29 Marzo 2024

Italiani rapiti in Libia: Uccisi Piano e Failla. Minniti: “Gli altri 2 vivi”

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Gli italiani rapiti in Libia che si ritiene possano essere stati uccisi dal Califfato
Da sinistra Fausto Piano e Salvatore Failla, gli italiani rapiti in Libia che si ritiene possano essere stati uccisi dal Califfato

Due dei quattro tecnici italiani sequestrati in Libia lo scorso luglio sono stati uccisi. Lo ha confermato la Farnesina. Si tratta di Fausto Piano e Salvatore Failla.

Giovedì mattina c’era incertezza ma ora è ufficiale. L’Isis, che li teneva in ostaggio, li ha usati come scudi umani in uno scontro a fuoco durante il trasferimento dei prigionieri (ce ne sono altri due, di italiani) alla periferia di Sabrata. Lo scontro sarebbe avvenuto con le forze di sicurezza libiche.

A confermarlo anche il sottosegretario con delega all’intelligence, Marco Minniti, che davanti al Copasir ha riferito che gli altri due dipendenti della Bonatti in mano ai terroristi, Gino Tullicardo e Filippo Calcagno sarebbero “vivi”, in base alle informazioni degli 007.

Dell’esito della sparatoria nella regione di Sabrata, sono in mattinata sono stati visionati dei video con dei corpi “apparentemente riconducibili a occidentali”. La Farnesina aveva spiegato che potreva trattarsi di due dei quattro italiani, dipendenti della società di costruzioni “Bonatti”, rapiti nel luglio 2015, e precisamente . Ma “in assenza della disponibilità dei corpi”, sono in corso verifiche.

I due italiani prigionieri dell’Isis sarebbero stati uccisi durante un trasferimento, alla periferia di Sabrata. Il convoglio sul quale si trovavano, secondo quanto si è appreso in ambienti giudiziari, sarebbe stato attaccato dalle forze di sicurezza libiche e tutti i passeggeri sono morti. Le salme sarebbero state recuperate poi dai miliziani.

Gino Tullicardo, Fausto Piano, Filippo Calcagno e Salvatore Failla erano stati rapiti lo scorso 20 luglio mentre rientravano dalla Tunisia nella zona di Mellitah, a 60 km di Tripoli, nei pressi del compound della Mellitah Oil Gas Company, il principale socio dell’Eni. L’intelligence italiana aveva accreditato quasi subito l’ipotesi che gli italiani fossero stati sequestrati da una delle tante milizie della galassia criminale che imperversa nel Paese. Un sequestro a scopo di estorsione, dunque, opera di criminali “comuni”.

La preoccupazione, quindi, è stata sin da subito di scongiurare che venissero ceduti, in ‘blocco’ o peggio ancora singolarmente, ad uno o più gruppi legati all’Isis, ormai infiltrato in diverse aree della Libia e molto interessato a gestire i sequestri, anche per i notevoli risvolti mediatici. Secondo una delle ipotesi accreditate nei mesi scorsi da fonti militari libiche, i quattro italiani sarebbero finiti “nelle mani di gruppi vicini ai miliziani di Fajr Libya”, la fazione islamista che ha imposto un governo parallelo a Tripoli che si oppone a quello di Tobruk, l’unico riconosciuto a livello internazionale.

Secondo questa ricostruzione, i miliziani avrebbero proposto uno scambio: i nostri connazionali con sette libici detenuti in Italia e accusati di traffico di migranti. Ma non c’è mai stata alcuna conferma e per mesi non ci sono state notizie. Secondo un testimone libico rientrato a Tunisi da Sabrata, i due italiani uccisi sarebbero stati usati come scudi umani dai jihadisti dell’Isis, negli scontri con le milizie di ieri a sud della città, nei pressi di Surman.

Il Copasir fin dalle 9 di questa mattina si è riunito dopo che il sottosegretario con delega all’intelligence, Marco Minniti, aveva informato delle notizie riguardanti la morte di due ostaggi italiani in Libia. Il sottosegretario verrà sentito dal Comitato oggi alle 14,30.

“Renzi ha le mani sporche di sangue tanto in Libia quanto in Italia – afferma Matteo Salvini – . In Italia tifa e libera i delinquenti sull’immigrazione è complice del terrorismo internazionale. Mentre dalla Libia giungono delle notizie, Mattarella si vanta sull’ avanguardia dell’Italia: o sono matti o sono complici sia Renzi che Mattarella. Speriamo che le notizie che arrivano siano infondate”.

Il governo riferisca “ad horas” sulla possibile morte di due dei quattro ostaggi italiani e sulla “intera situazione in quel Paese”, ha chiesto alla Camera Renato Brunetta di Fi. Analoga richiesta, “con la massima prudenza per salvaguardare le vite degli altri due ostaggi”, è stata chiesta per il Pd da Lia Quartapelle.


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