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Nel primo covo di Messina Denaro poster, scarpe, palestra e l’asse da stiro

Ecco il video girato dal Ros dei Carabinieri. Gli inquirenti ora sospettano che ci siano altri prestanomi, oltre a Bonafede, ad aver coperto il latitante negli altri 28 anni di latitanza, dal 1993 fino al 2020. Nel covo trovati documenti di identità contraffatti coi nomi e i dati di altre persone realmente esistenti

Una casa ordinata, i quadri alla parete, due leoncini di peluche, un divano marrone, una stanza adibita a palestra: l’appartamento in cui il boss Matteo Messina Denaro ha trascorso gli ultimi mesi della latitanza potrebbe essere l’abitazione di un uomo qualunque.

Nel salotto una tv, i libri disposti su una mensola, i quadri alle pareti con riproduzioni di dipinti famosi, come i Girasoli di Van Gogh e le foto dei protagonisti del film il Padrino e di Joker, nella stanza adibita a palestra anche l’asse da stiro, decine di scarpe costose sistemate in una scarpiera: un appartamento come tanti.

Il filmato con le immagini del covo è stato girato dai carabinieri del Ros che, il 16 gennaio, hanno arrestato il capomafia trapanese e sono risaliti al suo rifugio, in Via CB 31, a Campobello di Mazara.

Messina Denaro, ecco il primo covo del boss

Il boss Matteo Messina Denaro avrebbe utilizzato negli anni le generalità di diversi fiancheggiatori. Non solo Andrea Bonafede, dunque, che ha prestato solo negli ultimi due anni la sua identità al capobastone e per questo è stato arrestato.

Gli inquirenti sospettano che ci siano altri prestanomi ad aver coperto il latitante negli altri 28 anni di latitanza, dal 1993 fino al 2020.

Nel covo di vicolo San Vito, a Campobello di Mazara, tra le carte del capomafia gli investigatori hanno trovato documenti di identità contraffatti coi nomi e i dati di persone realmente esistenti. Non è ancora chiaro se i documenti siano stati contraffatti dallo stesso capomafia o se qualcuno glieli abbia forniti precompilati e lui abbia soltanto apposto la sua foto.

Diverse peraltro sono le foto tessera trovate al boss di Castelvetrano. Prima di assumere l’identità del geometra Bonafede, utilizzata a partire almeno dal 2020, quando venne operato di cancro all’ospedale di Mazara del Vallo e utilizzò il codice fiscale e la carta di identità del suo complice, il boss avrebbe dunque fatto uso dei documenti di altre persone.

E con le generalità di altri favoreggiatori avrebbe viaggiato e concluso affari. Piste che gli inquirenti, che stanno tentando di andare a ritroso per ricostruite la latitanza del capomafia, ora approfondiranno.

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