo stupefacente da Roberto Petruzzelli per il tramite di Giovanni Schinaia, che in questa circostanza aveva il ruolo di corriere e di autista, in quanto prelevava l’Accattatis da un punto d’incontro e lo accompagnava presso l’abitazione del Petruzzelli, dove avveniva la compravendita di stupefacente. Il 17 dicembre 2015 Accattatis, individuato ed arrestato dai militari di Massafra a Ceglie Messapica (Brindisi), fu trovato in possesso di stupefacente, bilancino ed altri strumenti atti al taglio e confezionamento.

A carico di alcuni indagati dell’operazione “WanChai” sono emersi anche indizi di detenzione di armi da fuoco: Giovanni Schinaia risultava detenere illegalmente quattro pistole e relative munizioni, che aveva spavaldamente mostrato ad una sua conoscente, minacciandola poi di tacere su quanto aveva appena visto. Anche a carico dei fratelli Petruzzelli emergevano indizi di disponibilità di armi, fra cui una pistola calibro 9 con relativo munizionamento.

Nel corso delle perquisizioni eseguite nella mattinata odierna, a casa della Favale sono stati recuperati e sequestrati 2 colpi calibro 7,65 illegalmente detenuti.

Il termine “WanChai”, che ha dato nome all’operazione, ed è il nome di un distretto della città di Hong Kong, è un’espressione criptica adoperata dagli indagati per indicare un tipo di hashish da loro commercializzato.


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