20 Aprile 2024

Rivolta a Beirut, oltre 700 feriti nell’assalto ai ministeri

La folla inferocita ha protestato contro governo e Hezbollah. Devastati diversi dicasteri. Per Aoun a provocare l'esplosione sarebbe stato un missile o una bomba

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Nei violenti scontri tra manifestanti e forze dell’ordine ieri è morto un agente, a Beirut, dove da giorni c’è guerriglia all’indomani della violentissima deflagrazione che ha spazzato via interi quartieri e provocato la morte di 158 persone, 6.000 feriti e 21 dispersi, oltre a centinaia di migliaia di sfollati.

La folla ha protestato contro governo e Hezbollah. Devastati i dicasteri di Esteri, Economia, Energia, Commercio e Ambiente. In fiamme anche quartier generale dell’Associazione banche. Il bilancio degli scontri è di oltre 700 feriti fra manifestanti e forze di sicurezza.

Il “Sabato della rabbia” di Beirut si è trasformato in un sabato di guerriglia urbana in cui migliaia di manifestanti hanno preso il controllo del centro della città e hanno occupato diversi palazzi del potere, a partire dal ministero degli Esteri.

I cittadini, infuriati ed esasperati dopo l’esplosione al porto, hanno dato alle fiamme auto ed edifici – i pochi risparmiati dalla strage di martedì dopo la forte esplosione in uno stabilimento portuale che conteneva cisterne di nitrato d’ammonio.

Oltre alla sede della diplomazia, trasformata nel “quartier generale della rivolta”, sono stati presi d’assalto anche i ministeri dell’Economia, del Commercio, dell’Energia e dell’Ambiente così come la sede dell’associazione delle banche. Non ce l’hanno fatta invece a raggiungere il Parlamento protetto da un cordone di sicurezza di polizia ed esercito.

La rabbia della piazza non ha risparmiato nessuno. “Siete tutti assassini”, hanno ripetuto i cittadini, che si sono presentati con i manichini dei principali “imputati” per la tragedia nel porto e per il fallimento di Stato: il presidente Michel Aoun, il premier Hassan Diab e il leader di Hezbollah, Hassan Nasrallah. “Tutti da impiccare”.

E di Aoun sono stati dati alle fiamme anche i ritratti custoditi al ministero degli Esteri. “Hezbollah terrorista”, hanno protestato in centinaia, scatenando l’ira dei militanti islamisti che hanno tentato di sfondare il cordone della polizia e attaccare i ribelli. Non ci sono riusciti.

E mentre la piazza bruciava, il premier Hassan Diab, in un discorso alla nazione tentava di gettare acqua sul fuoco. “La strage al porto non resterà impunita”, ha assicurato. Inoltre lunedì 10 presenterà al Parlamento la “richiesta di elezioni anticipate” da organizzare entro due mesi. Il bilancio dell’esplosione è stato infine aggiornato a 158 morti, 6.000 feriti e 21 dispersi.

Le indagini proseguono per capire le cause dell’esplosione che ha provocato la strage. Per Michel Aoun la deflagrazione del deposito di nitrato d’ammonio potrebbe essere dovuta a “negligenza” o a un “missile” o comunque una bomba.


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