25 Aprile 2024

Terremoto nella Sanità lucana, arrestato capogruppo regionale di FI. Perquisizione al presidente Bardi

Appalti pilotati e sospette tangenti sarebbero al centro dell'inchiesta della Dda di Potenza. In manette, oltre a Francesco Piro e il sindaco di Lagonegro. Obbligo di dimora per due assessori, uno forzista, l'altro di Fratelli d'Italia. La Dda: Piro "per raggiungere proprie finalità personali, politiche ed elettorali, ed a scopo intimidatorio, ostentava ai suoi interlocutori i suoi asseriti collegamenti con contesti criminali calabresi"

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Nella città di Potenza e in alcuni comuni della provincia “è in corso un’operazione di polizia giudiziaria”, condotta da Carabinieri e Polizia e coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia del capoluogo lucano. Coinvolti uomini politici e amministratori della Regione Basilicata.

Lo hanno reso noto Carabinieri e Polizia, sottolineando che “maggiori dettagli saranno resi noti attraverso un comunicato stampa che sarà diffuso nel corso della mattinata dalla Procura della Repubblica di Potenza”.

A finire in manette, fra gli altri, il capogruppo di Forza Italia in Regione Basilicata, Francesco Piro. L’esponente politico è stato arrestato stamani nell’ambito di un’operazione della Dda di Potenza, condotta da Polizia e Carabinieri. Francesco Piro è finito in carcere, mentre agli arresti domiciliari è stata posta il sindaco di Lagonegro, Maria Di Lascio.

Sarebbero un centinaio gli indagati. Da quanto trapela, le accuse principali sarebbero di appalti pilotati e sospette tangenti nella sanità lucana, in particolare per la costruzione del nuovo ospedale di Lagonegro. I delitti contestati vanno dall’induzione indebita, alla corruzione, dalla tentata concussione ad altri reati contro la pubblica amministrazione.

Un Obbligo di dimora è stato notificato all’assessore regionale all’agricoltura, Francesco Cupparo (Forza Italia) e all’ex assessore regionale alla Sanità Rocco Luigi Leone (Fratelli d’Italia).

Perquisizioni sono in corso alla Regione Basilicata e all’ospedale San Carlo di Potenza, il cui direttore generale Giuseppe Spera (divieto di dimora a Potenza), direttore amministrativo dell’ASP Basilicata dal9.10.2019 fino al 10.8.2020 , di Commissario straordinario dell’AOR San Carlo di Potenza dal 10.8.2020 fino al 17.12.2020 e di direttore Generale dell’Azienda Ospedaliera S. Carlo di Potenza dal 17.12.2020 ad oggi). Spera è pure stato raggiunto misura interdittiva all’esercizio di funzioni pubbliche.

Una perquisizione è stata fatta stamani a Filiano (Potenza) nell’abitazione del presidente della Regione Basilicata, Vito Bardi (ex generale della Guardia di finanza, ndr), nell’ambito dell’inchiesta della Direzione distrettuale antimafia di Potenza sulla sanità lucana. Al governatore è stata chiesta la consegna del cellulare. Poco fa Bardi è entrato negli uffici della Regione, nel capoluogo lucano.

Altre perquisizioni sono in corso da parte di Carabinieri e Polizia nella stessa sede della Regione, in viale Verrastro, e nell’ospedale San Carlo, il più importante della Basilicata.

Le indagini, – spiega una nota della Procura a firma del procuratore distrettuale Francesco Curcio – che si sono sviluppate lungo un arco di circa due anni, sono state dirette dai magistrati, e svolte, in modo coordinato, dall’Arma dei Carabinieri e dalla Polizia di Stato. Il quadro indiziario si desume da intercettazioni, dichiarazioni rese in procura, acquisizioni di documentazione.

All’esito delle investigazioni la Procura, nell’ambito del procedimento che vede numerosi indagati fra privati ed altri pubblici ufficiali (appartenenti sia all’Amministrazione Regionale della Basilicata che all’Amministrazione Comunale di Lagonegro) ha formulato richieste cautelari nei confronti dei suddetti cinque indagati in relazioni ai quali, con valutazione condivisa dall’organo giudicante, si riteneva sussistessero, oltre che gravi indizi di colpevolezza, anche le necessarie esigenze cautelari.

Sempre in mattinata odierna si è proceduto, altresì ad effettuare perquisizioni e ad emettere informazione di garanzia, degli indagati:
1. Bardi Vito, Presidente della Giunta Regionale della Basilicata;
2. Fanelli Francesco, già Assessore alle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali della Regione Basilicata, attualmente Assessore alla Salute ;
3. Mastroianni Gianni, Assessore del Comune di Lagonegro con deleghe alle attività produttive, commercio, artigianato, dissesto idrogeologico, forestazione, lavoro e formazione;
4. Merra Donatella, Assessore alle Infrastrutture e Mobilità della Regione Basilicata;
5. Ferrara Antonio, Dirigente del settore Amministrativo della Regione Basilicata e Segretario Generale della Giunta Regionale;

Le perquisizioni, locali e di natura informatica, si sono svolte in alcuni domicili, all’interno degli Uffici della Regione Basilicata e presso l’Amministrazione Comunale di Lagonegro.

