Si sono aperti stamattina i seggi nel Regno Unito per il referendum su Brexit. Si vota dalle 7 alle 22, ora locale. Alle urne sono chiamati circa 46,5 milioni di elettori.
Il quesito è questo: “Il Regno Unito deve rimanere un membro dell’Unione Europea o uscire dall’Unione Europea?”. Due le risposte che si possono dare: “Remain” o “Leave”, Restare o Lasciare.
Gli ultimi sondaggi sfornati dal fronte “Remain” indicherebbero un testa a testa dopo il recupero a seguito dell’omicidio della laburista Jo Cox, ma il vantaggio di “Leave”, secondo alcune rilevazioni, sarebbe ancora molto ampio sul fronte opposto: 56-44
Molto animato è stato il dibattito di questa lunga campagna elettorale, e molte le prese di posizione pro e contro. Schierati sul fronte del “Remain” tutto l’establishment europeo, in testa Junker, molte testate e governi; mentre per “Leave” si registra un forte schieramento popolare in Inghilterra con in testa l’ex sindaco di Londra Boris Johnson, Tory come David Cameron che, indetto il referendum, guida il fronte del “Remain”. Nigel Farage, leader dell’Ukip, partito di estrema destra, si è speso molto per uscire dall’Ue facendo leva su temi anti immigrazione ed economici.
Tanti gli spauracchi agitati negli ultimi giorni per evitare la Brexit. Dal fatto che gli inglesi se escono dall’Ue diventeranno più poveri, all’aumento esponenziale della disoccupazione e ad un progressivo isolamento. Quasi a far immaginare il Regno Unito come la Grecia una vola uscita dall’Ue. Tuttavia, Londra non è come Atene. Paese fondatore dell’Unione, the United Kingdom è da sempre paese autonomo e con piena sovranità economica e monetaria, tant’è che non ha mai aderito all’euro ma si è tenuta ben stretta la sterlina di sua maestà.
In realtà, il vero timore per gli europeisti è che il referendum per uscire dall’Ue possa essere emulato da altri stati con conseguenze nefaste sull’elefantiaco apparato di Bruxelles.