28 Marzo 2024

Mafia e droga, 37 arresti tra cui ex portiere del Lecce

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carabinieri I Carabinieri del Comando Provinciale di Lecce, con la collaborazione di quelli della Compagnia di Brindisi e di Alghero, stanno eseguendo complessivi 37 provvedimenti cautelari, emessi dal gip presso il Tribunale di Lecce Vincenzo Brancato su richiesta della locale Dda (pm Guglielmo Cataldi e Maria Vallefuoco), di cui 20 in carcere e 17 arresti domiciliari, nei confronti di soggetti indagati a vario titolo per “associazione di tipo mafioso”, “associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti”, “danneggiamento”, “danneggiamento seguito da incendio”, “detenzione abusiva di armi”, “detenzione di materie esplodenti”, “detenzione e spaccio di stupefacenti”, “estorsione”,“favoreggiamento personale”, “furto aggravato”, “minaccia aggravata”, “porto abusivo di armi”, “ricettazione”, “sequestro di persona”, “violenza privata”.

Le operazioni hanno avuto inizio stanotte dopo l’una con il supporto di 6 unità cinofile del nucleo cinofili carabinieri di Modugno (Bari) e Tito (Potenza), del team Artificieri Antisabotaggio del Comando Provinciale di Lecce, per un totale di 157 unità e 47 autovetture.

IN CARCERE
1. AMATO Vincenzo nato a Galatina il 28.01.1977;
2. ANGELINO Giuseppe nato a Poggiardo il 31.07.1993;
3. CAPUTO Andrea inteso “cavallo” nato a Maglie il 05.08.1978;
4. DE MITRI Fabrizio nato a Poggiardo il 27.01.1979;
5. FUSO Luigi nato a Martano il 10.01.1956;
6. GUADADIELLO Antonio Roberto nato a Lecce il 10.06.1982;
7. GUADADIELLO Anna Maria Cristina nata a Lecce 02.10.1985;
8. GUADADIELLO Luigi nato a Lecce il 17.07.1981;
9. GUADADIELLO Paolo nato a Lecce il 28.11.1987;
10. GUADADIELLO Stefano nato a Lecce l’11.02.1984;
11. MAGGIO Marco nato a Lecce il 17.04.1990;
12. MERICO Paolo nato a Poggiardo il 30.05.1984;
13. MIGGIANO Cosimo nato a Galatina (Le) il 09.02.1981;
14. PEDE Sergio nato a Maglie il 16.12.1975;
15. SERRA Paolo Domenico nato a Carpignano Salentino (Le) il 05.10.1959;
16. SPARAPANE Piero nato a Lecce il 28.06.1972;
17. SPARAPANE Stefano nato a Lecce il 31.12.1992;
18. STOMEO Christian, nato a Scorrano (Le) il 08.08.1993;
19. TUNNO Vittorio, nato a Poggiardo (Le) il 20.05.1981;
20. VISCONTI Adele, nata a Squinzano (Le) il 03.11.1995

ARRESTI DOMICILIARI
1. ANTONACI Lorenzo, nato a Lecce il 05.10.1976
2. CAFARO Alessandro, nato a Campi Salentina (Le) il 16.02.1984
3. CAPOCELLI Armando, nato a Maglie (Le) il 30.12.1985
4. COLUCCIA Cristian, nato a Treviglio (BG) il 17.04.1991
5. CONTE Alba nata a San Pietro Vernotico (Br) il 31.05.1993;
6. DE IACO Antonio inteso “barba”, nato a Poggiardo (Le) il 08.04.1983
7. DE RINALDIS Carmine inteso “macellaio”, nato a Poggiardo (Le) il 03.05.1977
8. GNONI Virgilio inteso “olio”, nato a Nociglia (Le) il 13.11.1970
9. GRECO Alessandro inteso “topo”, nato a Cursi (Le) il 21.09.1979
10. GUIDO Cosimo Davis, nato a Campi Salentina il 04.07.1979
11. LONGO Cesario, nato a Casarano il 05.03.1978
12. MIHAILESCU Alina Elena, nata in Romania il 25.02.1983
13. NUZZO Giuseppe inteso “ruspa”, nato a Cursi (Le) il 24.08.1970
14. PETRACHI Davide inteso “calcio”o “portiere”, nato a Lecce il 14.08.1986
15. SPEDICATI Lorenzo, nato a Lecce il 13.03.1992
16. TOMASI Antonio, nato a Maglie (Le) il 21.04.1970
17. ZEZZA Antonio inteso “bufalo”, nato a Tricase (Le) il 16.06.1989

