28 Marzo 2024

Usa, da Trump la Guardia nazionale per fermare gli immigrati

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L’amministrazione Trump sta considerando di mobilitare fino a 100mila unita’ della guardia nazionale nella stretta contro gli immigrati irregolari. La proposta e’ citata nella bozza di un documento preso in visione dalla Associated Press e indica la mobilitazione di fino 100 mila unita’ della guardia nazionale in 11 stati nell’ambito della stretta contro gli immigrati non autorizzati.

Se la proposta verra’ attuata, darebbe vita ad una mobilitazione senza precedenti delle forze dell’ordine nel contrastare l’immigrazione illegale e anche in territori lontani dalla frontiera con il Messico (punto nevralgico per gli ingressi di clandestini negli Usa), fino agli stati settentrionali di Portland e Oregon, o orientali come New Orleans e Louisiana. Se la proposta dovesse essere attuata chiamerebbe comunque in cause i governatori degli stati coinvolti che dovrebbero approvare la partecipazione all’operazione delle truppe sotto la propria competenza statale.

Il portavoce della Casa Bianca Sean Spicer smentisce che l’amministrazione Trump abbia intenzione di mobilitare fino a 100mila unità della guardia nazionale nella stretta contro gli immigrati irregolari: “Non è vero. 100% falso”, scrive sul suo profilo Twitter rinviando all’indiscrezione rilanciata dall’Associated Press. “Non c’è alcun impegno volto ad utilizzare la guardia nazionale per radunare immigrati illegali”, ha poi sottolineato Spicer parlando con i giornalisti al seguito del presidente Donald Trump, in viaggio verso la Sud Carolina. Non è chiaro se il tema sia mai stato oggetto di discussione nell’ambito dell’amministrazione, ma Spicer ha sottolineato che quello circolato, citato dall’agenzia AP, “non è un documento della Casa Bianca”.

Intanto si complica la posizione Michael Flynn: il Pentagono non ha trovato alcun documento indicante che l’ex consigliere per la sicurezza nazionale avesse ricevuto un’autorizzazione per accettare soldi da un governo straniero prima del viaggio a Mosca a fine 2015 per una intervista retribuita in occasione del gala per i 10 anni della tv filo Cremlino Russia Today, dove sedette vino a Putin.

Lo scrive il Wsj citando una lettera del segretario facente funzioni dell’esercito Robert Speer inviata a Elijah Cummings, deputato dem della commissione controllo. Era stato lo stesso Flynn a riferire di essere stato pagato, e bene, per quell’intervista ed ora Cummings vuole sapere quanto: per questo ha chiesto i dati al suo agente. ”Stiamo tentando di accertare l’ammontare percepito dal gen. Flynn per la sua apparizione, la fonte del finanziamento e se possa aver ricevuto altri pagamenti da altre fonti straniere per ulteriori impegni”, ha spiegato. La Costituzione vieta ai militari in pensione di ricevere soldi da governi stranieri senza l’autorizzazione del Congresso.

Il vice ammiraglio Robert Harward, scelto da Donald Trump come consigliere per la sicurezza nazionale al posto del ‘dimissionato’ Michael Flynn, ha declinato l’offerta. Un possibile motivo sarebbe legato al fatto che Harward aveva posto come condizione quella di portarsi il suo team. Se la notizia data da alcuni media Usa fosse confermata, si tratterebbe dell’ennesima tegola per l’amministrazione Trump.

In particolare Harward si sarebbe rifiutato di tenere il vice di Flynn, K.T.McFarland, cui Trump aveva promesso di conservare il posto, e dopo un giorno di braccio di ferro avrebbe preferito rinunciare. Ex Navy Seal, Harward, 60 anni, ha servito come vice del commando centrale Usa sotto l’attuale capo del Pentagono, James Mattis, di cui era considerato un amico e alleato. In precedenza era stato vice comandante generale del comando per le operazioni speciali congiunte a Fort Bragg, in North Carolina. Harward aveva guidato truppe sia in Iraq che in Afghanistan per sei anni dopo l’11 settembre. Sotto George W. Bush, aveva fatto parte del National Security Council come direttore strategico e delle politiche anti terrorismo.


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