28 Marzo 2024

Messina Denaro, arrestato Andrea Bonafede. Gip: “Inserito in Cosa nostra”

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E’ stato arrestato ieri sera Andrea Bonafede, l’uomo di Campobello di Mazara che ha “prestato” la sua identità al superboss Matteo Messina Denaro. Il giudice per le indagini preliminari Alfredo Montalto ha accolto la richiesta della Procura di Palermo guidata da Maurizio De Lucia, dall’aggiunto Paolo Guido, e dal pm Piero Padova.

L’indagato è accusato per il reato previsto dall’art. 416 bis, per aver fatto parte, unitamente a Matteo Messina Denaro e ad ad altre persone non ancora identificate, della associazione mafiosa “Cosa nostra”.

Secondo l’ipotesi accusatoria, Bonafede “ha consapevolmente fornito a Matteo Messina Denaro, per oltre due anni, ogni strumento necessario per svolgere le proprie funzioni direttive: identità riservata, un “covo” sicuro, mezzi di locomozione da utilizzare per spostarsi in piena autonomia”.

E’ stato lui ha fornire – secondo i pm – la carta d’identità al capomafia, in cui è stata sostituita la foto (nell’ordinanza viene riportata la data di nascita del 23 ottobre 1964, mentre sul documento taroccato è riportata la data del 23 ottobre 1963, ndr); la tessera sanitaria che MMD ha utilizzato per farsi curare, e si è messo a disposizione per comprare la casa (il primo “covo”) e l’Alfa Romeo Giulietta che il boss ha utilizzato per girovagare nel trapanese e forse per la Sicilia.

Bonafede è stato arrestato dai carabinieri del Ros a Tre Fontane, una località balneare del trapanese, in casa di una sorella. In un provvedimento di 18 pagine il gip, in accoglimento dell’ipotesi formulata dai pm, ne ha disposto la custodia cautelare in carcere.

Il geometra ha inoltre consentito al boss di attivare una carta bancomat che il capo di Cosa nostra trapanese ha utilizzato per sostenere le spese necessarie per il sostentamento durante gli ultimi tempi della latitanza e ha acquistato, per conto del boss, un appartamento in vicolo San Vito con 20mila euro in contanti che Messina Denaro gli ha dato. Somma che Bonafede aveva versato sul proprio conto corrente postale per chiedere l’emissione di un assegno circolare da utilizzare all’atto del rogito notarile. Grazie a questo, l’ex latitante ha ottenuto la disponibilità di un appartamento intestato ad una persona che non faceva parte del proprio entourage più ristretto e dunque di un covo sicuro.

Secondo il giudice, Messina Denaro mai avrebbe potuto affidarsi a una persona che non fosse pienamente inserita in Cosa nostra. Il gip smonta anche la difesa del geometra che ha ammesso solo ciò che non ha potuto negare – come l’acquisto del covo – ma ha sostenuto di aver incontrato Messina Denaro solo pochi mesi fa.

“L’acquisto della abitazione e la cessione di un documento di identità sul quale apporre la propria fotografia risalgono ad un periodo risalente almeno al 27 luglio 2020 (epoca di acquisto della prima autovettura) o comunque al 13 novembre 2020 (epoca del primo intervento subito da Messina Denaro sotto le mentite spoglie di Andrea Bonafede), scrive il magistrato. L’ennesimo colpo di scena dell’indagine chiude una giornata intensa per gli investigatori che hanno proseguito le ricerche di bunker e stanze segrete nelle abitazioni del boss e di suoi favoreggiatori.

Nell’ultima casa in cui Messina Denaro ha vissuto a Campobello di Mazara sono stati trovati anche vestiti femminili forse lasciati da una donna con la quale il capomafia aveva una relazione stabile. Anche su questo indaga la Procura.

Intanto proseguono le indagini della procura di Palermo per ricostruire la fitta rete di altri fiancheggiatori che hanno protetto la latitanza di Matteo Messina Denaro.


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