Ferma restando la presunzione d’innocenza fino a sentenza defmitiva di condanna e ribadito che le indagini preliminari sono in pieno svolgimento, l’Ufficio di procura ha elevato 23 imputazioni provvisorie che vanno dal delitto d’induzione indebita (riqualificato, in alcuni casi, dal Gip in quello di corruzione), a quelli di concussione tentata, peculato, traffico d’influenze ed abuso in atti di Ufficio (per queste tre imputazioni non si è richiesta, ne è stata disposta alcuna misura cautelare).

Le vicende oggetto d’indagine si inquadrano in diversi filoni investigativi, segnatamente quello della gestione della sanità lucana da parte degli organi preposti, con particolare riferimento sia alle attività amministrative prodromiche e deliberative inerenti al progetto di costruzione del nuovo Ospedale di Lagonegro (in ordine al quale sono previsti investimenti per circa 70 milioni di euro), che quelle relative alle nomine di personale medico e paramedico presso l’Ospedale San Carlo.

Inoltre quello relativo alle attività tese al procacciamento di voti in occasione delle elezioni comunali di Lagonegro, nel corso delle quali, secondo il quadro accusatorio da verificare nel corso dei successivi passaggi processuali, gli indagati, avvalendosi delle loro prerogative pubbliche, ottenevano la promessa di voti o di “pacchetti di voti”, in cambio di atti del loro Ufficio Pubblico (trasferimenti, promozioni, assunzioni, affidamenti di servizi pubblici, vari favoritismi collegati all’insediamento del nuovo ospedale di Lagonegro, ecc);

Quello relativo alla gestione, nel primo periodo della pandemia, dei cd kit tampone. In particolare, secondo la ricostruzione accusatoria, esponenti dell’Amministrazione regionale a differenza degli altri comuni cittadini, accedevano a tali controlli, in assenza dei rigidi presupposti all’epoca richiesti dalla normativa.

In tale contesto l’Ordinanza Cautelare – ferma restando la presunzione d’innocenza – ha particolarmente valorizzato, ai fini della valutazione della sussistenza delle esigenze cautelati nei confronti degli indagati raggiunti da misura (oltre al pericolo di reiterazione delle condotte desumibile dalla pluralità di reati contestati ed il pericolo d’inquinamento probatorio) anche le seguenti emergenze investigative: le plurime dichiarazioni ed intercettazioni riferibili alla posizione di Piro Francesco da cui emergerebbe come lo stesso, non solo avesse relazioni con esponenti della locale criminalità organizzata, ma, non di rado, per raggiungere proprie finalità personali, politiche ed elettorali, ed a scopo intimidatorio, ostentava ai suoi interlocutori i suoi asseriti collegamenti con contesti criminali calabresi.

Le indagini svolte nel corso della campagna elettorale nazionale tenutasi fino al 25.9.2022, nel corso della quale alcuni degli indagati strumentalizzavano la loro funzione pubblica per effettuare delle ritorsioni contro soggetti che erano ritenuti non disponibili a sostenere il candidato Piro. In particolare, e fra l’altro, il Sindaco di Lagonegro richiedeva (senza riuscirvi), a funzionari di società che gestiscono le reti di telefonia mobile, di disattivare i ponti radio da loro gestiti, per impedire così il traffico telefonico in determinate zone dell’area geografica sopra indicata dove abitavano i non-sostenitori del Piro affinché a costoro fosse (di fatto) impedito di usufruire del servizio telefonico mobile; sempre il medesimo PU si attivava per impedire che altro presunto non sostenitore del Piro accedesse alle condotte idriche a servizio dei terreni agricoli, mentre venivano programmate altre ritorsioni contro altri presunti avversari politici o meglio non-sostenitori del predetto candidato; le investigazioni relative ai tentativi eli indurre dipendenti regionali nel settore della forestazione, da parte dell’Assessore Regionale al ramo, a sostenere il candidato Piro.

Bardi: “Indagato ma vado avanti”
“Si va avanti in un momento di crisi senza precedenti”: lo ha detto all’Ansa il presidente della giunta regionale della Basilicata, Vito Bardi, indagato nell’ambito di un’inchiesta sulla sanità in Basilicata. “Sono come sempre disponibile a collaborare con gli inquirenti per chiarire ogni aspetto”, ha aggiunto Bardi.


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