9 Dicembre 2023

La passerella di Meloni a Kiev: “inchino” della falsa patriota al comico Zelensky

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E’ stato un disastro totale la visita della premier italiana Giorgia Meloni a Zelensky, a Kiev, dove il giorno prima si era recato il presidente Usa Joe Biden.

Nel tentativo di sfuggire alle aspre polemiche sul “blitz” sul superbonus, la presidente del Consiglio – che secondo i beni informati manca da due settimane a palazzo Chigi -, ha “distratto” costruttori e famiglie, che vantano miliardi di crediti azzerati dal suo decreto capestro, facendosi un giro internazionale prima a Varsavia, in Polonia, per poi recarsi in treno nella capitale ucraina per una “passerella” vergognosa con il “leader maximo” che, spalleggiato dagli Usa e dalla sua colonia Ue, sta trascinando il mondo intero verso la terza guerra mondiale con la sua mania di protagonismo e la pretesa di armi sempre più potenti per poter sconfiggere sul campo (ipotesi molto remota) la Russia di Putin, tra le prime potenze nucleari al mondo, il cui leader ha fatto sapere all’assemblea della federazione che ha sospeso il trattato “New Start” con gli Usa, sulla non proliferazione di armamenti nucleari. Una decisione che ha fatto piombare nel panico tutto l’occidente.

Durante la conferenza stampa congiunta tra Meloni e il comico Zelensky, quest’ultimo ha risposto a una domanda di un cronista sul caso Berlusconi, il quale aveva detto giorni fa che se fosse stato premier non avrebbe mai incontrato né parlato con lui. E il presidente ucraino non aspettava altro che questa domanda-assit per rovesciare veleno contro uno degli alleati più influenti dell’esecutivo capeggiato dalla donna che aveva accanto.

Lei, la Meloni, imbarazzatissima, non sapendo cosa rispondere, ha improvvisato una replica raccontando, nel disagio generale, che in sostanza non conta ciò che ha detto e pensa il suo alleato, ma parlano i fatti varati in parlamento che ha approvato tutte le misure dell’invio di aiuti militari a Kiev.

Una figuraccia barbina in mondovisione, la sua, che anziché difendere l’alleato (e gli interessi del paese), si è di fatto “inginocchiata” al fantoccio Zelensky seguendo una politica in continuità con Draghi, anzi, peggio. Super Mario avrebbe fatto di meglio: sebbene sia un banchiere organico all’establishment internazionale, Draghi non sarebbe mai sceso a questi infimi livelli di lecchinaggio.

Non rendendosi conto, al contrario di Victor Orbàn (suo “ex” amico, molto più coraggioso e vero patriota), che continuare a inviare armi al regime nazista di Kiev, alimenta all’infinito un conflitto che potrebbe sfociare in una catastrofe mondiale. Come ha giustamente ricordato Putin, il conflitto è iniziato dopo il colpo di Stato finanziato da Soros nel 2014 (la rivoluzione colorata euromaidan), con cui è stato rovesciato un presidente democraticamente eletto, Viktor Janukovyc, insediando al suo posto il fantoccio filo-occidentale Petro Poroshenko, colui che ha iniziato a massacrare i cittadini ucraini russofoni del Donbass e che diceva: “I nostri bambini andranno a scuola, mentre i bambini del Donbass dovranno nascondersi nelle cantine che noi bombarderemo…”.

Un’azione criminale proseguita poi da Volodymyr Zelensky, che prima dell’intervento della federazione russa del 24 febbraio 22, stava ammassando le truppe ucraine con a capo il battaglione nazista dei tagliagole di Azov, per la “soluzione finale” dei cittadini delle repubbliche autonome di Donetsk e Lugansk. Un metodo già sperimentato da Hitler durante il terzo Reich.

Non solo: cosa ancora grave è che la Meloni non abbia chiesto lumi davanti al fantoccio dell’occidente sul perché costui e i servizi segreti ucraini (Sbu), abbiano di fatto “arrestato” alcuni giornalisti italiani che il regime di Kiev ritiene spie russe. Giornalisti e reporter, anche di importanti testate, che stavano in Ucraina per lavorare e riportare i fatti che avvengono nel paese giallo-blu. Non ha fiatato lei, né tanto meno il ministro degli Esteri Tajani, per quello che può contare all’estero. Insomma, è scandaloso che la premier e il capo della diplomazia italiana non chiedano conto di questi fermi indiscriminati di cittadini italiani, prima ancora che cronisti.

Una donna che dopo undici anni di tenace opposizione, il 25 settembre scorso è riuscita a vincere la partita elettorale a porta vuota, con avversari (interni ed esterni) trombati dopo il disastro socio economico provocato dal governo “dei migliori”. La Lega, per esempio, per aver sostenuto il governo Draghi, è precipitata dal 34 al 7%; in larga parte voti persi nell’enorme astensionismo (il 40%), e in buona parte confluiti in Fratelli d’Italia, dopo che Salvini ha consumato il suo tradimento in danno di milioni di elettori.