Ai domiciliari anche un ex calciatore del Lecce, Davide Petrachi, 32 anni, leccese. Il giovane è stato uno dei portieri della rosa del Lecce calcio per 7 stagioni, militando anche in serie A, fino alla stagione 2014-2015 per poi giocare nella Virtus Lanciano, Martina Franca e Nardò calcio in serie D. Petrachi veniva chiamato in gergo dal sodalizio “calcio” o “portiere”.

L’indagine, nell’ambito della quale risultano indagati complessivamente 62 soggetti, è stata condotta nel periodo febbraio 2015 – febbraio 2016 dal Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia Carabinieri di Maglie.  L’attività prende le mosse da alcune delle risultanze emerse in una precedente indagine denominata “Costellazione”, ed è stata convenzionalmente chiamata “Orione” in riferimento alle tre stelle che compongono la “cintura” della nota costellazione.

Questa ha infatti consentito di disarticolare tre associazioni per delinquere finalizzate principalmente al traffico di sostanze stupefacenti: Una capeggiata da Paolo Serra ed operante nei territori di Borgagne, Carpignano Salentino, Martano, Melendugno, Otranto; un’altra, con a capo Vincenzo AMATO (classe ’77, già condanato a 19 anni e ora latitante) che operava nei territori dei comuni di Botrugno, Cursi, Cutrofiano, Maglie, Muro Leccese, Neviano, Nociglia, Poggiardo, Santa Cesarea Terme, Scorrano e Ruffano; la terza, a carattere mafioso e inserita nella “Sacra Corona Unita”, facente capo al clan “De Tommasi” di Campi Salentina e capeggiata dai fratelli Luigi e Paolo Guadadiello, attive nei comuni di Squinzano, Torchiarolo, Trepuzzi e Tricase.

La cellula dell’associazione per delinquere di tipo mafioso documentata e ricostruita attraverso le indagini, coordinate per quanto di competenza della D.D.A. dal Procuratore Aggiunto Guglielmo Cataldi, è risultata essere strutturata secondo uno schema verticistico e composta da 8 soggetti, facente parte della “Sacra Corona Unita”.

L’attività prevalente dei tre sodalizi è quella del traffico di sostanze stupefacenti, nonché delle estorsioni e della detenzione di armi ed esplosivi. I proventi di tali attività venivano, in parte, utilizzati anche per il sostentamento dei sodali detenuti. Nel corso dell’attività di indagine sono emersi viaggi in Spagna ed Albania al fine di procurarsi la fornitura di stupefacenti, nonché, per uno dei soggetti interessati,[1] connessioni con associazioni criminali di stampo mafioso operanti a Roma e nel quartiere napoletano di Secondigliano. È stata inoltre accertato che una delle associazioni interessate riforniva stabilmente il clan “DICATALDO” di Bitonto.

ORIGINI DELL’INDAGINE

L’attività investigativa nasce dall’arresto in flagranza di reato per violenza e resistenza a Pubblico Ufficiale di Giuseppe Angelino e Christian Stomeo che, durante un controllo alla circolazione stradale, si davano a precipitosa fuga per sfuggire ai militari operanti. Raggiunti, subivano il sequestro dei telefoni cellulari dai quali emergevano elementi di responsabilità nei loro confronti, unitamente ad altri soggetti, in ordine al reato di traffico di stupefacenti e la detenzione abusiva di armi.

