18 Aprile 2024

Italicum, è scontro duro nel Pd. Si dimette Speranza. Fi, Sel e Lega: "La fiducia è un golpe".

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 Italicum alla CameraIl capogruppo del Pd alla Camera, Roberto Speranza, di Area riformista, si è dimesso dall’incarico in “profondo dissenso” con le posizioni del segretario – premier Matteo Renzi sull’Italicum. Mercoledi sono state ore di alta tensione sulla legge elettorale. Dopo il “disappunto” espresso da più parti dentro la minoranza dem, c’è chi oggi si è rivolto al capo dello Stato, Sergio Mattarella per invitarlo a dissuadere il governo dal porre la questione di fiducia sull’Italicum. Matteo Renzi, ha chiuso la partita come era prevedibile facesse.

In serata alla riunione dei gruppi parlamentari ha detto: “Sono qui per chiedere che l’assemblea del gruppo confermi la linea che la direzione ha dato”. E cioè “chiudere la discussione sulla legge elettorale in modo definitivo”. “Oggettivamente – ha aggiunto il premier – la mediazione sulla legge elettorale c’è stata ed è in linea con il dibattito interno al Pd. Ora la nostra discussione deve essere depurata da toni di Armageddon”, ha detto Renzi che molto probabilmente metterà la fiducia sul provvedimento.

SPERANZA: “LASCIO MA SPERO CHE ERRORE SU ITALICUM VENGA RISOLTO”
“Saro leale al mio gruppo e al mio partito ma voglio essere altrettanto leale alle mie convinzioni profonde”, ha detto Roberto Speranza annunciando le sue dimissioni di capogruppo Pd alla Camera. “Non cambiare la legge elettorale – ha proseguito – è un errore molto grave che renderà molto più debole la sfida riformista che il pd ha lanciato al Paese”. “C’è una contraddizione evidente – ha aggiunto – tra le mie idee e la funzione che svolgo e che sarei chiamato a svolgere nelle prossime ore. Per queste ragioni rimetto il mio mandato di presidente del gruppo a questa assemblea che mi ha eletto due anni fa”, perché “non sono nelle condizioni di guidare questa barca perciò con serenità rimetto il mio mandato di presidente del gruppo e non smetto di sperare che questo errore che stiamo commettendo venga risolto”.

La riforma è in dirittura d’arrivo. L’aerea riformista del Pd cui appartiene Speranza aveva fatto sapere di aver raccolto le firme di un centinaio di parlamentari pronti a votare no qualora la legge all’esame del parlamento non cambiasse. Dalla maggioranza, premier Renzi in testa, non hanno voluto sentir parlare di modifiche al testo. Tant’è che il capo del governo ha ribadito che la legge è pronta e va approvata così poiché “non possiamo tornare al punto di partenza come al gioco del Monopoli”. E mercoledi sera si è arrivati alla rottura. Bisognerà capire adesso se il Pd potrà o no avere i numeri.

In tre distinte lettere al presidente della Repubblica, Forza Italia, Lega e Sinistra Ecologia e libertà mercoledi hanno espresso fortissimi dubbi sulla eventualità della fiducia: “Sarebbe un golpe”, fanno sapere. Un gesto che “va in contrasto coi principi costituzionali”.

“La nostra iniziativa, insieme a quella di altre forze di opposizione, non è un modo di tirare per la giacchetta il Capo dello Stato”, puntualizza Arturo Scotto di Sel, “ma un appello perché si garantisca un libero dibattito parlamentare senza forzature e scorciatoie dal sapore autoritario”. “Abbiamo già vissuto momenti difficili in questa legislatura come lo strappo della seduta fiume sulle riforme costituzionali e l’abbandono dell’Aula da parte delle opposizioni. Oggi – conclude Scotto – lo diciamo preventivamente: il governo eviti strappi gratuiti che rischiano di segnare un punto di non ritorno.

Il capogruppo leghista alla Camera Massimiliano Fedriga – si legge in una nota del Lega Nord – ha inviato oggi al presidente Sergio Mattarella una lettera per sottoporre al capo di stato le “preoccupazioni” dell’intero gruppo leghista nel caso dovessero essere confermate le dichiarazioni di esponenti del governo in relazione a una possibile questione di fiducia sull’Italicum.

