23 Aprile 2024

Traffico e spaccio di droga, 21 arresti tra Lazio, Campania e Calabria

Trentaquattro indagati in tutto nell'ambito di una inchiesta della DDA di Roma. Tra gli arrestati ci sono diversi personaggi vicini alla ‘ndrina Marando di Platì

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I Carabinieri del Comando Provinciale di Roma, nelle province di Napoli, Reggio Calabria, Viterbo, Frosinone e nella Capitale, hanno dato esecuzione a un’ordinanza che dispone la misura cautelare della custodia in carcere, emessa dal Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Roma, su richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia, nei confronti di 21 persone, ritenute responsabili, a vario titolo, di associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti, spaccio e detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti in concorso, nonché tentato omicidio. Ulteriori perquisizioni sono in corso nei confronti di altri 13 indagati, le cui condotte sono risultate collegate al traffico illecito di sostanze stupefacenti, attribuito agli arrestati.

Le indagini hanno consentito di disarticolare un sodalizio criminale dedito al traffico, alla detenzione e allo spaccio di sostanze stupefacenti del tipo hashish, cocaina e marijuana, operante in una delle più importanti piazze di spaccio del quartiere romano di San Basilio.

Tra gli arrestati ci sono diversi personaggi vicini alla ‘ndrina Marando di Platì, progressivamente insediatisi sul territorio popolare di San Basilio, gestendo, con l’ausilio di un considerevole numero di vedette e di pusher in vario modo coordinati, una costante, pervasiva e remunerativa attività di spaccio.

L’inchiesta “Coffee Bean”

Le indagini originano dall’arresto in flagranza del reato di detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti, eseguito il 18 marzo 2016, nei confronti del titolare del bar “Coffee Bean” nel quartiere Talenti, sorpreso a cedere cocaina e marijuana ad un avventore del proprio esercizio commerciale, poi individuato quale promotore di una organizzazione criminale dedita al narcotraffico, duramente colpita, nel luglio 2018, con l’esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare a carico di 12 soggetti.

Il provvedimento cautelare è il frutto di ininterrotte indagini coordinate dalla DDA capitolina e delegate ai Carabinieri del Nucleo Operativo della Compagnia Roma Montesacro che hanno consentito di disarticolare un sodalizio criminale dedito al traffico, alla detenzione e allo spaccio di sostanze stupefacenti del tipo hashish, cocaina e marijuana, operante in una delle più importanti piazze di spaccio del quartiere romano di San Basilio (via Sirolo, via Mondolfo, via Pievebovigliana e via Corinaldo).

La costante attività investigativa ha consentito di individuare tre sodalizi criminali, collegati dall’attività dei fratelli Alfredo e Francesco (detto Ciccio) Marando, nativi di Platì (Reggio Calabria) e da alcuni anni residenti nel quartiere romano di “San Basilio”, figli del più noto Rosario e nipoti del presunto narcotrafficante Pasquale Marando, questi ultimi ritenuti elementi di spicco dell’omonima ‘Ndrina platinese.

Secondo l’accusa, Alfredo e Francesco Marando erano in grado di movimentare significative quantità di droga, rifornendo non soltanto il gruppo ad essi direttamente facente capo e oggetto della suddetta misura cautelare, ma anche due altri gruppi operanti sul territorio.

Gli approfondimenti svolti hanno fatto luce sulle dinamiche operative del folto gruppo dei Marando che, progressivamente insediatosi sul territorio popolare di San Basilio, ha gestito, con l’ausilio di un considerevole numero di vedette e di pusher in vario modo coordinati, una costante, pervasiva e remunerativa attività di spaccio.

“Quanto emerso dalle indagini – riferiscono gli investigatori – ha restituito l’immagine di una vera e propria consorteria, stabilmente dedita al narcotraffico, fondata sulla divisione dei compiti tra i capi, gli organizzatori, e i pusher e/o vedette; sodalizio che aveva trasformato, con metodiche ispirate al modello de “Le Vele” di Scampia, un popoloso complesso immobiliare in una enclave ove svolgere una costante e remunerativa attività di stoccaggio, gestione e spaccio di sostanze stupefacenti. La redditività dell’attività illecita veniva certificata anche in occasione di una perquisizione effettuata presso l’abitazione di alcuni degli arrestati che venivano trovati in possesso della contabilità e di una notevole somma di denaro in banconote di vario taglio”.

L’indagine è stata condotta con non poche difficoltà, derivanti dalla presenza continua di vedette preposte al controllo; tuttavia, sono stati documentati numerosissimi episodi di spaccio, che hanno disvelato chiaramente le dinamiche operative e l’organigramma del gruppo, suddiviso in pusher o vedette, organizzatori e capi.

I pusher e vedette assumevano le loro posizioni agli ingressi principali del comprensorio popolare e sui tetti degli immobili, con compiti interscambiabili di vigilanza o spaccio al dettaglio; il gruppo mutava di frequente a causa dei numerosi arresti in flagranza – oltre 90 – effettuati dai Carabinieri della Compagnia Roma Monte Sacro.

Gli organizzatori – diretti fiduciari dei capi – formavano invece un gruppo più ristretto, preposto al coordinamento dello spaccio, al prelevamento del narcotico dai luoghi di occultamento e al conseguente rifornimento dei pusher, custodendo altresì il ricavato delle vendite di droga. Tra gli organizzatori, emergono i fratelli Domenico Natale Perre, detto Micu, e Paolo, nativi di Platì, da qualche anno trasferiti a Roma nel quartiere San Basilio, nonché Marco Lenti e Gian Claudio Vannicola, sanbasilini dalla nascita.

Infine, i presunti capi e promotori del sodalizio, Alfredo e Francesco Marando, erano preposti alla direzione, vigilanza, coordinamento e gestione dei pusher e delle vedette, alla fissazione dei compensi spettanti a questi ultimi sulla base dell’attività svolta (stabilendone anche compiti, orari e reperibilità), alla definizione degli eventuali contrasti insorti tra i diversi accoliti e, ove necessario, alla assistenza legale e/o economica a favore dei sodali. E’ emblematico che uno dei pusher, assentatosi per un giorno intero senza autorizzazione, per recarsi al mare con la fidanzata, abbia ricevuto la durissima reazione di Alfredo Marando, il quale chiariva che quel giorno di riposo lo avrebbe potuto godere solo dopo aver trovato un sostituto per l’illecita attività.

Inoltre, sono state monitorate due autovetture identiche per modello e colore, adibite alla temporanea detenzione di sostanze stupefacenti, anche in virtù di apposito sistema di “doppiofondo”, mentre all’interno di un’abitazione a disposizione del gruppo, il 28 aprile 2017, sono stati arrestati cinque soggetti, sorpresi a confezionare numerosissime dosi di narcotico, tratte da una provvista di 5 kg, tra cocaina, hashish e marijuana.

Durante l’attività d’indagine, sono stati segnalati alla Prefettura 38 soggetti quali assuntori di sostanze stupefacenti e sequestrati complessivamente 2,961 kg di hashish, 12,106 chili di cocaina, 1,471 kg di marijuana e la somma contante di 96.325 euro, ritenuto il provento dell’attività di spaccio.


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