Successive attività tecniche consentivano di fare luce su una complessa e articolata rete di persone dedita al rifornimento e allo spaccio di stupefacenti, ai furti e alle estorsioni che, attraverso mesi di indagini permettevano di individuare ben tre organizzazioni criminali, dotate di armi anche da guerra, che si spartivano buona parte del territorio della provincia di Lecce. Per una di queste organizzazioni era inoltre possibile riscontrare le caratteristiche tipiche di un’associazione mafiosa. Le intercettazioni ambientali e telefoniche facevano rilevare, sin dal loro avvio, l’adozione da parte di tutti i sodali di particolari cautele consistenti nell’ uso molto attento e limitato delle utenze telefoniche, talvolta sostituite, nell’utilizzo di  un linguaggio criptico per celare il reale contenuto delle conversazioni e/o sms e nell’utilizzo di apparecchiature elettroniche atte ad eludere operazioni di intercettazione, quali congegni elettronici per la rilevazione di microspie e utilizzate per la bonifica degli ambienti, fossero essi abitazioni o abitacoli di autovetture. Questo imponeva un sempre più frequente ricorso a servizi di osservazione, controllo e pedinamento eseguiti sul territorio.

L’ASSOCIAZIONE PER DELINQUERE CAPEGGIATA DA SERRA PAOLO – MARTANO

La prima delle tre associazioni ad emergere era quella operante nell’area Martano – Melendugno – Otranto, che si avvaleva della collaborazione stabile di PEDE Sergio e della compagna MIHAILESCU Alina Elena nonché di TOMASI Antonio, ANTONACI Lorenzo, STOMEO Christian. Grazie ad attività tecniche e di intercettazione era possibile ricostruire gli spostamenti degli aderenti al sodalizio criminale, la stabile attività di spaccio e i viaggi compiuti per il rifornimento. Le indagini erano rese più difficili dalle costanti cautele del gruppo, che usava il meno possibile le utenze cellulari, cambiandole spesso e impiegando sempre linguaggio criptico, e che in più di un’occasione ha utilizzato della strumentazione per rilevare la presenza di apparecchiature per intercettazioni ambientali in autoveicoli e abitazioni. Il gruppo aveva anche l’accortezza di variare spesso le auto utilizzate per gli spostamenti e informarsi preventivamente sui posti di controllo predisposti dalle forze dell’ordine, evitando per le loro attività aree sottoposte a videosorveglianza. Lo stupefacente era custodito all’interno di contenitori per derrate agricole tenuti in nascondigli segreti, lontani dalle aree urbane, in maniera che fosse difficilmente riconducibile, in caso di sequestro, all’organizzazione. Rilevante anche il ruolo svolto dalla donna del gruppo, che procedeva al taglio della sostanza e aveva spesso il compito di accompagnare i componenti maschi in maniera da evitare di destare troppi sospetti in caso di controllo. Nell’ attività di spaccio venivano inoltre impiegati dei minori, in quanto i figli degli appartenenti erano impiegati per il trasporto e l’occultamento della sostanza stupefacente.

Il gruppo, che aveva disponibilità di armi da fuoco, era dedito estorsioni tramite il metodo del “cavallo di ritorno”, rubando veicoli e richiedendo un corrispettivo per la loro restituzione. Inoltre progettava rapine e compieva numerosi danneggiamenti e incendi su commissione, dietro il pagamento di denaro, richiesti da concorrenti commerciali in danno di altre attività o per regolare dissidi personali. In più, organizzava spedizioni punitive nei confronti di soggetti ritenuti responsabili di confidenze alle forze dell’ordine o di offese nei confronti dei componenti dell’organizzazione. In un’occasione, PEDE Sergio e ANGELINO Giuseppe (appartenente ad altra associazione) procedevano a rintracciare un terzo soggetto erroneamente ritenuto responsabile dell’incendio di un’autovettura in uso al PEDE. Prelevato da casa e fatto salire su un’auto, veniva portato in un luogo isolato presso i laghi Alimini e, mimando le modalità tipiche di un’esecuzione mafiosa, veniva fatto inginocchiare, puntandogli una pistola carica alla testa nel tentativo di far “confessare” il danneggiamento.