Mentre il capogruppo di Fratelli d’Italia-Alleanza nazionale Fabio Rampelli ha scritto una lettera al presidente della Repubblica Sergio Mattarella sulla ipotesi espressa dal Governo di apporre la questione di fiducia per l’approvazione della legge elettorale. Rampelli chiede al Capo dello Stato “un autorevole intervento affinché questa ipotesi venga scongiurata lasciando il posto a un approfondito, sereno e proficuo esame parlamentare che possa esprimere un testo di legge largamente condiviso”.

Matteo Renzi invita a prendere una decisione “finale” sull’Italicum, con l’ approvazione definitiva alla Camera; un messaggio che porterà questa sera alla riunione del gruppo del Pd. In vista dell’ appuntamento, Area Riformista, la minoranza che fa capo a Roberto Speranza, ha ribadito le richieste di modifiche alla riforma, ma ha dato mandato a parlare ancora con Renzi, al quale viene chiesto di trovare una soluzione che permetta alla minoranza stessa di votare l’Italicum. In questo quadro si inserisce l’insidia del voto segreto che verrà chiesto da Fi almeno su tre emendamenti. Sulla legge elettorale, ha detto Renzi a Milano, “vediamo la fine. Dopo mesi passati a discutere abbiamo detto ‘basta, si decide’. Non è il Monopoli dove c’è la casella ‘tornate al vicolo corto’.

Insomma un modo per ribadire il “no” alle due modifiche chieste da Area Riformista la scorsa settimana in un Documento firmato da oltre 80 deputati su 310. Proprio questa componente della minoranza (di cui però non fanno parte altri esponenti come Pier Luigi Bersani, Rosi Bindi, Gianni Cuperlo o Alfredo D’Attorre), si è riunita per tutta la mattina; la decisione è che alla riunione del Gruppo verrà reiterata la richiesta di modifiche, e se sarà respinta si voterà in quella sede contro l’Italicum, senza che però questo si debba tradurre in un “no” anche in Aula. Anzi, nella riunione più d’uno ha detto che sarebbe meglio evitare una spaccatura, specie se Renzi riconoscerà almeno le ragioni portate da Area Riformista, o aprirà magari alle modifiche sulla riforma costituzionale del Senato.

Su quest’ultimo punto i margini sono ristretti, perché la Camera ha confermato senza modifiche quasi tutto il testo approvato da palazzo Madama in prima lettura, e quindi le modifiche in terza lettura sono poche. Nelle prossime ore Speranza dovrebbe incontrare Renzi chiedendogli di fare all’Assemblea, una apertura, se non alle modifiche all’Italicum, almeno alla riforma costituzionale, visto che molte delle critiche riguardano il combinato disposto delle due leggi. Oltre tutto se questa sera, il capogruppo Speranza si trovasse su una linea bocciata dai due terzi del gruppo, sarebbe quasi obbligato a rimettere il mandato, anche se oggi il vicesegretario Lorenzo Guerini ha detto che il suo ruolo non è in discussione. E di una possibile “novità” in arrivo prima dell’Assemblea, ha parlato anche Bersani. C’è poi Pippo Civati che annuncia un “no” in ogni caso, anche se dovesse arrivare la fiducia, definita da Nico Stumpo, di Area Riformista, una mossa “totalmente sbagliata”. Una fiducia di fatto, anche se non ufficialmente, è stata già posta da Renzi, quando ha definito la riforma “essenziale al programma del governo”.

Per questo Marina Sereni sottolinea che dalle decisioni di oggi “dipende il prosieguo della legislatura”. Sereni si dichiara “fiduciosa” che “prevarrà il senso di unità”, e anche Guerini ha detto di aver fiducia sulla “lealtà della minoranza”. Punta invece alle crepe interne dei Dem Forza Italia che presenterà pochi emendamenti, e su tre di essi chiederà il voto segreto: “premio di maggioranza alla coalizione e non più alla lista, apparentamento al secondo turno; entrata in vigore della legge al 2017 anziché nel luglio del 2016”: temi condivisi da diversi esponenti della minoranza Pd che viene anche tentata dalle ‘sirene’ dei 5 Stelle. “Se la minoranza Pd vuole – offre una sponda Fabiana Dadone, capogruppo alla Camera – in commissione possiamo ribaltare la legge elettorale”.


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