19 Marzo 2024

Green pass, a Trieste migliaia di manifestanti pacifici e la Polizia reprime con violenza

Una marea umana nei moli del porto della Città. Il Viminale ordina di caricare e usare lacrimogeni e idranti. Ma i portuali, sostenuti da altri loro colleghi anche vaccinati, vanno avanti ad oltranza finché il regime di Draghi non ritira il lasciapassare discriminatorio, unico caso al mondo

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Alta tensione oggi al porto di Trieste, teatro da giorno 15 di manifestazioni contro il discriminatorio Green pass che obbliga i lavoratori a munirsi del certificato verde per poter lavorare.

Migliaia le persone giunte in porto da altre parti d’Italia e da operai in altri altri settori contrari al lasciapassare. Il Viminale ha dato ordini di reprimere la protesta pacifica e la Polizia ha eseguito caricando, lanciando lacrimogeni e usando gli idranti contro persone inermi.

Alcuni mezzi della polizia sono giunti al presidio dall’interno del Porto. I manifestanti li attendevano seduti dall’altro lato del Varco lungo la strada seduti a terra intonando “La gente come noi non molla mai” e “Libertà”. I poliziotti sono scesi dai mezzi in tenuta antisommossa, un funzionario li ha più volte invitati a disperdersi “in nome della legge” (quella illegittima e anticostituzionale, ndr), poi sono stati azionati gli idranti.

Nello spiazzo antistante ci sono alcune centinaia di persone che stazionano. La polizia ha costituito una sorta di barriera tra uomini e mezzi e conta di avanzare lentamente spingendo lavoratori e No Green pass lontano dal Varco stesso.

I manifestanti – tra portuali con le tute gialle e No Green pass – si sono alzati in piedi gridando “libertà” e chiedendo alle forze dell’ordine di arretrare. E ancora: “abbiamo tutti famiglia”, “vogliamo il diritto a lavorare” e “no ai ricatti ed estorsioni di Stato”.

Tra i portuali c’è anche Stefano Puzzer, considerato uno dei leader della protesta. Uno dei lavoratori ha accusato un leggero malore durante le prime fasi concitate dello sgombero ed è stato allontanato dalla folla dai colleghi. Un’ambulanza è giunta poco dopo per soccorrerlo I manifestanti quando gli idranti sono stati chiusi, si sono seduti nuovamente tenendosi per mano o abbracciandosi, mentre i mezzi della polizia hanno avanzato lentamente per poi fermarsi.

La polizia ha nuovamente azionato gli idranti nel tentativo di scoraggiare i manifestanti dal resistere e opporre resistenza. Gli agenti e i mezzi avanzano lentamente e guadagnano metro su metro. Poco prima di lanciare nuovamente acqua, i poliziotti hanno tentato vanamente di alzare da terra i portuali che si tenevano per mano. Un secondo lavoratore ha accusato un lieve malore, la barriera di agenti allora si è aperta per farlo passare ed entrare nel porto per essere soccorso. Intanto, sono giunte altre persone nel piazzale – soprattutto a sostegno dei manifestanti – dove ora si trova un migliaio di persone.

I lavoratori portuali, riconoscibili per le tute gialle, hanno costituito un cordone tra la polizia e i No Green pass per evitare contatti tra le forze dell’ordine e i manifestanti e garantire l’incolumità di tutti. La polizia continua progressivamente ad avanzare e gli altri ad arretrare senza però prove di forza da alcuna delle due parti.

Nell’avanzare, il blocco della polizia ha superato il gruppo di portuali che sedeva a terra di fatto isolandolo dal resto dei manifestanti. I poliziotti, avanzando anche con piccole cariche e con intervallato uso di idranti, hanno guadagnato un centinaio di metri e continuano a costringere i manifestanti ad arretrare.

La polizia – una barriera di agenti con due automezzi con idranti e alcuni mezzi blindati – continua ad operare a fisarmonica: avanza di qualche metro e si ferma per qualche istante, poi continua ad allontanare i manifestanti sospingendoli verso l’esterno. Gli agenti mirano a spingere i manifestanti nell’area del parcheggio antistante il Varco 4, dove parcheggiano i camion, per consentirgli così di continuare la loro protesta e nel contempo al Porto di riprendere regolarmente l’attività.

Le manifestazioni proseguono ad oltranza, non solo a Trieste, ma anche in altri scali portuali e in altri settori, industriali e non, con l’obiettivo di far ritirare al governo il certificato discriminatorio.


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