20 Aprile 2024

Nel Pdl evviva Giorgia. Per Alfano saranno “Meloni”? Col partito al 13% la base spera in cambiamento. Non vogliono girare pagina e trovare ancora il Cav.

E' uscita fuori dal coro del Popolo delle Libertà, l'ex ministro Giorgia Meloni. Fuori da quell'unanimismo che ha rovinato prima la Destra, poi il Paese.

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E’ uscita fuori dal coro del Popolo delle Libertà, l’ex ministro Giorgia Meloni. Fuori da quell’unanimismo che ha rovinato prima la Destra, poi il Paese. Un coro, oggi, tutto appiattito su Angelino Alfano, l’uomo videocomandato da Silvio Berlusconi che nonostante passi indietro e smentite, rimane a(r)corato sulle sue posizioni: il partito l’ho fatto io e sarò io a decretarne successi e sventure. I sondaggi al 13 percento, la percentuale che prendeva prima la sola An, dicono tutto sullo stato di salute del partito fondato a San Babila. E’ come dire che Forza Italia, che prima aveva il 25 percento si fosse dissolta nel nulla, volatilizzata. Fuuw! All’interno del Pdl crescono i malumori ma nessuno ne parla. Molti sono i timori, molte le paure soprattutto dei parlamentari che sperano in Silvio (tramite il sostegno ad Alfano) in una ricandidatura. Nessuno ha il coraggio di spezzare il cordone ombelicale, il filo sottile che lega i destini della nostra terra ad un uomo rimasto al potere quasi venti anni e non si rende conto che è ora di lasciare. Che il suo ciclo è finito. Sembra tutto avvolto nella tristezza:  ti guardi intorno e trovi stralunati che davanti ti parlano bene di Angelino e Silvio, ti giri e senti le cose peggiori. Un po’ come succede tra “ex fascisti”: “mi raccomando, davanti agli altri non chiamarmi mai camerata, quando siamo soli sai che ci tengo…”. Un po’ com’è successo del resto a Fini. Tutti erano ubbidienti e reverenziali, poi è venuto il Cav. e via, tutti con l’altro Capo: un principale più disponibile e più “facoltoso”, soprattutto aveva un po’ del Duce ed evocava la figura di Re Artù, attorno a cui sedevano i cavalieri della tavola rotonda. Uomini di bassa lega, adulatori, yesman; sono gli stessi che hanno dato del “traditore” a Fini quando ha dissentito da Silvio ma guai a “tradire” loro. Tutti “fidel” al Capo, come i fidel di Cuba. Tutti pseudo capetti che vivono con la cultura del capo e con la speranza di diventare tale: un capetto da birreria. La Russa, era uno di questi a Milano, prima di diventare un capo corrente.

Va dato quindi atto alla Meloni di aver rotto gli schemi, gli equlibri. Ancora è presto per capire se la mossa dell’ex ministro è studiata (e concordata con B.) per contenere la grande delusione della base, oppure è una scelta spontanea che è stata pensata e ragionata appunto perché c’è bisogno di pluralismo e “Libertà” in un partito che questa parola ce l’ha nel nome ma non nella genesi, nel dna. Lo stesso gesto della Meloni era atteso dall’ex ministro e sindaco di Roma Gianni Alemanno, che avrebbe potuto giocarsela con Alfano, sondaggi favorevoli alla mano ma poi ha rinunciato per ricandidarsi a sindaco di Roma, senza che l’esito della vittoria sia garantito. Anzi, gli umori sono del tutto sfavorevoli. Ha preferito fare la seconda, terza fila, stare dietro ad Angelino per voltare pagina, girata la quale troveranno sempre e comunque lui, Silvio Berlusconi, l’irriducibile, il proprietario, il padrone, il dominus di un movimento virtuale, intangibile, rappresentato a livello locale da piccoli padroncini come se fosse un’azienda in Franchising, piramidale, con gli elettori e la base che sono allo stesso tempo venditori e clienti.

Alemanno, a differenza dei Gasparri, Cicchitto, La Russa, Bondi, Cosentino, Brancher, Dell’Utri e tanti altri, avrebbe potuto dare insieme a gente come Meloni, una svolta seria all’interno del Pdl. Un po’ come Maroni sta cercando di fare con la Lega dopo gli scandali di Bossi. Dare cioè quell’anima “sociale” ad una destra irriconoscibile che ha perso la sua identità storica e culturale e, molto probabilmente, qualche milionata di elettori.

“Credo – scrive Giorgia Meloni sul sul blog – valga la pena offrire il proprio contributo per cercare di riportare il Popolo della Libertà e il centrodestra italiano il più vicino possibile a quel 38 per cento con il quale è nato, mentre oggi i sondaggi lo attestano a percentuali molto più basse. Mi piacerebbe – prosegue – che si potesse rappresentare un po’ i delusi, cioè quell’oltre 20 per cento di italiani che oggi non si sentono più rappresentati da noi. E credo di poterlo fare in parte perché delle volte il centro destra e il Popolo della Libertà hanno deluso anche me. Credo che valga la pena di dire che bisogna difendere il bipolarismo anche da chi pensa che si possano fare delle leggi elettorali che sono veri e propri complotti ai danni del popolo italiano, che sono studiate per garantire ingovernabilità e per riportare a Palazzo Chigi Mario Monti. Credo che bisogna dire che l’esperienza di Monti è stata un’esperienza fallimentare e che in nessun modo può essere reiterata in Italia, che bisogna restituire agli italiani il diritto di scegliersi i governi dai quali farsi rappresentare e non farseli dettare dalla Casa Bianca, dalle cancellerie europee e da nessun altro. Credo che valga anche la pena di dire che la politica rimane una straordinaria forma di impegno civile, che non è vero che i politici sono tutti uguali, che ci sono brave persone e ci sono persone pessime. Credo che bisogna dire che l’esperienza di Monti è stata un’esperienza fallimentare e che in nessun modo può essere reiterata in Italia, che bisogna restituire agli italiani il diritto di scegliersi i governi dai quali farsi rappresentare. Meloni. E se noi non sappiamo distinguere saranno i migliori che molle ranno. Io mi aspetto il sostegno di quelli che vogliono cambiare. Sono una persona che ha molto chiaro da dove viene, sono fiera della mia storia ma ho anche molto chiaro dove voglio andare. Vorrei andare verso il futuro e quel futuro è fatto di idee nuove, di persone nuove e di tutti quelle che pensano che la politica debba essere rimessa in mano al popolo italiano e debba essere tolta dal predominio degli apparati. Tutti quelli che pensano che bisogna tornare alla partecipazione, alla meritocrazia, al consenso, all’onestà e a una grande domanda civile che ci viene dagli italiani e che ci piacerebbe poter rappresentare”. Ed è un peccato che un “uomo del cambiamento” come Giuseppe Scopelliti. Scopelliti si guardi bene da alcuni “amici” di partito che sono assillati dalla sua sostituzione… non abbia colto o non abbia voluto cogliere questa sfida. Schierandosi con Alfano ha fatto una scelta di comodo, sicuramente non di campo. Una decisione poco coraggiosa, certamente libera ma anche contraria ai principi espressi sopra da Giorgia Meloni, storica “camerata” di partito del leader calabrese. Probabilmente in attesa che si rassereni il clima politico appesantito dalle vicende reggine. O, nella peggiore delle ipotesi, attendere ignari il disarcionamento da parte dei “falsi” amici e compagni di partito che potrebbero pensare di “sostituirlo” con un altro “Capo” o (ex Capo) da decenni nelle istituzioni.


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