28 Marzo 2024

Tensione nel Governo, Renzi pronto a scalzare Conte

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E’ ancora alta tensione nel governo dopo che Matteo Renzi ha più volte lanciato messaggi con la volontà di scalzare Giuseppe Conte da palazzo Chigi e dar vita a un nuovo esecutivo allargato come per i governi Letta e il suo, tipo “patto del Nazareno”, con la partecipazione di Forza Italia e altri “responsabili”.

Un governo istituzionale per fare la riforma della premiership e introdurre “il sindaco d’Italia” (l’elezione diretta del capo del governo come per i sindaci, ndr). L’ex presidente del Consiglio squarcia il velo e per la prima volta, con un appello a tutti i partiti per le riforme, lancia l’idea di un esecutivo istituzionale, senza Giuseppe Conte alla guida.

Il leader di Italia Viva aggiunge che non è necessario, che può restare anche Conte, se accetta un patto “modello Nazareno” con Salvini, suo acerrimo nemico. Ma Matteo Salvini, che aprirebbe al più a un governo di scopo per votare in autunno, a Renzi per ora dice no.

Dicono no Fratelli d’Italia, che chiede il voto anticipato, e tutta la maggioranza. Solo Forza Italia sembra aprire ma con molte cautele. Gelido Giuseppe Conte che mercoledì sera si è trincerato dietro un “no comment” facendo però sapere che “farà sapere le sue determinazioni” nei prossimi giorni.

La prima reazione del premier Conte è tagliare corto: “La priorità è la crescita, lancerò una cura del cavallo per il sistema Italia”. Mentre il Pd risponde picche e rilancia la proposta a tutti i partiti (“I numeri ci sono anche senza Iv”) di approvare il sistema proporzionale con sbarramento al 5% che “Renzi teme”: “Propone il sindaco d’Italia perché pensa di non farcela a superare l’asticella, è il suo Paurellum”, dicono i Dem in transatlantico.

“L’Italicum è stato bocciato nel 2016 e non si torna indietro”, dice da Leu Roberto Speranza. Ma la maggioranza è agli sgoccioli, il leader di Iv dal salotto di Porta a porta non si assume la responsabilità dello strappo, ma non fa mezzo passo per ricucire. Rilancia la sfiducia al ministro Alfonso Bonafede “se non cancelleranno la riforma della prescrizione”.

Dichiara che l’unica cura del cavallo per l’economia “è cancellare il reddito di cittadinanza”. E sfida Conte: ha “provato a sostituire” Iv con i responsabili e “non ce l’ha fatta, se vuole farlo, la prossima volta farebbe meglio a riuscirci”.

“Come lo scorpione” di Esopo, sentenzia Dario Franceschini, Renzi uccide la rana che lo sta portando in salvo: per ammazzare il governo Conte, va a fondo anche lui. In Senato in mattinata Renzi prende la parola in Aula per sostenere la battaglia di Conte in Europa contro la proposta di bilancio europeo.

Il presidente del Consiglio a chi gli chiede della verifica di governo risponde di essere “concentrato a governare” e chiama tutti alle loro “responsabilità” in un momento di emergenza economica. Cambia la scena e il leader Iv nel salotto di Vespa non concede neanche un ramoscello di ulivo al premier. Certo, non strappa, ma assicura che non sta “lanciando la palla in tribuna” quando cambia schema e propone un patto di tutti i partiti sulle riforme.

“Non ci interessano le sparate”, dice Vito Crimi. “Chiacchiericcio insopportabile”, commenta Nicola Zingaretti. “La nostra pazienza è giunta a un limite”, dicono i Dem, nel giorno in cui Iv torna a votare in commissione alla Camera con l’opposizione per provare a bocciare la riforma Bonafede sulla prescrizione.

La convinzione dei Dem è che Renzi, cercando la sponda di Di Maio (“Purtroppo è quello che mi è più vicino in maggioranza”, dice il senatore fiorentino), voglia farsi cacciare dal governo o farlo cadere, per scalzare il premier e sostituirlo. “Se ci vogliono cacciare devono dircelo”, dice il leader di Iv sfidando Conte a verificare la sua maggioranza in Parlamento. Ma anche se votasse la sfiducia a Bonafede, minacciano i Cinque stelle e i Dem, il governo cadrebbe. Ma Renzi scommette che non si voterà: “Ci sono 945 parlamentari che non vogliono tornare a votare perché poi sarebbero morti e comunque fino al 2021 per ragioni tecniche non si vota”, dichiara il leader di Iv. Perciò adombra il tentativo (fallito) di governo istituzionale fatto da Maccanico nel 1996, lancia una petizione per il sindaco d’Italia e invita l’opposizione ad aderire: “In prima battuta mi diranno tutti no, poi vedremo”, dice.

“Conte si dimetta. Spero che si voti il prima possibile e non esistono governini, governicchi, accordi segreti, trucchetti di Palazzo. Prima si vota, meglio è”, dichiara Salvini, che fu il primo a lanciare l’idea di un patto sulle riforme con tutti i partiti. Dalla Lega sono prudenti: al più si potrebbe fare un governo di scopo, dicono. Fdi è nettissima: subito al voto e niente riforme. Apre Fi: “E’ sempre stata la nostra proposta – dice Maria Stella Gelmini – ma prima via Conte”.

“È inaccettabile – dice la senatrice del Movimento 5 Stelle Barbara Lezzi – che mentre governo e parlamento sono al lavoro per mettere in campo misure concrete che italiani chiedono sul fronte dell’economia, del lavoro, della scuola, per il Sud, ci sia chi pensa solo e continuamente a provocare, creare spaccature e mettere i bastoni tra le ruote.

“Non siamo disponibili – spiega l’ex ministro per il Sud – ad andare avanti in questo modo. Noi vogliamo semplicemente lavorare: se ci sono le condizioni bene, altrimenti chiudiamola qua. Abbiamo già dato ad agosto, ieri le spiagge, oggi i salotti tv. Non tolleriamo più remake di quel tipo. Chi continua a stressare l’azione di governo tradendo le aspettative degli italiani si assuma la responsabilità di dire se sta dentro o fuori”.


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