
L’esperimento “non ha funzionato. Abbiamo visto che si tratta di una strada non praticabile”. Luigi Di Maio è stato il più svelto a suonare il “de profundis” per l’alleanza Pd-M5s per le regionali. Il capo politico dei 5 stelle, alle prese con una robusta fronda interna dopo la sconfitta del civico Vincenzo Bianconi, ha fatto marcia indietro e ha lanciato la “terza via. Secondo me – ha spiegato – il Movimento la può creare al di fuori dei due poli, non entrando nei due poli, perché va meglio quando va da solo”.
“Mi auguro che in vista delle prossime regionali, il Pd discuta meglio con i territori se sia o meno il caso di presentarsi in coalizione”, gli ha fatto eco Andrea Marcucci. Anche i sindaci dem, riuniti domenica a Roma per l’Assemblea degli amministratori, avevano messo in guardia sull’alleanza con i grillini. Nonostante questo, e nonostante l’Umbria, il segretario dem pare intenzionato a lasciare uno spiraglio aperto ai grillini. Mettendo però qualche ‘paletto’ dell’ultima ora.
Primo, Zingaretti ha rispolverato la “vocazione maggioritaria” del Pd “con una forte identità capace di parlare a tutto il Paese“. Poi, ha chiarito che bisogna verificare “territorio per territorio la possibilità di convergenze, senza imporre nulla”. In più, il segretario ha ricordato: “Ad agosto avevo sollevato perplessità sulla percorribilità di un’alleanza di Governo con il Movimento 5 stelle. Abbiamo poi costruito una linea unitaria, difficile”.
Ma comunque le urne umbre hanno riportato in alto mare il lavoro per le intese locali. Con l’aggravante del calendario elettorale che incalza: in Emilia Romagna si vota il 26 gennaio; in Calabria è di queste ore il braccio di ferro con il governatore Mario Oliverio e il Pd, che gli ha chiesto di “indire la consultazione per il prossimo 26 gennaio”. Poi toccherà a Campania, Liguria, Marche, Puglia, Toscana, Veneto.
In Emilia Romagna Stefano Bonaccini oggi si è detto “fiducioso”, lasciando aperta la porta al M5S: “Se c’è un accordo sui programmi, è benvenuto chiunque”. In Calabria, il commissario Stefano Graziano e Nicola Oddati, cui il segretario ha rimesso la questione, hanno confermato: “Il percorso di rinnovamento e di cambiamento avviato resta l’unica opzione percorribile. Non si torna indietro, anzi”. Quindi, stop alla candidatura del governatore uscente (dem) Mario Oliverio. La condizione posta dal 5 stelle per discutere.
La situazione calabrese è tra quelle monitorate in queste ore da Italia Viva. Perché l’altra variabile delle prossime regionali è il partito di Matteo Renzi: “Nei prossimi mesi ci presenteremo alle regionali, a cominciare dalla Toscana”, ha annunciato l’ex premier nella sua enews. In Calabria, gli esponenti locali di Iv starebbero pressando i vertici per presentare la lista: “Senza Oliverio, la partita è aperta. E la destra è divisa”, ammetteva oggi in Transatlantico un big di Iv.
Le mosse di Renzi per le regionali sono seguite con attenzione dal Nazareno: “Nel Pd è scoppiato il panico”, ha ammesso Dario Nardella parlando dell’annuncio della presenza di Iv alle regionali in Toscana. Il timore è che lì, come anche in Calabria, Renzi possa fare il pieno di voti a fronte di un risultato non esaltante dei dem. Uno scenario cui è sembrato far riferimento lo stesso ex premier: “Fare uno scontro tra l’alleanza organica Pd-5 Stelle e l’alleanza sovranista è stato un errore in Umbria e se replicato ovunque in futuro apre a ‘Italia viva’ un’autentica prateria”. (Adnkronos)