19 Aprile 2024

Crisi di governo, Mattarella convoca Gentiloni. Renzi torna in Toscana

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Paolo Gentiloni al Quirinale
Paolo Gentiloni al Quirinale lo scorso 1 dicembre (Ansa/Campana)

Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha convocato per le ore 12.30 di oggi, al Palazzo del Quirinale, l’onorevole Paolo Gentiloni. E’ quanto si legge sul sito del Quirinale.

Il nome di Gentiloni, ministro degli esteri del governo dimissionario, era già circolato nei giorni scorsi come possibile successore di Matteo Renzi che ne ha caldeggiato il nome. Proveniente dalla Margherita di Rutelli (prima che si fondesse insieme ai Ds nel Pd), il premier incaricato è sintesi di un accordo raggiunto in seno alla maggioranza e la sua figura è gradita anche alla minoranza dem che lo vede come migliore ipotesi al traghettamento del paese a elezioni anticipate, fatta prima la legge elettorale.

L’esigenza di un nuovo esecutivo nasce dalla volontà del capo dello Stato di non creare instabilità dopo le dimissioni del premier Renzi e che in questo momento c’è bisogno di un esecutivo nel pieno dei suoi poteri per affrontare sfide e scadenze italiane e estere.

In un lungo post su Facebook Matteo Renzi spiega che lascia palazzo Chigi per andarsene a casa. Da ricordare che lui non è parlamentare. “Ripartiremo e rischieremo per cambiare l’Italia”, è il passaggio più significativo.

“Torno a Pontassieve, come tutti i fine settimana. Entro in casa, dormono tutti. Il gesto dolce e automatico di rimboccare le coperte ai figli, un’occhiata alla posta cartacea arrivata in settimana tanto ormai con internet sono solo bollette, il silenzio della famiglia che riposa”, scrive l’ex presidente del Consiglio.
Tutto come sempre, insomma. Solo che stavolta è diverso.Con me arrivano scatoloni, libri, vestiti, appunti.
Ho chiuso l’alloggio del terzo piano di Palazzo Chigi.Torno a casa davvero”.

“Sono stati mille giorni di governo fantastici”, prosegue, “Qualche commentatore maramaldo di queste ore finge di non vedere l’elenco impressionante delle riforme che abbiamo realizzato, dal lavoro ai diritti, dal sociale alle tasse, dall’innovazione alle infrastrutture, dalla cultura alla giustizia. Certo c’è l’amaro in bocca per ciò che non ha funzionato. E soprattutto tanta delusione per la riforma costituzionale. Un giorno sarà chiaro che quella riforma serviva all’Italia, non al Governo e che non c’era nessuna deriva autoritaria ma solo l’occasione per risparmiare tempo e denaro evitando conflitti istituzionali”.

Ma quando il popolo parla, punto. Si ascolta e si prende atto. Gli italiani hanno deciso, viva l’Italia.
Io però mi sono dimesso. Sul serio. Non per finta. Lo avevo detto, l’ho fatto”. “Di solito si lascia Palazzo Chigi perché il Parlamento ti toglie la fiducia. Noi no. Noi abbiamo ottenuto l’ultima fiducia mercoledì, con oltre 170 voti al Senato. Ma la dignità, la coerenza, la faccia valgono più di tutto. In un Paese in cui le dimissioni si annunciano, io le ho date. Ho mantenuto l’impegno, come per gli 80 euro o per l’Imu. Solo che stavolta mi è piaciuto meno:-)”.

“Torno semplice cittadino. Non ho paracadute. Non ho un seggio parlamentare, non ho uno stipendio, non ho un vitalizio, non ho l’immunità. Riparto da capo, come è giusto che sia. La politica per me è servire il Paese, non servirsene”.

“A chi verrà a Chigi dopo di me, lascio il mio più grande augurio di buon lavoro e tutto il mio tifo: noi siamo per l’Italia, non contro gli altri. Nei prossimi giorni sarò impegnato in dure trattative coi miei figli per strappare l’utilizzo non esclusivo della taverna di casa: più complicato di gestire la maggioranza”.

“Ho sofferto a chiudere gli scatoloni ieri notte, non me ne vergogno: non sono un robot. Ma so anche che l’esperienza scout ti insegna che non si arriva se non per ripartire. E che è nei momenti in cui la strada è più dura che si vedono gli amici veri, l’affetto sincero. Grazie a chi si è fatto vivo, è stato importante per me”.

“Ai milioni di italiani che vogliono un futuro di idee e speranze per il nostro Paese dico che non ci stancheremo di riprovare e ripartire. Ci sono migliaia di luci che brillano nella notte italiana. Proveremo di nuovo a riunirle. Facendo tesoro degli errori che abbiamo fatto ma senza smettere di rischiare: solo chi cambia aiuta un Paese bello e difficile come l’Italia”.

Noi siamo quelli che ci provano davvero. Che quando perdono non danno la colpa agli altri. Che pensano che odiare sia meno utile di costruire. E che quando la sera rimboccano le coperte ai figli pensano che sì, ne valeva la pena. Sì, ne varrà la pena. Insieme. Ci sentiamo presto, amici. Buona notte, da Pontassieve”, chiude Matteo Renzi


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