L’approfondita attività di indagine permetteva di ricostruire non solo la diffusa rete di spacciatori, interni o esterni all’associazione, ma anche i canali di rifornimento di armi e stupefacenti, che erano riferibili al clan Tornese di Monteroni di Lecce e all’associazione capeggiata da AMATO Vincenzo, di Scorrano.

L’ASSOCIAZIONE PER DELINQUERE CAPEGGIATA DA AMATO VINCENZO – SCORRANO

AMATO Vincenzo, conosciuto come “pisciuleddhru”, è personaggio di spicco della criminalità organizzata leccese, in passato associato al clan della Sacra Corona Unita “COLUCCIA” di Noha-Galatina, latitante dal febbraio 2016 e condannato a pena definitiva di 19 anni e sei mesi per traffico internazionale di stupefacenti  con la Colombia, ed è risultato essere uno dei fornitori, insieme alla sua organizzazione, del gruppo di SERRA (nonché del clan DICATALDO di Bitonto). Grazie all’iniziale approfondimento del ruolo di ANGELINO Giuseppe è stato possibile ricostruire i contatti tra le due associazioni, facendo emergere, anche grazie alle dichiarazioni di collaboratori di giustizia, un’articolata associazione organizzata in maniera strettamente verticistica, di cui fanno parte con vari ruoli e responsabilità anche MIGGIANO Cosimo, MERICO Paolo e TUNNO Vittorio, CAPUTO Andrea, DE MITRI Fabrizio, GRECO Alessandro, GNONI Virgilio, DE IACO Antonio, NUZZO Giuseppe, PETRACHI Davide, DE RINALDIS Carmine, ZEZZA Antonio, COLUCCIA Christian, CAPOCELLI Armando, nonché lo stesso ANGELINO.

Anche questa associazione è risultata essere in possesso di armi da fuoco ed esplosivi, tra cui 4 detonatori ad alto potenziale verosimilmente impiegati nel compimento di attentati ed estorsioni. Anche in questo caso è emerso l’utilizzo di strumentazione per la rilevazione di microspie e la continua e frequente “bonifica” delle auto in uso al gruppo, nonché il cambio quasi ossessivo di schede (anche estere, in particolare olandesi e albanesi, rinvenute in occasione di sequestro) e apparecchi telefonici al fine di eludere le indagini.

È emerso inoltre il fatto che questa associazione era in grado di procurarsi stupefacente da fornitori internazionali basati in Spagna, Marocco e Albania, il che è dimostrato da indagini tecniche che hanno fatto luce sui numerosi viaggi all’estero, in particolare di MIGGIANO Cosimo, il più stretto collaboratore di AMATO Vincenzo. La base operativa del gruppo era in un bar di Muro Leccese (LE), ove sono avvenuti anche incontri (documentati da servizi di osservazione e pedinamento compiuti nel territorio della Compagnia di Maglie) con esponenti delle altre organizzazioni criminali leccesi e con trafficanti di stupefacenti di nazionalità albanese venuti appositamente per contrattare i termini della fornitura, per cifre ammontanti a decine di migliaia di euro (ad esempio, in due episodi sono stati accertati scambi per 40.000 e 65.000 euro). Al gruppo sono state sequestrate decine di kg di stupefacente, contenuto in depositi costituiti da bidoni interrati e murati all’interno di muretti a secco. Il giro d’affari dell’organizzazione è difficilmente stimabile ma assume enormi proporzioni se si considera quanto emerso dal sequestro, operato dai carabinieri della Compagnia di Maglie, di numerosi “pizzini” contenenti la contabilità dello spaccio, che solo nel mese di settembre 2015 fanno rilevare un traffico di cocaina, eroina e marijuana ammontante a oltre 300.000 euro.

Il gruppo è risultato anche essere molto attento alla cura degli interessi e dei familiari dei sodali detenuti, occupandosi del sostentamento delle compagne e del pagamento delle spese legali.