Da Meloni ci si aspettava un netto cambio di rotta; ci si aspettava una politica “patriottica” e “sovranista” o comunque di discontinuità e di strenua difesa degli interessi nazionali, non degli interessi delle multinazionali anglo-statunitensi che producono armamenti e che sono partecipati dall’alta finanza e dai più grandi fondi di investimenti al mondo come BlackRock, che ha le mani dappertutto, Big Pharma compresa.

Insomma, due concetti, quelli di patriottismo e sovranismo, che Meloni ha ripetuto fino alla noia in campagna elettorale, ma da quando è nella stanza dei bottoni, sta facendo di tutto per sganciarsi da quel “ruolo” premiato dagli elettori, assecondando (evidentemente per accreditarsi ai piani alti) le folli politiche Ue e del blocco militare Euro-Atlantico, la Nato, capeggiato dagli Stati Uniti, che vuole prolungare la guerra fino a provocare la catastrofe nucleare. Di proposte di pace zero. ‘E tanto va la gatta al lardo, prima o poi ci lascia lo zampino…’, recita un vecchio adagio che calza a pennello. Per dire che l’occidente sta scherzando davvero col fuoco…

Nella sua visita a Kiev, la Nostra, in modo disincantato, come se fosse un banchiere come Draghi o un Macron qualsiasi, ha ribadito che il suo governo non tentennerà nel sostegno a Kiev, sottolineando che l’Italia contribuirà alla ricostruzione dell’Ucraina. Ignorando, però, che su questo enorme business ci sono da un anno le mire di Washington, Londra e Parigi, già pronti a lucrarci sopra. Oltretutto, con quali risorse non è dato sapere: forse con i miliardi di crediti sottratti, con un colpo di spugna, ai costruttori edìli e alle famiglie italiane?

La Meloni inizi a badare e a servire gli interessi del popolo sovrano italiano, non quelli delle èlite occidentali e dello stato profondo internazionale che negli ultimi decenni ha scatenato guerre in tutto il mondo provocando milioni di morti per arricchire i portafogli di pochi “eletti”. Altrimenti lasci e faccia governare il Pd. Meglio l’originale che un governo scimmiottante le politiche èlitarie dei dem. La premier, oltretutto, è stata portata a Bucha, dove mesi fa sarebbero (condizionale d’obbligo) stati uccisi soldati e civili ucraini per mano dei russi. Nessuno le ha mai però suggerito di visitare Odessa, teatro di guerra nel sud ucraino dove le milizie naziste mandate da Poroshenko, il 2 maggio 2014, bruciarono la Casa dei sindacati provocando quasi 50 morti e oltre 170 feriti.

Tornando a qualche anno addietro, la signora Meloni, in un intervento alla Camera dei deputati dell’1 ottobre 2014, aveva attaccato duramente il governo Renzi per il sostegno alle sanzioni dell’Ue e dell’Italia alla federazione russa. “Una volta tanto [una volta tanto] difendiamo gli interessi dell’Italia, scrisse su Fb postando il video che ripubblichiamo sotto. “Le sanzioni alla Russia peseranno gravemente sulla nostra economia. Sono sconcertata – disse – da come il governo (Renzi) affronti con leggerezza le conseguenze geopolitiche legate alle sanzioni alla Russia”. Oggi, invece, sulla scia delle sanzioni anti-russe rinforzate dall’occidente alla Russia, rifiuta il gas russo peggiorando la crisi economica dei cittadini italiani; in alternativa, rifornirà il paese del gas liquefatto degli Usa che costa molte volte di più?

Cose da non crederci. Una metamorfosi, quella di Meloni, che sconcerta e la dice lunga sulla sua presunta coerenza politica. Evidentemente il potere fa perdere la testa.

E parlando di coerenza, qualche anno addietro, oltretutto, nel suo libro edito da Rizzoli “Io sono Giorgia” la signora si era persino spinta a elogiare Vladimir Putin affermando che il presidente della Federazione russa “difende i valori europei e l’identità cristiana”. Nel marzo 2028 si era addirittura complimentata con Putin per la sua quarta elezione a presidente. A cosa sia dovuto questo eclatante cambio di posizione non è dato sapere, anche se si sospetta da quando è entrata a far parte dei circoli èlitari come la Aspen Institute della potentissima famiglia Rockefeller. In alcuni ambienti viene chiamata anche Lady Aspen. Non è un vanto, intendiamoci, ma evidentemente per lei è i suoi “fratelli”, sì.

Ecco cosa diceva l’allora deputato di opposizione di Fratelli d’Italia – Alleanza Nazionale.

Meloni: l’Italia ritiri immediatamente il proprio sostegno alle sanzioni contro la Russia


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