L’ASSOCIAZIONE DI TIPO MAFIOSO CAPEGGIATA DAI FRATELLI GUADADIELLO – TORCHIAROLO/SQUINZANO

L’approfondimento dell’attività del gruppo di AMATO ha consentito di individuare un altro sodalizio criminale che da essi era rifornito. Si tratta del clan mafioso dei fratelli GUADADIELLO, basato in Torchiarolo e Squinzano, inserito all’interno della Sacra Corona Unita Leccese. È stato possibile ricostruire la partecipazione al gruppo (verosimilmente molto più numeroso) di GUADADIELLO Paolo, GUADADIELLO Roberto Antonio, GUADADIELLO Stefano, GUADADIELLO Luigi, MAGGIO Marco, VISCONTI Adele, CONTE Alba e GUADADIELLO Anna Cristina.

Fondamentale in questo caso è risultato essere il ruolo delle donne del sodalizio, che portavano all’esterno del carcere le disposizioni date dai capi del clan mafioso (alcuni di questi, infatti, erano detenuti al tempo dell’indagine). In particolare CONTE Alba, moglie di GUADADIELLO Paolo, nel corso della detenzione del marito ha svolto il ruolo di vero e proprio contabile dell’associazione, distribuendone i proventi agli appartenenti e decidendo le nuove forme di “investimento”.

L’associazione, dotata di armi da fuoco e fucili da guerra (5 pistole e un ak47 kalashnikov con relativo munizionamento, sequestrati dalla Stazione Carabinieri di Torchiarolo il 18.11.2015), ha eseguito un elevatissimo numero di estorsioni nei confronti dei soggetti acquirenti di stupefacente, anche appartenenti al gruppo stesso, non disdegnando di ingaggiare vere e proprie sparatorie nei pressi delle abitazioni degli stessi (Guadadiello Paolo, insieme ad altri due soggetti, fu infatti arrestato per molteplici episodi di tentato omicidio, mentre Guadadiello Luigi è attualmente detenuto per un omicidio consumato nel 2008).

L’attenta analisi dei colloqui in carcere consentiva di rilevare i classici indicatori dell’associazione a delinquere di stampo mafioso, e in particolare la gerarchizzazione, il controllo del territorio e la riscossione del pizzo, la condizione di assoggettamento derivante dalla forza intimidatoria del vincolo associativo, la ripartizione dei profitti, la disponibilità di armi, il sostentamento economico dei soggetti detenuti e dei loro familiari, l’indicazione del legale e l’accollo delle relative spese nei procedimenti penali.

DIREZIONE E COORDINAMENTO DELL’INDAGINE

Ogni fase della complessa attività investigativa è stata sapientemente diretta dalla Procura della Repubblica di Lecce, nella persona del Sostituto Procuratore Dott.ssa Maria Vallefuoco, con la supervisione, per quanto di competenza della direzione distrettuale antimafia, del Procuratore Aggiunto Dott. Guglielmo Cataldi, consentendo di sviluppare e portare a termine l’odierna ed articolata indagine, supportata da numerosissime intercettazioni telefoniche, ambientali e in carcere. Durante le varie fasi, a riscontro dell’attività in oggetto, sono stati effettuati 5 arresti per traffico di stupefacenti nei comuni di Muro, Cursi e Santa Cesarea Terme. Sono stati altresì sequestrati complessivamente 26,6 kg di hashish, 311 grammi di cocaina, 17 grammi di Eroina, quattro detonatori e 2 ordigni esplosivi artigianali. Nel contesto dell’indagine sono inoltre stati sequestrati dalla Compagnia di Brindisi 1 ak-47 Kalashnikov e 5 pistole, che hanno portato all’arresto di due persone oltre a relativo munizionamento.

Gli arrestati sono stati tradotti in presso il Carcere di Lecce e presso le rispettive abitazioni per quanto attiene gli arrestati domiciliari. L’odierna operazione di P.G. ha permesso di disarticolare una vera e propria costellazione di associazioni criminali attive sul territorio delle Province di Lecce e Brindisi, da tempo affermatesi con particolare aggressività e ramificazioni di livello anche internazionale.


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